Bruxelles, accordo sul bilancio 2021-2027 apre via al Recovery Fund

Bruxelles, accordo sul bilancio 2021-2027 apre via al Recovery Fund
Consiglio europeo
11 novembre 2020

I sei relatori-negoziatori del Parlamento europeo, la presidenza semestrale di tedesca del Consiglio Ue in rappresentanza dei governi dei Ventisette e la Commissione europea hanno trovato dopo dieci settimane di durissimi negoziati nel “trilogo”, un accordo politico preliminare sul nuovo bilancio comunitario pluriennale 2021-2027, con alcune importanti modifiche rispetto all’accordo raggiunto a luglio dal Consiglio europeo. Il testo di compromesso dovrà ora essere approvato dalla plenaria del Parlamento europeo e dal Consiglio Ue all’unanimità. La conferenza dei presidenti del Parlamento europeo deciderà oggi la data della votazione in plenaria, che appare certa, visto l’appoggio scontato di una forte maggioranza dell’aula e le posizioni dei gruppi politici. Più problematica sarà l’approvazione da parte di tutti i governi nel Consiglio Ue, dove in particolare Polonia e Ungheria potrebbero ancora cercare di tenere il voto in ostaggio per far valere la loro opposizione al meccanismo che condiziona l’esborso dei fondi Ue al rispetto dello stato di diritto da parte del paese beneficiario.

Lo stesso vale per il voto su un’altra decisione complementare che il Consiglio deve prendere unanimemente, quella sull’aumento del “tetto delle risorse proprie”, ovvero il massimale nuovo degli impegni finanziari sottoscritti dagli Stati membri per il bilancio pluriennale. Questo decisione, che dovrà poi essere ratificata da tutti i parlamenti nazionali, è essenziale per permettere alla Commissione europea di emettere i titoli di debito comune sui mercati per finanziare il Recovery Fund (chiamato Rrf, “Recovery and Resilience Facility”) da 750 miliardi di euro. L’opposizione dei due paesi ostili al meccanismo sullo stato di diritto sanno di non poterlo bloccare al momento della sua approvazione finale in Consiglio. In quell’occasione, infatti, basterà la maggioranza qualificata per adottare il compromesso sul meccanismo che è stato già raggiunto con il Parlamento europeo. I relatori dell’Europarlamento, presentando l’accordo sul bilancio pluriennale in una videoconferenza nel pomeriggio a Bruxelles, hanno sottolineato con forza che ormai “il Consiglio non ha più scuse”, e che i cittadini ora sapranno che tutta la responsabilità dell’evenutale ritardo per le decisioni necessarie ad attuare i programmi dell’Ue e il pino di rilancio post-pandemico “Next Generation EU” è ormai solo del Consiglio stesso.

Con il compromesso raggiunto, il Parlamento europeo ha ottenuto soprattutto due cose: 16 miliardi di euro in più assegnati ad alcuni programmi chiave del bilancio pluriennale (in particolare quelli riguardanti la salute, la ricerca e il programma di scambi di studenti Erasmus+), rispetto al pacchetto concordato dai capi di Stato o di governo al vertice Ue di luglio, e un impegno vincolante sull’introduzione di sei o più nuove fonti di entrate (nuove “risorse proprie”) del bilancio Ue, con un calendario preciso per la loro introduzione. Le nuove risorse proprie sono i meccanismi di finanziamento del bilancio comunitario diversi dai contributi annuali che gli Stati forniscono, proporzionalmente alla loro prosperità e popolazione. Alcune di queste risorse non legate ai bilanci nazionali già esistono: vengono attinte dalla tariffa doganale comune, da una parte del gettito Iva, da un prelievo sulle vendite dello zucchero. I fondi aggiuntivi proverranno principalmente dagli importi corrispondenti alle multe sulla concorrenza che le imprese devono pagare quando non rispettano le norme dell’Ue (somme che oggi vengono restituite agli Stati membri), in linea con la richiesta di lunga data del Parlamento che il denaro generato dall’Unione europea rimanga nel bilancio dell’Ue. Grazie a questo compromesso, in termini reali, il Parlamento europeo tra l’altro triplica la dotazione per “EU4Health”, il programma per la salute (che passa da 1,7 a 5,1 miliardi di euro), garantisce l’equivalente di un anno aggiuntivo di finanziamento per Erasmus+ (con un finanziamento aggiuntivo di 2,2 miliardi), e assicura che i fondi per la ricerca continuino ad aumentare (4 miliardi in più).

