Economia

Crescita frena e Pechino fa scattare tagli Iva. Li apre l’anno parlamentare: “Una sfida difficile”

La Cina ha rivisto al ribasso le sue previsioni di crescita, al termine di un anno, il 2018, in cui il Pil ha segnato l’espansione più moderata da quasi 30 anni a questa parte. Che per gli elevati standard di crescita cinesi significa un più 6,6 per cento del Pil. Bisogna prepararsi a “una sfida difficile”, ha avvertito il premier Li Keqiang intervenendo all’apertura dell’anno parlamentare: il Paese si trova ad affrontare “un contesto serio e più complicato”. E anche per questo ha annunciato un taglio dell’Iva su alcuni voci chiave. Il dato sul Pil 2018 si è attestato a livelli in linea con le attese ed è il valore più contenuto dal 1990. E Pechino si prepara a altre moderazioni, dato che la crescita 2019 è prevista dal governo in una forchetta tra il 6 e il 6,5 per cento. A pesare le sfide poste dal contesto internazionale, a cominciare dalla disputa su dazi e commercio con gli Usa. Su cui tuttavia persistono le aspettative di una soluzione concordata: di ieri indiscrezioni di stampa secondo cui un accordo Washington-Pechino potrebbe esser raggiunto entro la fine del mese.

Intanto Li ha annunciato che Pechino intende rispondere alle sfide facendo leva su maggiore spesa e riducendo l’Iva su alcuni segmenti strategici: 1 punto percentuale in meno al 9 per cento su trasporti e costruzioni e 3 punti in meno, al 13 per cento, sul manifatturiero. Li ha anche ribadito l’intento di facilitare l’accesso ai propri mercati alle imprese estere e che la Cina continuerà con una politica monetaria prudente, che tramite riduzioni dell’ammontare di riserve prudenziali obbligatorie a carico delle banche con cui cerca di sostenere il credito all’economia. Positiva la risposta dei mercati azionari cinesi. La Borsa di Shanghai ha chiuso al più 0,88 per cento, Shenzhen al più 2,29 per cento mentre Hong Kong, più legata al quadro internazionale ha segnato più 0,35 per cento. Insomma, alla 12/ma pagina dell’intervento d’apertura di un’ora e mezza del Congresso nazionale del popolo, la sessione parlamentare annuale, il premier Li Keqiang ammette e mette in chiaro davanti ai quasi 3.000 delegati riuniti nella Grande sala del popolo che gli scenari non sono piu’ semplici quando i “rischi e le sfide sono piu’ grandi e maggiori in numero e dimensioni”.

Lo sforzo e’ assicurare la stabilita’, ripetera’ piu’ volte, con un programma orientato alla crescita per compensare le troppe spinte al ribasso: il rapporto deficit/Pil e’ in aumento al 2,8% (lo 0,2% in piu’), mentre il taglio delle tasse da quasi 300 miliardi di dollari e il sostegno all’occupazione, sotto pressione per la trasformazione dei processi produttivi, sono due dei pilastri portanti delle strategie. Agli stimoli all’economia contribuiranno le amministrazioni locali che potranno emettere nuovo debito per finanziare le infrastrutture generando risorse possibili pari a 300 miliardi, secondo le ipotesi degli analisti. Da qui la sforbiciata del 3% al primo scaglione dell’Iva al 13% e dell’1% al secondo, fino al 9%. La disoccupazione salira’ nel 2019 dal 5% al 5,5% nelle aree urbane: ci saranno incentivi alle imprese che si faranno carico dei disoccupati “strutturali” e sara’ potenziata la formazione professionale. Li, che promette oltre 11 milioni di nuovi posti di lavoro, parla di meno burocrazia per le imprese e un modello “neutrale” di concorrenza con le aziende di Stato (Soe).

Per le imprese straniere il Congresso si appresta ad approvare la legge di tutela della proprieta’ intellettuale e contro gli abusi del governo centrale, una delle misure di risposta ai malumori Usa. Quanto agli Usa, Li mette in guardia dall’impatto della guerra commerciale. “Onoriamo lealmente i nostri impegni e siamo risoluti nella tutela dei nostri diritti e interessi legittimi”. Quanto al budget militare, il rialzo nel 2019 e’ del 7,5%, meno dell’8,1% del 2018, fino a circa 175 miliardi di dollari, in base alle indicazioni date dal ministero delle Finanze. Sono scenari ruvidi che non lasciano spazio all’immaginazione e anche per questo l’applauso piu’ convinto Li lo strappa alla platea quando annuncia il taglio di oltre il 20% delle tariffe ai servizi internet sulla telefonia cellulare. Gli utenti internet a fine 2018 sono cresciuti in Cina del 7,3%, a quota 829 milioni (su una popolazione di 1,395 miliardi di persone), di cui 817 milioni e’ la parte che usa in prevalenza o del tutto lo smartphone per navigare, pari al 98,6% dei netizen.

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