Con la guerra in Nagorno Karabakh si rischia un risiko. L’allarme dell’Iran e la telefonata di Putin

Con la guerra in Nagorno Karabakh si rischia un risiko. L’allarme dell’Iran e la telefonata di Putin
7 ottobre 2020

Il bilancio delle vittime militari nelle file delle forze del Nagorno-Karabakh negli scontri con l’Azerbaigian è salito a 280 morti. Il ministero della Difesa della regione separatista del Nagorno-Karabakh ha dichiarato oggi di aver registrato altre 40 vittime tra i suoi militari, portando il bilancio delle vittime militari a 280 da quando sono scoppiati i combattimenti con le forze azere il 27 settembre, secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa Interfax. Intanto si combatte.

Ci sono voluti appena due giorni perché Stepanakert, la capitale dell’autoproclamata repubblica del Nagorno Karabakh, arroccata sulle montagne caucasiche, venisse sfigurata dai bombardamenti azeri e svuotata di gran parte della sua popolazione. Una città fantasma, al centro del conflitto che vede l’Azerbaigian e l’Armenia uno contro l’altro, con alle spalle Paesi più grandi e potenti: rispettivamente la Turchia e la Russia. Ma con il crescere dell’attivismo francese, oltre a un chiaro fastidio della Nato. Nel giorno del suo 68esimo compleanno il leader del Cremlino Vladimir Putin ha chiesto la fine dei combattimenti nella regione del Nagorno- Karabakh parlando in un’intervista alla televisione di stato e ha detto di essere in costante contatto con il primo ministro armeno Nikol Pashinyan. In realtà le insistenti telefonate del premier sono diventate un siparietto nel web in azero, intercettate dalle telecamere russe mentre Putin era impegnato in una riunione interna.

“Richiamo, al momento sono impegnato”, dice Putin, ma in realtà non si sa se stesse rispondendo a Pashinyan, che ha definito le azioni di Turchia e Azerbaigian un “attacco terroristico” sul Nagorno-Karabakh che fa parte della continuazione del genocidio armeno. Anche l’Iran scende in campo. E proprio per il presidente iraniano Hassan Rohani , la presenza di mercenari siriani nel Nogorno Karabakh “è inaccettabile”, per la Repubblica Islamica iraniana. Nei giorni scorsi più parti hanno accusato la Turchia di avere inviato “mercenari siriani” a combattere a fianco delle forze azere nel conflitto con l’Armenia nella regione del Nagorno-Karabakh. E oggi in una riunione del governo il capo dello stato iraniano, riferendosi alla questione dei “mercenari siriani”, ha detto: “Questo per noi è inaccettabile e non lo permetteremo perchè abbiamo combattuto per anni (….) affinche non ci siano terroristi nella regione ed in vicinanza dei nostri confini. Perciò abbiamo combattuto in Siria e Iraq ed abbiamo aiutato i loro due popoli, Non è accettabile che alcuni portino i terroristi nei pressi dei nostri confini. E questo lo abbiamo detto con molta chiarezza ad Azerbaigian e Armenia”, ha riportato l’emittente iraniana al Alam. La regione di Nagorno-Karabakh dista circa una settantina di chilometri dalla frontiera iraniana.

E mentre il presidente iraniano Hassan Rohani ha parlato di pericolo che i combattimenti tra le forze azere ed etniche armene possano trasformarsi in una guerra regionale, il forte sostegno del presidente turco Tayyip Erdogan all’Azerbaigian ha allarmato gli altri alleati della NATO che chiedono un cessate il fuoco. Ma per Erdogan, la posizione risoluta è una priorità strategica e una necessità costosa che rafforza la sua strategia di flettere i muscoli all’estero, per mantenere il sostegno in casa. L’Unione europea, dal canto suo, teme l’internazionalizzazione del conflitto nel Nagorno Karabakh con un coinvolgimento di Turchia e Russia, seconso il capo della diplomazia europea Josep Borrell. “Il coinvolgimento di attori regionali nel conflitto non può essere escluso” ma “dobbiamo impedire ingerenze straniere”, ha aggiunto. La Turchia si schiera al fianco dell’Azerbaigian e ha già organizzato importanti manovre militari coingiunte. La Russia ha chiesto, attraverso il presidente Vladimir Putin, di cessare le ostilità. Borrell ha garantito di aver moltiplicato gli sforzi per chiedere ad Armenia e Azerbaigian e ai partner internazionali che li sostengono di raggiungere una tregua “ma non c’è l’opportunità al momento” e il “tavolo” delle trattative “resta vuoto da 30 anni”. Invece senza mezzi termini, per la Francia la Turchia è coinvolta “militarmente” nel conflitto del Nagorno Karabakh a fianco dell’Azerbaigian. “La novità è che c’è un coinvolgimento militare della Turchia che rischia di alimentare l’internazionalizzazione del conflitto”, ha dichiarato il capo della diplomazia francese Jean-Yves Le Drian davanti alla Commissione Esteri dell’Assemblea nazionale.

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