Catalogna dichiara l’indipendenza, Madrid ne assume la presidenza. Gli scenari

28 ottobre 2017

Barcellona s’è svegliata oggi sotto il diretto controllo di Madrid, dopo che il primo ministro spagnolo Mariano Rajoy ha preso misure drastiche – la destituzione del presidente catalano Carles Puigdemont e lo scioglimento del Parlamento catalano con l’indizione di elezioni anticipate il 21 dicembre – per rispondere alla dichiarazione d’indipendenza proclamata dalle autorità della regione autonoma. In un’escalation pregna di pericoli, che ha prodotto allarme in Europa e fa tenere col fiato sospeso la Spagna, tutti gli occhi sono ora su cosa farà l’esecutivo catalano e i sostenitori dell’indipendenza: ci saranno dimissioni del governo di Barcellona? Ci sarà una resistenza pacifica dei secessionisti? Nella capitale spagnola oggi è prevista una marcia di protesta contro la dichiarazione d’indipendenza della Catalogna, che punta soprattutto sull’illegittimità costituzionale del processo d’indipendenza innescato col referendum che era stato dichiarato illegale dal Tribunale costituzionale. Ieri a Barcellona e in altre città catalane migliaia hanno celebrato la mozione approvata dal parlamento regionale per l’indipendenza, passato con 70 voti contro 10 e due astensioni. I parlamentari catalani anti-indipendenza hanno disertato la riunione come forma di protesta. La decisione di revocare i poteri indipendenti catalani probabilmente farà infuriare molti in una regione di circa 7,5 milioni di abitanti che hanno sempre avuto una considerebvole autonomia, con il controllo sull’educazione, sulla sanità e sulla polizia con i noti Mossos d’Esquadra.

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Non a caso, uno dei primi atti, è stata la dismissione del capo della polizia regionale José Luis Trapero. E’ la prima volta che il governo centrale revoca l’autonomia di una regione dai tempi della dittatura di Francisco Franco, durata dal 1939 al 1975. Rajoy sta applicando l’Articolo 155 della Costituzione e, per questo, è accusato di “autoritarismo” da esponenti della Catalogna. La resistenza potrebbe prendere la forma di proteste di piazza e scioperi, come già accaduto dal primo ottobre, quando l’afflusso al voto nel referendum autonomista è stato ostacolato da un intervento violento della polizia. I leader catalani, in seguito a quel referendum hanno detto che il 90 per cento degli elettori hanno votato sì. Ma l’affluenza al voto è stata solo del 43 per cento. Puigdemont, parlando dopo la dichiarazione d’indipendenza, ha chiesto agli attivisti di “mantenere la pressione”, ma in maniera pacifica. La vicepremier spagnola Soraya Saenz de Santamaria incontrerà oggi i segretari di stato incaricati di prendere il controllo dei ministeri regionali catalani. Il governo spagnolo ha ricevuto il sostegno dei suoi alleati europei e degli Stati uniti. L’Unione europea, in particolare, è preoccupata delle spinte nazionalistiche e secessioniste, dopo la drammatica decisione della Gran Bretagna di lasciare il blocco lo scorso anno. Il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk ha insistito che Madrid “resta il nostro unico interlocutore”.

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