Politica

Conflitto in Siria, quinto round a Ginevra. Ancora braccio di ferro opposizione-Assad

Il quinto round di colloqui per una soluzione politica del conflitto in Siria si aprirà domani a Ginevra in un clima di scarso ottimismo: sono poche, infatti, le speranze di ottenere reali progressi, vista l’inflessibilità del regime di Damasco e dell’opposizione siriana. Nonostante l’ultima occasione, nel mese di febbraio, abbia contribuito a stabilire per la prima volta una chiara agenda – lotta al terrorismo, governance, Costituzione, elezioni -, l’effettiva attuazione di questo programma sembra eccessivamente ambizioso data la distanza tra le due parti, secondo quanto spiegato da numerose fonti diplomatiche. Ai negoziati di domani dovrebbero partecipare tutte le delegazioni già invitate per gli ultimi colloqui in Svizzera, secondo quanto confermato dall’inviato speciale per la Siria, Staffan de Mistura (foto sx). “Saranno dei colloqui per procura, sono esclusi negoziati diretti”, ha affermato una occidentale. De Mistura, che vuole che i quattro temi in agenda siano discussi “in parallelo”, sarà incaricato di “filtrare le cose e smussare gli angoli”. Ma il suo compito sarà difficile, ha aggiunto la fonte diplomatica, perché l’opposizione e il regime non sembrano disposti a fare concessioni. L’opposizione continua a chiedere la partenza del presidente siriano Bashar al Assad (foto dx) come fa ormai dal 2011; il capo dello Stato, da parte sua, si rifiuta di mettere sul tavolo del negoziato il suo futuro.

Damasco inoltre vuole che la “lotta al terrorismo”, termine con cui il regime designa gli avversari politici interni, sia discussa come tema prioritario. “Non c’è speranza a mio parere”, ha detto Thomas Pierret, specialista di Siria presso l’Università di Edimburgo. “Il regime continua a guadagnare terreno, non vi è alcun motivo perché faccia delle concessioni”. “Il regime non era disposto a compromessi quando stava perdendo militarmente, lo è ancora meno ora che sta registrando progressi”, ha sottolineato Noah Bonsey, del think tank International Crisis Group. Nel mese di dicembre, l’esercito ha strappato ai ribelli tutta la città di Aleppo, ottenendo la sua vittoria più importante. “Questi negoziati sono molto difficili”, ha confermato una fonte diplomatica francese. “L’opposizione è divisa e assistiamo da mesi a un lento regresso dei rapporti di forza in suo sfavore”. Le due parti in causa, inoltre, si accusano reciprocamente di mancanza di serietà in merito ai negoziati. “Ci sono poche speranze a causa della caparbietà dell’altra parte che non vuole davvero trovare una soluzione”, ha detto all’Afp Yehya Aridi, uno dei consiglieri dell’Alto comitato per i negoziati (Hcn) che riunisce i gruppi chiave dell’opposizione. Aridi ha accusato il regime di aver adottato un approccio che consiste nel “sottomettere” l’opposizione, ottenendo la resa di molte comunità ribelli dopo anni di bombardamenti e assedio.

Per Bassam Abu Abdallah, analista vicino al regime siriano, sono gli alleati regionali dei ribelli che cercano di ostacolare una soluzione. “Per la prima volta c’è una chiara agenda” a Ginevra, ha spiegato. “Ma ogni volta che c’è una svolta politica, i combattenti legati a potenze regionali portano nuovi attacchi”, ha insistito Abdallah, che è il direttore del Centro di Damasco per gli studi strategici. Il riferimento è soprattutto all’attacco condotto domenica da ribelli e jihadisti a Damasco, il più sanguinoso degli ultimi due anni. Le delegazioni delle due parti arriveranno già oggi a Ginevra. Il vice dell’inviato speciale dell’Onu, Ramzy Ezzeldin Ramzy, avrà il compito di accogliere i delegati, mentre De Mistura sarà impegnato in colloqui a Mosca e Ankara, due sponsor del cessate il fuoco in vigore in Siria dal 30 dicembre. Durante l’ultima seduta, la pressione russa sul regime siriano sembra aver dato i suoi frutti, dal momento che per la prima volta le autorità di Damasco hanno annunciato a Ginevra di essere pronti a discutere i tre temi politici stabiliti da De Mistura (governo, elezioni, Costituzione). In attesa che si chiariscano anche le intenzioni della nuova amministrazione Usa di Donald Trump. “La visione degli Stati Uniti non è ancora chiara e la soluzione in Siria sarà raggiunta solo con un accordo russo-americano”, ha commentato Abdallah.

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