Borrell: l’Europa riduca i consumi di gas e attui una difesa comune

Borrell: l’Europa riduca i consumi di gas e attui una difesa comune
Josep Borrell
9 marzo 2022

“Bisogna che il rumore delle bombe delle 5 del mattino di 15 giorni fa che cadevano su Kiev svegli gli europei dal loro sogno di benessere ne permetta loro di fronteggiare le sfide che a noi non piacciono ma che il mondo ha proiettato su di noi, a cominciare dall’Ucraina. Tagliate il consumo di gas a casa vostra, diminuite la dipendenza da chi attacca l’Ucraina, e impegniamoci di più in una difesa collettiva che è un obbligo previsto dai Trattati Ue a cui abbiamo prestato finora troppo poca attenzione”. Lo ha affermato l’Alto Rappresentante per la Politica estera e di sicurezza comune dell’Ue, Josep Borrell, a conclusione di un intervento molto intenso, questa mattina a Strasburgo, pronunciato in gran parte nella sua lingua, lo spagnolo, davanti alla plenaria del Parlamento europeo, in cui ha sottolineato che l’invasione russa dell’Ucraina deve avere come risposta da parte dei cittadini dell’Ue “uno sforzo individuale per ridurre il consumo di gas” per ridurre la dipendenza energetica dell’Unione dalla Russia, e l’attuazione, finalmente, della promessa della politica di difesa comune europea, di fronte all’invasione russa dell’Ucraina. 

“Putin ha pensato che la nostra dipendenza dal gas russo fosse abbastanza forte da dissuaderci dal reagire alla guerra in Ucraina; ha pensato che i nostri legami energetici con la Russia ci avrebbero immobilizzato. E certamente – ha riconosciuto Borrell – i nostri legami energetici con la Russia ci condizionano. Perché ogni anno – ha rilevato – paghiamo al petrolio, al carbone, al gas russi l’equivalente delle riserve di cambio della Banca centrale russa che abbiamo bloccato nelle banche occidentali in cui le ha depositate. Noi abbiamo bloccato lo stock, ma non abbiamo fermato il flusso, e sappiamo che gli stock sono una conseguenza dell’accumulazione dei flussi”. Perciò, ha sottolineato l’Alto Rappresentante, dobbiamo “tagliare il cordone ombelicale che lega nostra economia alla Russia, e il flusso finanziario che permette di accumulare le riserve con cui la Russia finanzia la guerra”.

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E questo, ha continuato, “possiamo farlo a livello politico e macroeconomico. La Commissione ha presentato ieri una proposta che prevede di tagliare di due terzi la dipendenza dal gas russo entro la fine dell’anno. E’ un obiettivo difficile, ma realizzabile se lo prendiamo sul serio, e questo richiede misure macroeconomiche e misure tecniche; ma richiede anche – ha avvertito Borrell – che i cittadini riducono il riscaldamento nelle loro case, che tutti facciamo uno sforzo individuale per ridurre il consumo di gas, così come si riduce il consumo di acqua quando c’è una siccità. E come abbiamo messo le mascherine per combattere il virus, lo sforzo individuale che abbiamo fatto contro il covid-19 dobbiamo farlo ora per l’Ucraina”. “Ci deve essere – ha insistito l’Alto Rappresentate – una mobilitazione degli spiriti e degli atteggiamenti individuali, un impegno collettivo per adempiere a un compito che è senza dubbio storico, che abbiamo cominciato ad adempiere tardi, ma meglio tardi che mai”. 

Nel 2014, ha ricordato, “quando la Russia ha invaso la Crimea abbiamo detto che dovevamo ridurre la nostra dipendenza dal gas russo. Invece di ridurla, l’abbiamo aumentata. E’ ora – ha sottolineato ancora Borrell – che gli europei riducano sistematicamente, permanentemente, costantemente la loro dipendenza dal gas russo, con il valore quasi di una crociata politica. Perché la difesa dei valori liberali non si farà se non esiste un impegno politico dei cittadini che siano disposti a pagare un prezzo per questo”. I nostri discorsi oggi – ha aggiunto Borrell – sarebbero “una pura chimera, dichiarazioni teoriche e retoriche, se non fossimo disposti ad agire più uniti, più coordinati, e a pagare il prezzo che inevitabilmente ha qualunque trasformazione strutturale, come quella rappresentata dal cambiamento del mix energetico di un intero continente”. “Dobbiamo pensare – ha detto ancora Borrell – a quello che vogliamo essere, dobbiamo pensare a come potremo attivare gli articoli del Trattato che dicono che l’Europa costruirà una difesa comune, non alternativa ma complementare alla Nato, se non dedicando più forza, più capacità, più volontà politica, più impegno per avere capacità che aumentino la nostra sicurezza e la nostra difesa”. “Devo esprimere la mia soddisfazione – ha continuato l’Alto Rappresentante – per il fatto che la Germania ha fatto il primo passo in questa direzione”, impegnandosi a portare al 2% del Pil la sua spesa per la difesa.

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“A nessuno piace – ha osservato – dire ai propri cittadini che si deve aumentare la spesa militare. Tutti preferiamo il burro ai cannoni, come si diceva durante le guerre mondiali. Ma quando nel 1975 furono firmati gli accordi di Helsinki – ha ricordato ancora – i paesi che oggi formano l’Unione europea spendevano per la difesa approssimativamente il 4% del loro Pil, mentre ora questa spesa è approssimativamente l’1,5%”. “Una riduzione dal 4% all’1,5% del Pil – ha spiegato Borrell – si poteva giustificare quando i dividendi della pace venivano impiegati per aumentare la sicurezza sociale, lo Stato del benessere. Ma oggi negheremmo la realtà se non facessimo lo sforzo necessario per spiegare i nostri cittadini che il nostro sistema di vita ha un prezzo”. “Abbiamo organizzato l’Europa come un giardino francese, ordinato, regolato, retto da leggi e regole; ma fuori c’è la giungla che cresce. E se non vogliamo che la giungla invada il nostro giardino dobbiamo non solo curarlo, ma difenderlo. Perché da Gibilterra al Caucaso attorno a noi c’è un circolo di fuoco alimentato tra l’altro dalla Russia, nel Caucaso, in Siria e ora nel Sahel”, ha concluso l’Alto Rappresentante.

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