Carceri, scontro Di Matteo-Bonafede. L’opposizione: via il Guardasigilli

Carceri, scontro Di Matteo-Bonafede. L’opposizione: via il Guardasigilli
Nino Di Matteo
4 maggio 2020

Sale il livello dello scontro politico dopo il duello a distanza, ieri sera, su La7, tra il magistrato Nino Di Matteo, oggi consigliere togato del Csm, e il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, con il centro destra che chiede le dimissioni del numero uno di via Arenula, mentre Renzi parla di “un gravissimo scontro istituzionale”. Intervenendo per telefono alla trasmissione “Non è l’arena”, che affrontava il tema delle scarcerazioni dei boss mafiosi, Di Matteo ha rivelato che l’attuale guardasigilli gli chiese se era “disponibile ad accettare il ruolo di capo Dipartimento dell`Amministrazione Penitenziaria o, in alternativa, quello di direttore generale degli Affari Penali”. Di Matteo chiese 48 ore di tempo per dare una risposta, ma “quando ritornai, avendo deciso di accettare la nomina a capo del Dap, il ministro Bonafede mi disse che ci aveva ripensato e nel frattempo avevano pensato di nominare Basentini”, ha spiegato.

Il magistrato antimafia ha proseguito riferendo anche di alcune intercettazioni di capi clan, raccolte dalla polizia penitenziaria, in cusi si affermava che se fosse stato nominato Di Matteo al vertice del Dap “sarebbe stata la fine”. “Andai a trovare il ministro 48 ore dopo perché avevo deciso di accettare la nomina a capo del Dap ma improvvisamente mi disse che ci aveva ripensato”, ha detto ancora Di Matteo. Pronta la replica di Bonafede. “Sono esterrefatto nell’apprendere che viene data un’informazione che può essere grave per i cittadini, nella misura in cui si lascia trapelare un fatto sbagliato, cioé che la mia scelta di proporre a Di Matteo il ruolo importante all’interno del ministero sia stata una scelta rispetto alla quale sarei andato indietro perché avevo saputo di intercettazioni”, ha precisato sottolineando di avergli “parlato della possibilità di fargli ricoprire uno dei due ruoli di cui ha parlato lui gli dissi che tra i due ruoli per me era più importante quello di direttore degli affari penali, più di frontiera nella lotta alla mafia ed era stato il ruolo ricoperto da Giovani Falcone”.

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La Lega con un comunicato, a firma di quattro parlamentari, ha chiesto le dimissioni del titolare di via Arenula. “Rivolte, evasioni, detenuti morti, agenti feriti, migliaia di delinquenti usciti dal carcere, boss tornati a casa e il capo del Dap sostituito: come se non bastasse tutto questo, ora arrivano le parole di un magistrato come Nino Di Matteo in diretta tv. Bonafede dovrebbe andarsene in fretta per i troppi scandali ed errori”. Mariastella Gelmini, capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati, chiede che “o Di Matteo lascia la magistratura o Bonafede lascia il ministero della Giustizia”. Mentre l’ex ministro della Giustizia, Andrea Orlando, del Pd, su Twitter scrive che sarebbe “gravissimo precedente dimettersi per sospetto di un pm”. Interviene anche Matteo Renzi, leader di Italia viva, che sottolinea come lo scontro Di Matteo-Bonafede sia “un regolamento di conti tra giustizialisti, ma io sono un membro delle istituzioni e qui c’è un ministro della Giustizia, Bonafede, e un membro autorevole del Csm: è un gravissimo scontro istituzionale. E’ una clamorosa vicenda giudiziaria e mi aspetto parole chiare. Questo rischia di essere il più grave scandalo della giustizia negli ultimi anni, il giustizialista rischia di essere giustiziato”. Di Matteo non fa nessun passo indietro. E anche oggi, il magistrato ribadisce che “I fatti che ho riferito ieri li confermo e non voglio modificare o aggiungere alcunché né tantomeno commentarli”.

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