Contemporaneo e moderno alla GAM di Milano: come mettersi in discussione

Contemporaneo e moderno alla GAM di Milano: come mettersi in discussione
23 novembre 2016

Il moderno nello specchio del contemporaneo; una collezione museale pubblica di fronte a due collezioni private. Sono queste le suggestioni di “La finestra sul cortile”, che Luca Massimo Barbero ha curato per la Galleria d’arte moderna di Milano attingendo a opere di grande valore delle collezioni Panza e Berlingieri. Alla presentazione è intervenuto anche l’assessore alla Cultura di Milano, Filippo Del Corno.

“Questa mostra – ci ha spiegato – realizza una tappa importante di un percorso più ampio che la Galleria di arte moderna sta sviluppando in questi anni, di grande apertura delle proprie sale, della propria collezione, al dialogo e in certi casi davvero alla contaminazione con i linguaggi più innovativi dell’arte contemporanea, ferma restando la grande e precisa consapevolezza della storia che c’è in un luogo come questo”. Così nelle sale della GAM ci si può imbattere, accanto ai dipinti ottocenteschi, in un’opera straordinaria di Richard Long, un cerchio di pietre di cinque metri di diametro posto proprio sotto il Parnaso dell’Appiani. Oppure restare nuovamente stupiti di fronte all’eleganza silenziosa dei tubi al neon di Dan Flavin, o ancora alla pulizia di linea degli interventi di Carl Andre. A sostenere tutto il progetto della GAM, dal 2013, c’è UBS, rappresentata dall’amministratore delegato per l’Italia dell’istituto bancario, Fabio Innocenzi. “Oggi apriamo un nuovo capitolo del nostro rapporto con la GAM – ci ha detto – perché la GAM diventa nuova: si è aperta questa finestra sul contemporaneo, su queste due bellissime collezioni, che sono esposte qui in dialogo con le opere della collezione permanente della GAM, facendo vivere un’esperienza nuova a Milano, ai visitatori e alle persone che amano l’arte”.

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L’esperienza di questa mostra diversa inizia con una carrozza impacchettata da Christo, prima opera commissionata dalla famiglia Berlingieri, e prosegue con i momenti concettuali di Joseph Kosuth – che definisce il silenzio – e di Lawrence Weiner, che occupa con le sue scritte misteriose le pareti della sala. E poi due grandi lavori materici di Richard Serra, e ancora la classicità ripensata da Giulio Paolini, la cui Saffo è circondata da vere sculture ottocentesche. Solo per citare alcuni nomi. E l’assessore Del Corno può, a questo punto, anche svelarci l’intento di secondo livello che anima un progetto di questo fascino e di questa portata: “Fare in modo che le attività espositive permanenti vengano anche messe in discussione dagli interventi temporanei”. Quando un’istituzione – e, per traslato, una città come la Milano di questi anni – si mettono in discussione è probabile che le cose siano destinate a migliorare ulteriormente.

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