Cingolani: se ok price cap, per calo bollette almeno due-tre mesi

Cingolani: se ok price cap, per calo bollette almeno due-tre mesi
Roberto Cingolani
5 ottobre 2022

“Nell’ipotesi che vengano approvate le misure su cui stiamo lavorando, genericamente chiamate Price Cap, questa deve diventare una norma europea, dopodiché la recepiscono gli Stati membri e quindi la applicano. Io credo che nella migliore delle ipotesi ci vorranno due-tre mesi” perché le bollette calino. E’ la previsione del ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani che sta lavorando a un “indice a forchetta” per il gas europeo, da proporre agli altri stati membri. In pratica, una nuova borsa del gas, più stabile dell’attuale Ttf di Amsterdam (che movimenta gas per appena 1-2 miliardi di euro al giorno), dove il prezzo della materia prima in un anno è schizzato da 5 a 340 euro al chilowattora, trascinando in alto le bollette di luce e gas di imprese e cittadini europei. La proposta italiana potrebbe essere portata già venerdì prossimo al Consiglio europeo di Praga dal premier Mario Draghi e certamente il ministro ne ha parlato anche con la leader del Fdi, Giorgia Meloni.

“Abbiamo ridotto la dipendenza dal gas russo dai circa il 40% di pochi mesi fa a più o meno il 18-20% attuale, circa la metà – ha affermato Cingolani -. La cosa fondamentale che dobbiamo fare all’inizio del 2023 è installare il rigassificatore che abbiamo già acquistato per poter usufruire di 5 miliardi di metri cubi, in modo che con questa iniezione si possa ulteriormente dimezzare la dipendenza. In caso di eventi di natura estrema come un sabotaggio a un gasdotto russo o un inverno particolarmente freddo, dovremmo essere pronti ad un piano di risparmio”.

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“La Germania ha dichiarato di mettere 200 miliardi, che nessuno ha ancora visto, per fare una mitigazione dei costi – ha spiegato ancora il ministro -. E’ esattamente quello che abbiamo fatto noi con i 66 miliardi messi negli ultimi 12 mesi. La Spagna ha messo un tetto nazionale al prezzo del gas, ma lo ha fatto perché è un Paese energicamente isolato. Nel caso dell’Italia sarebbe difficilissimo, sarebbe addirittura un suicidio energetico, perché noi siamo interconnessi con mezza Europa, se mettessimo un prezzo al nostro gas, la comprerebbero tutti i colleghi europei e noi daremmo la differenza agli operatori, usufruirebbero gli altri del nostro sforzo per pagare di meno. La Francia, prima ha contingentato una parte dell’energia nucleare, poi ha aumentato questa quantità e di fatto ha dovuto nazionalizzare Edf”.

Tra gli impegni del ministro Cingolani c’è quello di favorire il passaggio di consegne al futuro governo. Il dialogo con Giorgia Meloni è già in corso da giorni. Oggi si sono anche visti a Montecitorio. “Ci deve essere una continuità dell’Italia a livello internazionale, nella speranza di non perdere nemmeno un giorno nel passaggio. E devo dire che ho trovato molta recettività dall’altra parte”, ha affermato. A Bruxelles, la Commissione Ue è concorde nel porre una qualche forma di regolazione al mercato europeo del gas. Anzi, l’intenzione comune è quella di avere entro l’inverno una riforma dell’indice del prezzo del metano. Questa riforma però deve andare di pari passo con quella del mercato elettrico. Anche qui, nella Commissione c’è l’accordo sul cosiddetto “decoupling”, cioè sul disaccoppiamento del prezzo dell’elettricità prodotta con le fonti rinnovabili dal prezzo dell’elettricità prodotta col gas.

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