Buttafuori della mafia nelle discoteche, 11 arresti

17 settembre 2019

Le mani di Cosa nostra sul controllo di importanti aspetti organizzativi legati alla gestione dei locali notturni di Palermo e provincia. I carabinieri, su delega della Direzione distrettuale antimafia, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip nei confronti di 11 persone ritenute responsabili di estorsione aggravata dal metodo mafioso. Dalle indagini è emersa la capacità delle cosche d’infiltrarsi e controllare la gestione dei servizi di sicurezza privata nelle discoteche con la diretta imposizione dei soggetti addetti ai servizi di vigilanza.

Interfaccia degli interessi dei clan nella gestione dei rapporti con gli esercenti dei locali notturni era, secondo i carabinieri, Andrea Catalano, che sfruttava i suoi legami con gli esponenti di vertice dei mandamenti mafiosi di Porta Nuova per imporre il reclutamento di personale, di sua scelta, per i servizi di vigilanza, demandando a una società privata la regolarizzazione amministrativa e contabile. Inoltre, per eludere la normativa di settore, erano state fondate due associazioni di volontari antincendio in cui venivano formalmente impiegati, in qualità di addetti, quei “buttafuori” che, a causa dei loro precedenti penali, non potevano ottenere la necessaria autorizzazione prefettizia. Le intercettazioni hanno documentato svariati episodi di estorsione nei riguardi dei titolari di almeno 5 discoteche ai quali veniva imposta, con violenze e minacce, l’assunzione dei “buttafuori”.

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L’attivita’ investigativa, per i locali di Palermo e Terrasini, “ha preso le mosse dalla querela” sporta, in data 26 gennaio 2016, dal legale rappresentante della societa’ che gestiva, dall’ottobre 2014, il locale Kursaal Kalhesa, con sede in Foro Umberto I a Palermo. Emerge dall’ordinanza dell’operazione “Octopus” che ha disvelato i tentacoli della mafia sui locali della movida, in particolare con l’imposizione dei buttafuori. L’imprenditore, viene spiegato, ha denunciato “alcuni episodi di vandalismo verificatisi a danno dei soci e dei dipendenti della societa’ nei pressi del locale, nonche’ diverse aggressioni poste in essere da un nutrito gruppo di giovani a danno degli avventori e del personale dei sicurezza del locale, nel breve periodo compreso fra l’8 e il 16 gennaio 2016”.

IL COMANDANTE DEI CARABINIERI

“Le indagini sono state avviate nel 2016 e sono proseguite fino a pochi mesi fa – ha spiegato il tenente colonnello Angelo Pitocco, comandante del Gruppo di Palermo dei carabinieri -. Abbiamo accertato che almeno in cinque locali di Palermo e venivano imposti i buttafuori e il personale della sicurezza ai titolari. Il metodo utilizzato per l’imposizione del personale era quello consueto utilizzato dalla mafia attraverso intimidazioni e in alcuni casi anche minacce di far accadere disordini all’interno dei locali”. “L’indagine nasce dai contatti dei carabinieri con i locali notturni attraverso alcune segnalazioni ricevute. Da qui – ha proseguito – si e’ partiti attivando intercettazioni, pedinamenti e investigazioni classiche. Gli imprenditori in questa indagine non hanno collaborato subito, ma successivamente, quando sono stati da noi convocati per sommarie informazioni”.

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Il comandante del Gruppo ha spiegato: “Abbiamo accertato che i titolari dei locali hanno pagato e hanno acconsentito a che il personale della sicurezza fosse imposto e in altri casi hanno subito il pagamento di quote in base al numero di buttafuori che avevano all’interno dei locali. Cosi’ come sono emersi saldi legami – ha concluso – tra uno degli arrestati, Andrea Catalano, con esponenti della famiglia mafiosa di Palermo Centro che ricade nel mandamento di Porta Nuova”. I titolari dei locali sono “formalmente” vittime. Le indagini dei carabinieri – coordinate dalla procura di Palermo – vanno avanti: in particolare, anche, verificando le procedure amministrative previste per l’utilizzo del personale addetto alla sicurezza i cui componenti devono essere iscritti ad un apposito albo. Accertamenti questi ultimi che saranno inoltrati, successivamente, alla prefettura.

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