Cesare Battisti: l’estradizione verso l’Italia sarebbe illegale

Cesare Battisti: l’estradizione verso l’Italia sarebbe illegale
L'ex terrorista Cesare Battisti
14 ottobre 2017

Un’estradizione verso l’Italia sarebbe “illegale” e lo esporrebbe a “torture o assassini”: lo ribadisce Cesare Battisti in un’intervista con la France Presse. L’estradizione, richiesta dalle autorità italiane al governo di Brasilia, è in attesa di una decisione della Corte Suprema brasiliana, che deve esprimersi su un ricorso presentato dagli avvocati dell’ex terrorista dei Proletari Armati per il Comunismo.

“La mia estradizione sarebbe illegale”, ha detto Battisti in una email inviata ieri sera all’Afp, rispondendo per iscritto alle domande dell’agenzia francese. Battisti ha citato un decreto firmato dall’ex presidente Luiz Inacio Lula da Silva nell’ultimo giorno del suo mandato nel 2010, nel quale respingeva la sua estradizione e “che non può essere revocato per due anni”. Battisti ha anche citato l’esistenza della “sua figlia minore brasiliana”. Alla domanda delle sue paure in caso di estradizione, Battisti ha risposto: “Tortura e assassinio”. “Sono stato minacciato molte volte dai poliziotti, dai militari, dai politici e perfino dall’ex ministro della difesa, Ignazio La Russa, dal governo di Silvio Berlusconi”, ha detto. Battisti, 62 anni, è stato condannato in Italia in via definitiva all’ergastolo per quattro omicidi o concorso in omicidi, compiuti alla fine degli anni 70.

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Ha sempre protestato la sua innocenza. Si è rifugiato per 15 anni in Francia, e poi dal 2004 in Brasile. Cesare Battisti si è detto “fiducioso nella decisione” della Corte suprema del Brasile che dovrebbe esprimersi, secondo uno dei suoi giudici, il 24 ottobre. Lo stesso giudice, Luis Fux, ha stabilito che l’estradizione sarà sospesa fino alla decisione della Corte. Battisti ha stimato “a meno del 50%” le probabilità di essere estradato. Nell’attesa resta nella casa di un amico a Cananeia, sud di San Paolo. Il presidente brasiliano Michel Temer è a favore di un gesto diplomatico verso l’Italia, dopo anni di battaglia giudiziaria e colpi di scena. Ma preferisce attendere il parere della Corte anziché assumere il rischio che l’estradizione sia bloccata dalla giustizia.

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