Cara di Mineo, dalle fughe di massa alle inchieste di Roma e Catania

Cara di Mineo, dalle fughe di massa alle inchieste di Roma e Catania
31 agosto 2015

Il 18enne ivoriano Mamadou Kamara accusato di aver massacrato nella loro villetta di Palagonia, in provincia di Catania, Vincenzo Solano e la moglie Mercedes Ibanez, dall’8 giugno scorso era ospite al Cara di Mineo. Sin dalla sua apertura, nel febbraio del 2011, la struttura d’accoglienza è stata più volte al centro di forti polemiche, che hanno riguardato tanto gli aspetti legati alla sua gestione, su cui sono in corso inchieste a Roma e Catania (con indagati eccellenti), quanto per la non sempre perfetta integrazione delle migliaia di migranti che si trovano a passare in questa zona della Sicilia. Il 15 febbraio 2011, complice uno dei più massicci flussi migratori dal nord Africa degli ultimi anni, l’allora ministro dell’Interno Roberto Maroni annunciò l’idea del governo, guidato da Silvio Berlusconi, di ospitare i migranti in arrivo in Sicilia nell’ex “Villaggio degli aranci” di Mineo. La struttura, composta da 404 unità abitative di proprietà della società Pizzarotti di Parma, era stata fino al dicembre 2010 a disposizione del Dipartimento della Marina Militare statunitense di stanza nelle basi siciliane, e nella sua nuova riqualificazione sarebbe stata destinata ai richiedenti asilo distribuiti nei Cara di tutto il territorio nazionale.

Il residence, ribattezzato “Villaggio della Solidarietà”, più che una struttura d’accoglienza, ha sempre dato l’impressione di un centro di segregazione per i migranti, guardati a vista da forze di polizia e militari lungo le recinzioni dell’impianto. La rabbia degli ospiti del centro non tardò così a esplodere. E pochi mesi dopo l’inaugurazione, si verificò una fuga di massa con centinaia di migranti riversatisi a piedi lungo la Statale Catania-Gela. Nel tempo, Mineo ha assunto progressivamente la fisionomia attuale, con ospitati circa 4.000 richiedenti asilo, ovvero il doppio della capienza per la quale era stata studiata. Liberi di uscire dal centro dalle 8 alle 20, i migranti vengono sottoposti a controllo sia al momento dell’ingresso che del rientro. Al centro di numerose contestazioni, poi, sono state le condizioni in cui vivono gli extracomunitari nel Cara. Su questo, ad esempio, è incentrato il rapporto di Medici Senza Frontiere dal titolo “Dall’inferno al limbo”, in cui sono documentati sette tentati suicidi fra i migranti nel Cara. Sul fronte dell’integrazione con le comunità locali, infine, negli anni si è visto un lento cambiamento dell’atteggiamento delle istituzioni locali nei confronti degli ospiti del centro. Così, dalle animate proteste per la presenza dei migranti, culminata in una manifestazione davanti al Centro di alcuni sindaci del Calatino, si è passati ad una accettazione senza alternative del Cara e dei suoi ospiti. Un’accettazione obbligata, che ha portato in alcuni casi persino ad individuare una possibile risorsa economica del territorio nel Villaggio della solidarietà.

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