L’allarme del cardinale Pell: le casse del Vaticano sono in rosso

L’allarme del cardinale Pell: le casse del Vaticano sono in rosso
23 agosto 2015

Negli ultimi due anni le casse del Vaticano hanno registrato un deficit, che “probabilmente continuerà”. Bisogna “continuare a lavorare” alla riforma della finanza, “anche se è difficile”. Lo ha detto il card. George Pell, prefetto della Segreteria per l’economia della Santa Sede e dello Stato Città del Vaticano, concludendo il convegno “Chiesa e denaro” al Meeting di Cl. Dunque, in rosso le casse della Chiesa, il che vuol dire che “dobbiamo lavorare” per rimettere in sesto i conti. Anche “il nostro fondo pensione è adeguato per forse i prossimi 10 o 15 anni – ha proseguito il cardinale -, ma dobbiamo fare qualcosa sul serio per avere fondi sufficienti per i prossimi 25 anni”. In ogni caso il lavoro di riforma è già avviato: “Mi sembra impossibile tornare indietro, dobbiamo continuare e implementare questo progresso – ha spiegato il prefetto -. E’ un onore partecipare a questo, ma la cosa è difficile. Dobbiamo continuare con questa riforma”. Poi, scherzando, ha detto: “E’ molto più semplice organizzare le finanze del Vaticano che provocare una conversione”. Il cardinale ha raccontato al popolo di Comunione e liberazione il sistema economico-finanziario dalle sue origini, dall’Antico testamento e alle parabole del Vangelo, citando padri e la dottrina della Chiesa. “La povertà di spirito – ha detto ancora – viene apprezzata dentro e fuori la Chiesa cattolica e l’impegno molto serio di Papa Francesco di decidere della sua vita rispetto a uno stile di vita semplice è uno dei motivi principali della sua grande popolarità”.

I cristiani però, ha precisato il cardinale “non sono manichei, non pensano che la materia e la carne siano un male, fanno parte della creazione divina. Gesù insisteva sul primato della sfera spirituale e l’importanza dell’aldilà, ma né le ricchezze né l’arricchimento sono vietati. Le ricchezze sono una benedizione ambigua, pericolosa. L’avidità può cominciare a farsi strada lentamente e silenziosamente. Ecco perché ogni individuo e comunità devono scegliere o Dio o il denaro”. C’è un altro “obbligo morale” per i religiosi: quello di “tendere ad un adeguato livello di rendimento finanziario” per i beni ecclesiastici. “La vita economica, oggi è più complicata di quanto non sia mai stata. Per questo – ha sottolineato – il diritto canonico prevede la presenza di almeno tre esperti laici (Christifideles) in ogni consiglio diocesano per gli affari economici”. Trasparenza, ma soprattuto preparazione. “E’ pericoloso, moralmente sbagliato, il fatto che un esponente di vertice della Chiesa, un vescovo, un parroco o superiore religioso sia contento di non interessarsi minimamente di come i soldi della Chiesa vengano utilizzati e dica che ‘non capisce nulla di soldi’. Questo apre le porte agli incompetenti ed ai mascalzoni. Un leader della Chiesa non deve essere necessariamente un esperto, ma deve essere in grado capire dove c’e’ del marcio e dare un realistico giudizio personale che i soldi sotto il suo controllo siano usati bene”.

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“In Vaticano – ha proseguito – stiamo tentando di mettere in pratica gli insegnamenti cristiani sulla proprietà, la ricchezza ed il servizio ai poveri ed a chi soffre. I moderni metodi di controllo sono buoni, e forse rappresentano il modo migliore per assicurare onestà ed efficienza”. Per questo servono collaboratori, anche laici, preparati. “Se la Chiesa ha investimenti e proprietà, le autorità ecclesiastiche hanno un obbligo morale di mirare a un adeguato livello di rendimento finanziario. Se questo obiettivo non viene raggiunto, spesso significa che qualcun altro ci guadagna. In una delle mie diocesi un parroco diede in affitto un grande edificio per un canone basso e non congruo. Il suo inquilino subaffittava una parte dell’edificio per una somma maggiore di quella che pagava al parroco per l’intero immobile. Dare in affitto immobili che ci sono dati da amministrare a amici o amici degli amici è sbagliato, moralmente sbagliato”. Una principessa europea, conclude il prefetto in Vaticano, “una volta mi ha detto che alcuni guardavano al Vaticano come ad una vecchia famiglia nobile che stava andando in bancarotta, perdendo tutti i suoi soldi: un modo di fare da incompetenti, stravagante e che rende facili bersagli per i ladri. Nella Santa Sede tutti stiamo lavorando duro, sotto la guida di Papa Francesco, perchè questa immagine possa cambiare”.

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