Economia

Caso Ariston, Tajani: violato diritto, studiamo soluzione per risarcimento danni

L’Italia sta lavorando per trovare una soluzione che permetta “un risarcimento del danno” subito dalle imprese colpite dalle sanzioni russe. Un impegno che conferma “il sostegno del governo alle aziende italiane” in un “quadro complesso”, dopo la decisione della Federazione russa sul passaggio temporaneo di Ariston Thermo Rus alla Gazprom Domestic Systems, la società del gruppo statale Gazprom produttrice di elettrodomestici. Scelta che l’esecutivo di Giorgia Meloni considera una “violazione del diritto internazionale”, ha confermato oggi il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, durante il suo intervento in collegamento dalla Calabria, al Tavolo di lavoro per le aziende italiane in Russia.

Convocata a seguito delle recenti misure disposte dal governo russo nei confronti di alcune aziende straniere, alla riunione odierna hanno partecipato Confindustria, ICE Agenzia, rappresentanti del Ministero delle Finanze, del Ministero delle imprese e del Made in Italy, le associazioni di categoria e le aziende con rilevanti investimenti nella Federazione, nonché, in videocollegamento l’ambasciata d`Italia a Mosca e gli esponenti della collettività imprenditoriale italiana in Russia. “Il dialogo tra il governo e il mondo delle imprese per noi è fondamentale”, ha spiegato Tajani, confermando anche il suo impegno personale e quello dell’ambasciata a Mosca, che sta facendo “tutto il possibile” per assistere le aziende italiane nella Federazione russa.

 

 

Il ministro ha ricordato che dopo la decisione russa su Ariston, “sono già stati mossi i primi passi”. E’ stato convocato alla Farnesina l’ambasciatore russo in Italia, Alexey Paramonov, a cui il segretario generale Riccardo Guariglia ha manifestato “le perplessità” del governo sulla scelta di Mosca. Il nostro Paese inoltre si è attivato anche con l’Unione europea perché “tutto il tema sanzioni lo si può affrontare solo in un contesto comunitario”. Ora “stiamo lavorando per cercare di trovare una soluzione che permetta un risarcimento del danno che subiscono le imprese che sono colpite da sanzioni russe”, ha confermato Tajani, ricordando che “il caso Ariston non è isolato” e “altre 20 imprese hanno subito analoghe misure”. Tra queste, alcune aziende danesi, francesi e tedesche.

L’obiettivo è adesso “impedire che ci siano operazioni analoghe in futuro” e il governo intende fornire alle aziende italiane “tutti gli strumenti utili possibili per operare nel modo migliore”. Per questa ragione, Tajani pensa che il Tavolo odierno possa anche diventare “permanente”, in modo da consentire all’esecutivo e a tutti i ministeri interessati di seguire le imprese italiane nella Federazione russa “con tutti gli strumenti politici e organizzativi” a disposizione, “in un momento complicato” della loro presenza nel Paese, con l’aggressione militare russa all’Ucraina ancora in corso.

L’Italia, ha ricordato d’altra parte Tajani, ha sempre avuto “una posizione equilibrata” rispetto al conflitto. “Pur sostenendo il diritto dell’Ucraina di rimanere un paese libero, abbiamo sempre detto che noi non siamo in guerra con la Russia e che non invieremo mai militari italiani in Russia”, ha precisato il ministro. E “anche per quanto riguarda l’utilizzo dei patrimoni finanziari sequestrati abbiamo sempre chiesto il totale rispetto da parte dell’Unione europea del diritto internazionale”.

Insomma, secondo Tajani, il nostro Paese continua a inseguire “una pace giusta”. “Non è un’operazione facile, ma siamo fortemente impegnati”, ha detto. Di questo, il titolare della Farnesina ha discusso a lungo ancora ieri con il ministro degli Esteri brasiliano, che in questo momento è presidente di turno del G20. Durante i colloqui, è stata affrontata anche la possibilità di fare intervenire la Cina e il G20. “La situazione è complicata, però nel mezzo di questa complicazione ce la stiamo mettendo tutta per cercare di darvi una mano concreta e operativa”, ha concluso Tajani, rivolgendosi ai partecipanti al Tavolo. “Contate su di me e sull’ambasciata a Mosca”.

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