Economia

Calderone chiude la porta al salario minimo: “La soluzione è nei contratti collettivi”

Il governo italiano conferma: non serve il salario minimo, grazie alla contrattazione collettiva che copre il 96% dei lavoratori, come ribadito dalla ministra Marina Elvira Calderone a Bruxelles nel contesto europeo.

Durante un incontro alla sede del Consiglio dell’Unione Europea, Calderone ha sottolineato come l’Italia rispetti la direttiva Ue basandosi su un sistema complesso di relazioni industriali nazionale che garantisce quasi la totalità dei salari con contratti collettivi, pari al 96%. Questo dato si allinea con l’interpretazione della recente sentenza della Corte di giustizia europea che definisce i criteri per la tutela dei lavoratori. Calderone ha spiegato che dove manca copertura contrattuale, lo Stato deve intervenire, ma è nel sistema italiano una situazione residuale. La ministra ha inoltre ricordato l’investimento di quasi 2 miliardi di euro nella legge di Bilancio per sostenere i rinnovi contrattuali e promuovere la produttività, pilastri fondamentali per la crescita e per il reddito delle famiglie.

Dati occupazionali in miglioramento e focus sui contratti metalmeccanici

Calderone ha evidenziato che l’ultimo rapporto Istat mostra una riduzione del tasso di disoccupazione a ottobre, attestatosi al 6%, in linea con la media europea, e un incremento nei rapporti di lavoro a tempo indeterminato e nell’occupazione giovanile. Il rinnovo del contratto nazionale dell’industria metalmeccanica, che interessa un milione e mezzo di lavoratori, rappresenta un segnale positivo di partecipazione sindacale e di condivisione delle misure governative. Questa dinamica conferma la strategia di rafforzare la contrattazione collettiva come strumento principale di tutela salariale.

Voci sul 4% di lavoratori non coperti e prospettive future

Sui lavoratori esclusi dalla contrattazione, Calderone ha respinto l’idea che siano abbandonati, ricordando che norme specifiche, come quelle sugli appalti, assicurano comunque la copertura contrattuale con accordi prevalenti. Il problema identificato, ha chiarito, è l’eccesso di contratti e non la carenza, come confermato dal Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro (Cnel), che registra oltre mille contratti depositati. Il governo continuerà a monitorare e intervenire su casi residuali, puntando sul confronto sindacale e sulle misure di sostegno economico per la produttività come leve per migliorare il mercato del lavoro.

Pubblicato da
Enzo Marino