Riguardo alle nuove risorse proprie, è stato accettato il principio secondo cui i costi a medio e lungo termine del rimborso del debito che deriverà dal Fondo Rrf per la ripresa non devono andare a scapito di programmi comunitari di investimento già esistenti, né devono tradursi in contributi più elevati da parte degli Stati membri. I costi del debito del Recovery Fund, che all’inizio saranno limitati agli interessi e pari solo allo 0,01% del bilancio Ue, dal 2027, con l’inizio dei rimborsi, arriveranno a pesare per il 10% sullo stesso bilancio. Le nuove risorse proprie, che verranno introdotte gradualmente secondo una tabella di marcia predefinita, serviranno proprio a finanziare questi costi. Questa tabella di marcia è stata integrata nell'”Accordo interistituzionale”, che è giuridicamente vincolante. Oltre al contributo basato sull’uso della plastica monouso, già previsto a partire dal 2021, sono previste nel primo gruppo tre nuove risorse proprie basate sulla “borsa delle emissioni” (Ets), sul futuro “meccanismo di adeguamento alle frontiere” (una “carbon tax” che colpirà le importazioni di certi prodotti fabbricati in paesi terzi che non hanno norme contro il cambiamento climatico equivalenti a quelle europee), e su un prelievo sui profitti generati nel Mercato unico dai giganti dell’industria digitale.

La Commissione presenterà le sue proposte per queste nuove risorse proprie nel luglio del 2021, il Consiglio dovrà votarle entro il mese di luglio 2022, e dovranno entrare in vigore nel gennaio 2023. Inoltre, la Commissione proporrà entro il luglio 2024 un’altra nuova risorsa propria, basata su un’imposta sulle transazioni finanziarie (Ftt), che il Consiglio dovrà approvare entro il 2025 e che dovrà entrare in vigore nel 2026. A meno che non vada in porto entro la fine del 2022 il tentativo (arenatosi da tempo ma ancora in corso) di creare una “cooperazione rafforzata” per una Ftt riguardante solo una parte degli Stati membri; in questo caso, la Commissione si impegna a proporre immediatamente (nel 2022) l’introduzione della nuova risorsa propria basata sul prelievo della cooperazione rafforzata. Altre nuove risorse potrebbero venire poi da una nuova base imponibile comune per l’imposta sulle società, o da un contributo finanziario comunque legato al settore delle imprese. Anche in questo caso, la proposta della Commissione dovrà essere presentata nel 2024, con approvazione del Consiglio nel 2025 ed entrata in vigore nel 2026.

Un’altra novità riguarda la spesa dei finanziamenti comunitari: le tre istituzioni (Commissione, Parlamento e Consiglio) si riuniranno regolarmente per valutare l’attuazione dei fondi messi a disposizione degli Stati membri. La spesa sarà effettuata in modo trasparente e il Parlamento, insieme al Consiglio, controllerà eventuali scostamenti dai piani nazionali precedentemente concordati. Ci sarà un monitoraggio rafforzato sul rispetto degli obiettivi in tema di clima e biodiversità, per garantire che almeno il 30% dell’importo totale del bilancio dell’Unione e della spesa dell’Ue per la ripresa sostenga gli obiettivi climatici. Inoltre, è stato inserito un obiettivo riguardante gli obiettivi della biodiversità: il 7,5% della spesa annuale dovrà essere dedicata agli obiettivi della biodiversità a partire dal 2024 e il 10% a partire dal 2026. Infine, un’altra priorità orizzontale del nuovo bilancio pluriennale sarà la promozione della parità di genere, accompagnata da un’approfondita valutazione dell’impatto dei programmi comunitari in questo campo. askanews

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