Politica

Colloqui a Sharm el Sheikh: speranze di pace e tensioni per la fine della guerra a Gaza

Mentre si commemorano i due anni dall’attacco del 7 ottobre 2023, colloqui indiretti tra Israele e Hamas a Sharm el Sheikh accendono speranze di pace, ma il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu insiste: la guerra a Gaza terminerà solo con una “vittoria totale”. I negoziati, mediati da Egitto e Stati Uniti, mirano al rilascio degli ostaggi e a una possibile svolta negli equilibri regionali.

Netanyahu: “Vicini alla fine, ma non ancora”

In un’intervista rilasciata a Ben Shapiro alla vigilia del secondo anniversario dell’eccidio del 7 ottobre, Netanyahu si è detto ottimista, ma fermo. “Siamo vicini alla fine della guerra, ma non ci siamo ancora,” ha dichiarato, sottolineando che Israele non accetterà compromessi. Dei 48 ostaggi ancora in mano a Hamas, il premier ha confermato che 20 sono vivi, ribadendo l’obiettivo di liberarli tutti e di smantellare il “regime terroristico” di Hamas. Ha aggiunto che anche Hezbollah, gli Houthi e la Siria hanno subito colpi significativi, consolidando Israele come la potenza dominante nella regione.

Colloqui al Cairo: Scambio di prigionieri in discussione

Secondo l’emittente egiziana Al-Kahera Al-Akhbariya, al Cairo si starebbe negoziando uno scambio di prigionieri. Hamas avrebbe espresso disponibilità a rilasciare tutti gli ostaggi, vivi e morti, in cambio della liberazione di figure di spicco come Marwan Barghouti, Ahmad Saadat, Hassan Salameh e Abbas a-Sayed, tutti condannati all’ergastolo nelle carceri israeliane. I negoziati, che vedono la partecipazione di mediatori americani, rappresentano un passo cruciale verso una possibile tregua.

Proteste in Israele: La voce dei cittadini

Nel frattempo, in Israele, il secondo anniversario del 7 ottobre è stato segnato da proteste. Decine di cittadini si sono radunati davanti alle residenze di ministri e parlamentari, chiedendo la fine della guerra e il ritorno degli ostaggi. Davanti alla casa del Ministro degli Esteri Gideon Saar, i manifestanti hanno letto i nomi dei 48 rapiti. Fuori dall’abitazione del Ministro dei Trasporti Miri Regev, cartelli con la scritta “Non dimenticheremo e non perdoneremo” hanno espresso il dolore e la frustrazione della popolazione.

Una nuova stagione per gli Accordi di Abramo?

Netanyahu ha anche accennato alla possibilità di espandere gli Accordi di Abramo, sottolineando che diversi paesi a maggioranza musulmana sono in contatto con Israele. “Possiamo raggiungere più accordi di pace, ma prima dobbiamo porre fine alla guerra a Gaza,” ha chiarito. Anche l’ex presidente americano Donald Trump, in un incontro nello Studio Ovale con il primo ministro canadese Mark Carney, ha espresso ottimismo, definendo i colloqui una “reale possibilità” per la pace.

Pubblicato da
Maurizio Balistreri