Cop 26, 100 Paesi si impegnano a ridurre emissioni metano del 30%

Cop 26, 100 Paesi si impegnano a ridurre emissioni metano del 30%
2 novembre 2021

Oltre 100 paesi che rappresentano il 70% del Pil mondiale hanno aderito al “Global Methane Pledge”, l’iniziativa globale lanciata a settembre dagli Usa e dall’Ue per la riduzione delle perdite di metano nell’atmosfera durante l’estrazione, il trasporto e l’utilizzo del gas. L’annuncio è stato dato questo pomeriggio alla Cop26, la Conferenza Onu sul clima di Glasgow, dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e dal presidente americano Joe Biden. I paesi che aderiscono al “Global Methane Pledge” si impegnano a raggiungere l’obiettivo collettivo di ridurre le emissioni globali di metano di almeno il 30% rispetto ai livelli del 2020 entro il 2030, e a sviluppare e utilizzare le migliori metodologie disponibili per monitorare e quantificare le emissioni di metano, con particolare attenzione alle fonti ad alte emissioni. Si tratta di un importante contributo per mantenere l’obiettivo di limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi Celsius. I circa 100 paesi che hanno firmato finora l’impegno, che rappresentano tutte le regioni del mondo e comprendono sia nazioni sviluppate che paesi in via di sviluppo, sono responsabili di quasi la metà delle emissioni di metano di origine antropica.

Sono ancora assenti, però, fra i paesi aderenti all’iniziative, grandi economie come la Cina, l’India, la Russia e la Turchia. Inoltre, non figurano ancora nella lista tutti gli Stati membri dell’Ue (ne mancano otto: Repubblica ceca, Ungheria, Lituania, Lettonia, Austria, Polonia, Romania e Slovacchia). Sia von der Leyen che Biden hanno sottolineato che questa iniziativa permette di agire subito, con un effetto sul riscaldamento globale già nei prossimi anni, che non sarebbe possibile altrimenti. Come ha sottolineato John Kerry, l’inviato speciale per il clima del presidente Biden, il metano produce un effetto serra che è da 20 a 80 volte più potente rispetto a quello causato dallo stesso volume di CO2, ed è responsabile per circa 0,5 gradi centigradi dell’attuale aumento della temperatura globale di 1,1 gradi rispetto all’era pre-industriale. Per questo, diminuire le emissioni di questo gas è la strategia più rapida, e la migliore in termini di rapporto fra costo ed efficacia, per ridurre il riscaldamento globale. Una riduzione che, si calcola, se verrà rispettato pienamente il “Global Methane Pledge” potrebbe essere di almeno 0,2 gradi Celsius entro il 2050.

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Von der Leyen ha citato i dati del “Global Methane Assessment”, pubblicati dalla “Climate and Clean Air Coalition” e dal Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (Unep), secondo cui il raggiungimento dell’obiettivo del 2030 eviterebbe oltre 200.000 morti premature, centinaia di migliaia di visite al pronto soccorso per attacchi di asma, e oltre 20 milioni di tonnellate di perdite di raccolti all’anno entro quella data. “Quando si parla di azione per il clima – ha detto la presidente della Commissione -, guardiamo a due orizzonti: c’è quello della neutralità climatica entro la metà del secolo; e ce n’è uno più vicino, quello che sentiamo molto più urgente, del 2030. Abbiamo bisogno di grandi cambiamenti strutturali per raggiungere i nostri obiettivi per il 2050, ma – ha avvertito von der Leyen – non possiamo aspettare il 2050. Dobbiamo ridurre le emissioni velocemente. Il metano è uno dei gas con cui possiamo farlo più rapidamente, e questo rallenterà immediatamente il cambiamento climatico”.

“Le emissioni di metano – ha ricordato la presidente della Commissione – provengono da varie fonti: petrolio, gas, carbone, agricoltura e discariche. Questi settori hanno un potenziale diverso per l’azione a breve termine. Il maggior potenziale di riduzione delle emissioni è nel settore energetico”. “Per questo – ha annunciato von der Leyen – il mese prossimo la Commissione europea proporrà di regolamentare le emissioni di metano” nell’Ue. “Introdurremo delle regole per misurare, rendicontare e verificare le emissioni di metano, e norme per porre limiti alle pratiche del ‘venting’ e del ‘flaring’ (combustione in torcia e sfiato in atmosfera dagli impianti, ndr), e per rilevare le perdite e porvi rimedio”. Tutto questo “deve ovviamente essere supportato da una solida base scientifica e da una capacità di monitorare e calcolare le emissioni di metano. Ecco perché – ha concluso von der Leyen – la Commissione europea sostiene la creazione di un “Osservatorio Internazionale sulle Emissioni di Metano” indipendente, nel quadro del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente”.

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