Cronaca

Castellucci, 18 anni per il crollo del Morandi: l’accusa lo indica come il cervello di un sistema fallimentare

Giovanni Castellucci

La Procura di Genova ha chiesto una condanna a 18 anni e 6 mesi di reclusione per Giovanni Castellucci, ex amministratore delegato di Autostrade per l’Italia, nel processo per il crollo del ponte Morandi, avvenuto il 14 agosto 2018 e costato la vita a 43 persone. L’accusa, formulata dal pm Walter Cotugno, lo descrive come il vertice di un sistema decisionale ventennale orientato al profitto a scapito della sicurezza, con responsabilità che vanno ben oltre il disastro ligure.

Nel corso della requisitoria conclusasi oggi — avviata lo scorso giugno — i magistrati hanno dipinto un quadro impietoso: scelte manageriali ripetute, sistematiche e deliberate, volte a massimizzare i guadagni degli azionisti trascurando avvertimenti tecnici, allarmi strutturali e persino le raccomandazioni dello stesso ingegner Riccardo Morandi, progettista del viadotto. “Per Castellucci troviamo un’enciclopedia di elementi a suo carico”, ha dichiarato Cotugno rivolgendosi ai giudici del tribunale genovese.

Le perizie tecniche depositate in aula, centinaia di pagine redatte da esperti nominati dal tribunale, convergono su un’unica conclusione: la manutenzione del ponte era inadeguata, quando non del tutto assente. Nonostante segnali inequivocabili di degrado, le misure correttive furono rimandate o sostituite da interventi cosmetici, mentre i controlli ufficiali venivano depotenziati o ignorati.

Castellucci, già condannato in via definitiva a sei anni per la strage di Avellino del 2013 e attualmente detenuto nel carcere di Opera, è considerato dall’accusa il simbolo di una cultura aziendale che ha anteposto il rendimento economico alla salvaguardia delle vite umane. “Tutto è stato fatto per profitto, benefit personali, prestigio”, ha sottolineato il pm, descrivendolo come un “manager rampante che tutti idolatravano” e che gestiva Autostrade “come la gallina dalle uova d’oro”.

Un processo senza precedenti per portata e complessità

Il procedimento giudiziario, uno dei più complessi della storia recente italiana, vede complessivamente 57 imputati tra dirigenti aziendali, funzionari ministeriali e consulenti tecnici. Oltre a Castellucci, l’accusa ha avanzato richieste di pena severe per altri esponenti chiave del sistema di controllo e gestione dell’infrastruttura.

Riccardo Mollo, ex direttore generale di Autostrade per l’Italia, rischia 12 anni e 8 mesi. Dieci anni sono stati chiesti sia per Carlo Casini, responsabile dell’ufficio sorveglianza del tronco Spea, sia per Massimo Meliani, a capo dell’ufficio opere d’arte di Aspi. Per Mauro Coletta, ex capo della Direzione generale per il controllo sulle concessioni autostradali al Ministero delle Infrastrutture, la Procura chiede 10 anni di reclusione; 9 anni per Carmine Testa, responsabile dell’ufficio ispettivo territoriale di Genova del Mit. 

Anche figure esterne all’azienda sono finite nel mirino dell’accusa. Otto anni sono stati richiesti per Antonio Brencich, docente universitario e consulente del Provveditorato alle opere pubbliche, ritenuto responsabile di aver dato parere favorevole a un progetto di ristrutturazione dei tiranti rivelatosi inadeguato. Sette anni, infine, per Antonino Galatà, ex amministratore delegato di Spea, la società di ingegneria del gruppo Autostrade.

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Redazione