Brexit, i “capelli grigi” potrebbero decidere l’esito del voto

Brexit, i “capelli grigi” potrebbero decidere l’esito del voto
31 maggio 2016

Brexit? Potrebbero decidere “i capelli grigi”, ovvero gli over 60. Se gli ultimi sondaggi pubblicati prima in Gran Bretagna del silenzio pre-referendum davano in vantaggio il ‘sì’ alla permanenza nell’Ue, il Financial Times oggi fa notare che c’è un partito non dichiarato, trasversale, e molto a favore del divorzio tra Londra e Bruxelles: ed è quello degli anziani, appunto (e su circa 46 milioni di elettori gli over-65 sono 11,4 milioni). Una fascia importante numericamente, soprattutto in certe zone. Tanto che un conservatore come Christopher Chope, che da giovane avvocato nel 1975 si battè strenuamente per il Regno Unito in Europa, oggi da deputato 69enne investe pesantemente sulla Brexit. “Il suo cambio di visione ha molto a che fare con il restare in sintonia con i suoi elettori della circoscrizione di Christchurch” una cittadina del Sud-Est inglese che ha il record nel Paese di abitanti sopra i 60 anni, spiega il Ft, sottolineando che questa tendenza “corrisponde ai sentimenti della popolazione con i capelli grigi”. Insomma, con la fascia 50-70 anni, dove il fronte pro-Brexit spera di raccogliere sino all’80% di voti. Christchurch promette di non deludere i promotori del “Leave” (Lascia l’Ue).

I sondaggi sono al bando dalla settimana scorsa, ma secondo un “rilevamento informale” realizzato pochi giorni fa nella cittadina, su 15 consultati, solo cinque vorrebbero restare nell’Ue e otto si dichiarano indecisi. Secondo un articolato sondaggio realizzato a fine marzo da YouGov a livello nazinoale, nella fascia tra i 50 e i 59 anni, un 45% vuole che la Gran Bretagna resti nell’Ue, a fronte di un 55% che vorrebbe che l’abbandonasse. Oltre i 60 anni, il rapporto tra le due percentuali diventa significativo: 37% dentro l’Ue, 63% fuori. Altrettanto significativo che, scendendo di età, sale la propensione europea: 48% contro la Brexit e 52% a favore nella fascia tra i 40 e i 49 anni; 62% per l’Ue e 38% contro tra gli elettori 30-39 anni. Se le nuove generazioni, semplificando, vivono l’Europa come una fatto naturale, che crea contatti e opportunità fuori dal Paese, i motivi dell’euroscetticismo dei meno giovani sono svariati: l’Ue è vista come una fonte di infinita burocrazia, di sprechi finanziari e di immigrazione. Ma la tendenza ha anche a fare con il minor timore nutrito dagli anziani nei confronti dei rischi che la Brexit prospetta. In fin dei conti, osserva il Ft, i vecchi hanno una tendenza ad essere nostalgici e in generale hanno sempre meno voglia di essere europei, con tutto ciò che il superamento della dimensione nazionale comporta. “Guardano alla Gran Bretagna e pensano: è cambiata. E collegano questi cambiamenti all’Ue”, osserva Darren Lilleker, politologo della Bournemouth University.

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