Conti non pagati. Bomba da 56 miliardi

Conti non pagati. Bomba da 56 miliardi
6 aprile 2016

di Filippo Caleri

Italia Paese di morosi. Tra crisi e perdita di lavoro i cittadini non riescono più a onorare le scadenze. Le stime parlano di oltre 56 miliardi di crediti non saldati da famiglie e imprese. Si tratta di bollette, rate di piccoli prestiti personali e fidi accordati che non vengono saldati oppure pagati con grande difficoltà. Una mina che rischia di esplodere. Così, secondo i dati Unirec (l’Unione nazionale delle imprese di recupero, gestione e informazione del credito) nel 2014 i crediti a loro affidati sono aumentati del 16%, mentre i rientri hanno mostrato una tendenza in calo, attestandosi al 17,2%. Tradotto significa che il numero delle pratiche date in mano alla società di riscossione è in crescita così come la difficoltà di recupero.

I CREDITI Le pratiche di recupero crediti trattate nel 2014 secondo Unirec sono state 40,2 milioni. La maggior parte è riferita a rate scadute di prestiti, di finanziamenti di beni di consumo, canoni leasing e carte revolving che ammontano a 40,5 miliardi di euro. Mentre le utenze scadute di luce, gas, acqua e telefono valgono 12,8 miliardi. Infine ci sono in sospeso crediti commerciali e assicurativi per 2,9 miliardi. In generale l’importo medio del richiesto è di 1.385 euro. E quasi la metà dei debiti non pagati è concentrato in 4 regioni: Sicilia (14%), Campania (11%), Lombardia (15%) e Lazio (9%).

LE IMPRESE Una situazione che si ripercuote anche sulle imprese che, non ricevendo il flusso di cassa legato ai servizi offerti, sono in grande sofferenza. La Cgia di Mestre ha calcolato che, nel 2014, il 76% delle imprese aveva problemi di liquidità e il 39% non ha assunto nuovi dipendenti per la condizione di asfissia finanziaria nella quale si trovavano. “Serve un nuovo quadro normativo – spiega a Il Tempo, Antonio Persici, presidente dell’Oic (Osservatorio imprese e consumatori, centro studi del quale fanno parte numerose associazioni di consumatori aderenti al Cncu) -. Le attività di gestione e tutela del credito sono utili e necessarie sia per il creditore sia per il debitore. Il sistema Paese non funziona se chi assume obbligazioni non le onora”. Insomma la richiesta degli addetti del comparto è quella dei fissare principi base e regole generali, condivise con i consumatori, per tutelare chi è veramente in difficoltà ma anche per stanare i furbi che approfittano dei paletti imposti dalla legge per non saldare rate e bollette.

STOP AI FURBI “Il primo aspetto che va stabilito – precisa Persici – è che se il tasso di adempimento complessivo cresce, tutti pagano meno. Insomma la cosa importante è far passare l’idea che la società civile non può più consentire vita facile ai furbi”. Fissato questo assunto la conseguenza operativa è consentire, ad esempio, un più agevole cosiddetto “rintraccio” alle società di recupero crediti. “Il debitore che non onora gli impegni e cambia residenza è difficile da ritrovare. La legge sulla privacy pone dei paletti molto stringenti e di conseguenza l’azione di recupero del credito si depotenzia” sottolinea il presidente Persici. Che aggiunge che un altro freno alle attività è il contenzioso che spesso si attiva quando l’utente segnala eventuali comportamenti vessatori da parte degli operatori denunciando all’Autorità Garante inopportuni solleciti o forme di aggressione verbale nel colloquio telefonico con il debitore. “Qualche operatore forse è troppo invadente. Ma il problema si potrebbe superare con l’obbligatorietà della registrazione dei colloqui che intercorrono tra cliente e call center. Nessuno potrà così contestare l’evidenza”.

AIUTO A CHI NON CE LA FA Tra le proposte di regolamentazione, Persici propone anche iniziative a supporto di chi si trova in una situazione di disagio. “La missione del nostro Osservatorio è la ricerca del bene comune, una via equa per aiutare le parti nella ricerca di soluzioni che siano davvero vantaggiose per tutti. Pensiamo alle famiglie in cui la crisi ha portato via posti di lavoro e ridotto i salari: non si può ignorare questa situazione. Serve uno strumento ad hoc come un Fondo di solidarietà per quelli che non ce la fanno a pagare”. L’idea è quella di coinvolgere le aziende che erogano servizi e che hanno sensibilità etica. “Basterebbe una minima percentuale dell’importo di ogni bolletta, defiscalizzato, per alimentare un apposito fondo a sostegno di chi non ha mezzi per onorare rate e conti scaduti. Un comitato nel quale siedano i rappresentanti delle aziende e dei consumatori dovrebbe analizzare i casi di disagio e attingere da quello stanziamento per chiudere le partite aperte” spiega ancora Persici.

I RIMEDI Per fluidificare il sistema dei pagamenti in ritardo, vanno creati anche degli organismi di regolazione e controllo dell’attività con la partecipazione di aziende e consumatori. E, non ultimo, un forte intervento sulla formazione dei lavoratori che devono essere dotati di un codice di comportamento, con opportune sanzioni in caso di mancato rispetto, che regoli il contatto tra utente e operatori nel rispetto dei principi di correttezza, etica e trasparenza. Anche per questo “il 28 aprile, presso la Sala della Regina alla Camera dei Deputati, l’Osservatorio Imprese e Consumatori ha organizzato un evento sul credito nel corso del quale presenteremo un Codice di autoregolamentazione per le attività di tutela del credito: un’occasione importante per mettere a confronto tutti, Istituzioni, Politici, Associazioni di Consumatori e Imprese e trovare buone regole nel rispetto di tutti” conclude Persici.

 

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