Confagricoltura Sicilia, embargo Russia provoca danni all’Isola

Confagricoltura Sicilia, embargo Russia provoca danni all’Isola
19 dicembre 2014

Da un lato il veto imposto da Bruxelles all’esportazione di prodotti comunitari in Russia e, dall’altro, gli accordi in deroga concessi, sempre da Bruxelles, agli ortofrutticoli provenienti dai paesi extraeuropei, rischiano di provocare un surplus di offerta con ovvie ripercussione negative sui prezzi all’origine delle derrate agricole. “Per noi – afferma il presidente della sezione economica dell’agrumicoltura della Confagricoltura siciliana, Gerardo Diana (foto) – si profila un enorme danno economico”. “Il grosso delle operazioni di raccolta delle principali varietà agrumicole isolane – aggiunge – inizia proprio a gennaio per proseguire fino ad aprile/maggio. Nel frattempo, il prossimo 31 dicembre terminerà la validità delle misure eccezionali e temporanee previste dal Regolamento Ue) 1031/2014, emanato proprio per cercare di sostenere gli imprenditori agricoli danneggiati dalla chiusura del mercato russo”. Nella nuova proposta di regolamento comunitario, circolata in questi giorni, non si tiene conto del fatto che i prossimi mesi saranno determinanti per il comparto agrumicolo. La nuova assegnazione finanziaria agli Stati membri dovrebbe essere esclusivamente destinata alle ortive e ad altra frutta invernale.

“E’ vero – sottolinea Diana – che i volumi di agrumi italiani destinati al mercato russo non sono stati fino all’anno scorso eccessivi, ma è altrettanto vero che il grosso della produzione agrumicola comunitaria ed extracomunitaria, trovando chiuse le frontiere russe, si riverserà tutta nei mercati nazionali provocando grossi problemi così come successo recentemente per le clementine. Non è sbagliato prevedere un’invasione nei nostri mercati, e su quelli esteri in cui siamo già presenti, di oltre 7 mila vagoni di merce, di tutta quella che a causa delle sanzioni non potrà attraversare gli Urali”. Confagricoltura Sicilia chiede la sospensione degli accordi euro-mediterranei e del “green corridor” con l’Egitto, tornando a sostenere la necessità di rinegoziare i contenuti di questi accordi, introducendo una calendarizzazione delle importazioni al fine di non creare dannose eccedenze dal lato dell’offerta, ed una verifica degli standard qualitativi.

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