Carabiniere ucciso, chiesto l’ergastolo per i due giovani americani

Carabiniere ucciso, chiesto l’ergastolo per i due giovani americani
6 marzo 2021

Ergastolo. Massimo della pena prevista per i due giovani statunitensi sotto processo per l’omicidio del vicebrigadiere dei carabinieri Mario Cerciello Rega. Il pm Maria Sabina Calabretta al termine di oltre 4 ore di requisitoria davanti ai giudici della corte d’assise di Roma ricostruisce quanto avvenuto la notte tra il 25 ed il 26 luglio 2019 e non concede alcuna attenuante. Gli imputati, Finnegan Lee Elder e Gabriel Christian Natale Hjorth, restano fermi ai loro posti, guardati a vista dagli agenti della penitenziaria, quasi chini verso le interpreti che riferiscono i diversi passaggi dell’intervento del sostituto procuratore che accanto all’aggiunto Nunzia D’Elia rappresenta la pubblica accusa. I due ragazzi hanno i capelli tagliati corti ai lati, camicie nere, pantaloni beige. Sembrano studenti qualunque. Le parole del magistrato però distribuiscono ruoli e responsabilità “dirette e indirette”. Finn è quello che ha accoltellato, affondato 11 volte l’arma nel busto di Cerciello. Natale è l’organizzatore della serata – sottolinea – tratta la dose di stupefacente che i due californiani volevano comprare e poi chiama sul cellulare l’intermediario a cui era stato preso lo zaino. “Dacci 80 euro e un grammo di cocaina”, dice. Secondo il pubblico ministero in quella richiesta c’è il tentativo di estorsione che fa scattare i carabinieri, il cosiddetto ‘cavallo di ritorno’ da fermare.

E’ una storia nata a Trastevere quella di Cerciello. Con le foto di Finn e Natale che li ritraggono tranquilli e ingenui, contenti e spensierati. Poi c’è l’immagine di loro accanto al ‘facilitatore’ che loro avvicinano per trovare un po’ di polvere bianca da sniffare. Sono a piazza Trilussa e sono spensierati. “La serata è giovane e c’è tempo per divertirsi”, dice il pm. Dopo il primo contatto decidono di andare a piazza Mastai dove dovrebbero incontrare i pusher. Viene dato un appuntamento poco lontano, in via Cardinale Merry Del Val, vicino ad un cinema abbandonato. Una strada poco illuminata in un rione del divertimento estivo. Non ci dovrebbero esser problemi. Eppure lì comincia il piano inclinato che condurrà in un’altra zona di Roma, a Prati, nei pressi di un’edicola, vicino a una farmacia e una banca, tra via Giuseppe Gioacchino Belli e via Cesi, a due passi dal palazzo della Cassazione dove un giorno questa vicenda arriverà. Tornando a quelle ore calde Finn e Natale accompagnati da Sergio Brugiatelli arrivano in via Del Val e provano a comprare una dose di coca. Dati gli ottanta euro gli rifilano una pasticca frantumata di bentelan o tachipirina chiusa dentro un pezzo di cellophane. Non c’è il tempo di risolvere la cosa perché arrivano alcuni carabinieri fuori dal servizio che li hanno seguiti. Natale e Finn se la danno a gambe.

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Scappano e dopo un po’ vengono ripresi dalla telecamera dell’hotel Le Meridien, a poche decine di metri da dove questa storia avrà il suo epilogo. Entrano nell’albergo uno senza maglietta e l’altro su di giri. Hanno preso lo zaino di Brugiatelli e vogliono regolare la questione a modo loro. Quello chiama il suo cellulare e chiede le sue cose indietro. Sono pochi vestiti e qualche pezzo di carta. Nulla di importante. Il cellulare è da poco ma non si vuole rinunciare. Parla al telefono Natale e non sa di esser ascoltato anche dai militari dell’Arma. L’appuntampento in via Belli non è in discesa. Una macchina dei carabinieri, del comando di Monteverde, va in piazza Belli. Ha i colori d’istituto e se gli americani la vedessero forse cambierebbero idea. Ma da loro va una pattuglia in borghese, guidata dal vicebrigadiere Mario Cerciello Rega. E’ il sottufficiale a cui tutti nella stazione Farnese fanno riferimento. L’uomo che risolve. Va tranquillo verso il punto d’incontro con accanto il collega Varriale. Cercano una persona, ma se ne trovano due davanti. Hanno i cappucci della felpa calati sulla fronte, si muovono furtivi. “Dicono carabinieri e mostrano il tesserino”, ricorda il pm. “Sappiamo che lo hanno fatto perché pochi metri e pochi minuti prima lo hanno fatto con una persona che stava rientrando in casa. Siamo sicuri che Varriale non dica il falso”. Sul punto gli americani hanno insistito nel corso delle loro dichiarazioni. Non hanno sentito o non hanno capito. Finnegan è arrivato a spiegare che “la montagna” Cerciello gli è andato addosso e lo ha fatto cadere a terra.

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Per questo lui lo ha colpito con il coltello che si era portato dagli Usa per sicurezza. Una sorta di legittima difesa. Il magistrato oggi insiste e sottolinea che non c’è alcun elemento di fatto che possa suggerire questa ipotesi. Inoltre tutte le consulenze medico legali affermano – spiega il pm Calabretta – che sul collo di Finn non c’è traccia di un tentativo di strangolamento e che il sangue riverso sull’asfalto è tutto del carabiniere Cerciello. La conclusione del magistrato è senza alcuna enfasi eppure il termine “ergastolo” assume un peso enorme per i due ragazzi poco più ventenni. Se questa vicenda fosse un film una parte importante l’avrebbe il caso della benda sugli occhi e di quella foto che ritrae Hjorth con le braccia dietro la schiena, nella caserma dei carabinieri di via in Selci. Il particolare che è rimabalzato in quei giorni d’estate del 2019 sulle prime pagine di molti giornali del mondo ha portato sotto accusa altri due militari dell’Arma. Quello che avrebbe bendato il ragazzo l’autore dello scatto poi diffuso in una chat interna. Rischia il processo per falso anche l’ex comandante della stazione Piazza Farnese: avrebbe attestato falsamente che Varriale gli aveva consegnato la pistola di ordinanza al pronto soccorso dell’ospedale Santo Spirito. Lo stesso Varriale rischia qualcosa riguardo un video che ritrae Hjorth e che comunque lui stesso ha consegnato agli inquirenti. Le difese insisteranno sicuramente su quella fotografia e sul corollario che si è portato dietro. Perché ci sarà un processo anche per quell’aspetto. Il dato certo, comunque, è che appare poco credibile la dichiarazione di Finnegan Lee: “Ho appreso il significato della parola carabinieri solo dopo che sono stato arrestato”.

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