Politica

Cile al voto, ballottaggio del 14 dicembre deciderà tra Jara e la destra nostalgica di Pinochet

Il Cile vota oggi per il Presidente e il Parlamento in una competizione che oppone il campo progressista unito dietro Jara a una destra tripartita, con il ballottaggio del 14 dicembre che potrebbe consegnare la Moneda all’ultradestra.

Jeannette Jara, candidata dell’alleanza di sinistra Apruebo Dignidad, unifica il voto progressista con un programma che mescola rafforzamento dei servizi pubblici e politiche di sicurezza. L’ex Ministro del Lavoro, che ha guidato l’approvazione del salario minimo, opera però un distanziamento strategico dal presidente uscente Gabriel Boric, il cui consenso si è eroso al 30%. Questa mossa riflette l’adattamento a un elettorato che richiede pragmatismo dopo un ciclo di riforme più ideologiche. La sua coalizione cerca di consolidare il 30% dei consensi stimati per evitare un ballottaggio sfavorevole.

La destra divisa in tre anime competing

Lo schieramento conservatore presenta una frattura tra tre progetti politici distinti. Evelyn Matthei (Partito Repubblicano) guida l’ala moderata che ha ripudiato l’eredità pinochetista, trovandosi però schiacciata sul tema sicurezza. José Antonio Kast (Partito Democratico Cristiano?) incarna l’ultradestra che ha moderato i toni sui diritti civili per focalizzare il messaggio su ordine pubblico e controllo migratorio. Johannes Kaiser, espressione del populismo libertario, attacca frontalmente le istituzioni rappresentando l’ala più radicale. Questa divisione rischia di diluire il potenziale elettorato di destra al primo turno.

La strategia del nemico unico

Nonostante la frammentazione, i leader conservatori applicano una strategia coordinata: costringere Jara al ballottaggio, dove prevedono di unificare il voto anti-sinistra. I sondaggi interni indicano che qualsiasi candidato di destra accedesse al secondo turno supererebbe il 55% dei consensi. Kast ha consapevolmente ammorbidito il suo profilo per risultare appetibile all’elettorato moderato in caso di ballottaggio, mentre Matthei tenta di conquistare spazio a destra senza perdere il centro. Kaiser funge da elemento di pressione sull’intero schieramento.

L’incognita istituzionale del voto obbligatorio

La reintroduzione del voto obbligatorio dopo anni di partecipazione volontaria potrebbe alterare gli equilibri calcolati. L’affluenza record prevista – si stima oltre il 75% – favorirebbe soprattutto le formazioni populiste come quella di Kaiser, capaci di mobilitare settori apatici. Tuttavia, l’obbligo di voto potrebbe anche premiare Jara, portando alle urne quel elettorato giovanile e popolare che tradizionalmente diserta le consultazioni. Questa variabile rappresenta il principale elemento di imprevedibilità in un sistema politico profondamente riallineato.

Pubblicato da
Enzo Marino