Centrodestra a pezzi in Sicilia, le sconfitte nel resto d’Italia non hanno insegnato

Centrodestra a pezzi in Sicilia, le sconfitte nel resto d’Italia non hanno insegnato
Nello Musumeci
19 marzo 2022

In Sicilia, il centrodestra è a pezzi. Non c’è nessuna intesa tra i leader dei partiti in vista delle Amministrative di fine maggio e delle Regionali di autunno. Tanti solisti che formano un coro stonato. E il rischio è replicare la batosta di Torino, Roma, Milano, Napoli e Bologna. In estrema sintesi, la coalizione sembra aver bene interpretato il harakiri tanto amato dal centrosinistra in occasione di una tornata elettorale. Esempio plastico le Comunali di maggio dove si voterà in due capoluoghi, Palermo e Messina, e in altri 97 comuni. Proprio a Palermo, ogni partito del centrodestra porta una sua candidatura a sindaco: la Lega, Francesco Scoma (ex FI); Forza Italia, Francesco Cascio; Fratelli d’Italia, Carolina Varchi; i centristi, l’esponente dell’Udc, Roberto Lagalla, assessore regionale dimissionario, in un primo momento sponsorizzato anche dal forzista Gianfranco Miccichè. Ora la palla passa ai vertici nazionali. Infatti, un summit tra i leader di Lega Fdi e Fi per sbloccare lo stallo attuale potrebbe tenersi questo fine settimana. Vedremo.

Di certo, per Nello Musumeci, “il centrodestra unito non può che vincere le prossime elezioni, a Palermo, a Messina e alla Regione. Questo è l’auspicio di tutti e sono convinto che alla fine si arriverà a questa unità”. Ma l’attuale scenario, suona tutt’altra musica rispetto a quella dello spartito del governatore della Sicilia. E lo stesso Musumeci lo sa bene, dato che quotidianamente ha a che fare con una maggioranza che sostiene il suo governo e che definirla litigiosa pare un eufemismo. Basti pensare che la stessa sua ricandidatura alla Presidenza della Regione sembra mal digerita dagli alleati. “Ho già detto che l’unità si consacra attorno alla candidatura del presidente della Regione – puntella Musumeci -. Il presidente della Regione uscente c’è: qualcuno dentro la coalizione deve spiegarmi perché non deve essere candidato”. E a spiegarlo dovrebbero essere il leghista Matteo Salvini e l’azzurro Miccichè che del ritorno di Musumeci a Palazzo d’Orléans non vogliono sentir parlare. Miccichè e non Forza Italia, perché il partito di Berlusconi in Sicilia è anche diviso sull’appoggio a una ricandidatura di Musumeci a governatore. Aperturista, infatti, è la cordata che fa capo a Renato Schifani.

Insomma, attualmente, a fianco di una ricandidatura di Musumeci c’è soltanto Giorgia Meloni che già s’è espressa pubblicamente. A sparigliare le carte del centrodestra, certamente sarà la candidatura a governatore della Sicilia, di Cateno De Luca, il pittoresco sindaco di Messina, dimissionario proprio per ufficializzare la corsa a Palazzo d’Orléans. De Luca ribadisce l’intenzione di correre alle Regionali e di non volersi alleare con nessuno. E di certo nessuno lo fermerà. In ogni caso, De Luca restituisce al mittente l’accusa di danneggiare la coalizione. “Quello del centrodestra, con le loro faide, è un problema loro”. Ad avvertire gli alleati di non sottovalutare la candidatura di De Luca, pensa Totò Cuffaro, il leader della Democrazia Cristiana Nuova, partito che sarà presente sia alle Amministrative, sia alle Regionali. “Se qualcuno pensa di discriminare Cateno De Luca secondo me sbaglia – dice l’ex governatore della Sicilia -. Se nessuno lo chiama per covare le uova che stanno nel paniere, è chiaro che uno le rompe. De Luca è una risorsa per la Regione e se non viene coinvolto può far perdere il centrodestra”. E’ solo l’alba.

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