Corona solare più calda della superficie, scienziati italiani scoprono perché

Corona solare più calda della superficie, scienziati italiani scoprono perché
14 settembre 2023

L’Italia dello Spazio risolve un possibile mistero, dopo decenni d’attesa, per spiegare come mai la corona solare è più calda della superficie. Il team di missione della sonda ESA-NASA Solar Orbiter, con un’accurata sequenza di manovre per una correzione d’assetto di circa 45 gradi (grazie ai sensori Made in Italy prodotti da Leonardo), è riuscito a sfruttare il supporto di un’altra sonda, il Parker Solar Probe e, per la prima volta in assoluto, ha potuto effettuare misure simultanee – da due diversi veicoli spaziali – della corona solare e delle sue proprietà.

La corona solare, infatti, è costituita da gas incandescente, il plasma, con una temperatura di circa un milione di gradi Celsius. Un mistero per gli scienziati perché la superficie del Sole è di “appena” 6.000 gradi. La corona dovrebbe essere più fredda della superficie, invece è 150 volte più calda. Ma ora c’è la possibile prova scientifica che conferma i sospetti di sempre. I risultati dello studio, pubblicati sulla rivista The Astrophysical Journal Letters e ottenuti dal team internazionale guidato dall’INAF, l’Istituto nazionale di astrofisica, a cui partecipano anche ricercatori dell’Università di Firenze, dell’Agenzia Spaziale Italiana e del Consiglio Nazionale delle Ricerche, indicano, infatti che sarebbero i fenomeni di turbolenza i principali responsabili del riscaldamento della corona solare fino a quelle temperature.

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Le osservazioni del coronografo Metis, realizzato per Inaf e Agenzia Spaziale Italiana da Thales Alenia Space e OHB Italia, hanno permesso di verificare come la turbolenza nell’atmosfera solare può effettivamente provocare un riscaldamento significativo del plasma nella corona. Con i movimenti del plasma, l’energia viene trasferita su scale sempre più piccole, arrivando a trasformarsi in calore. Nel caso della corona solare, inoltre, il fluido che la compone è anche magnetizzato e quindi l’energia magnetica immagazzinata è disponibile per essere convertita in calore. Naturalmente saranno necessarie ulteriori indagini prima di poter affermare che l’enigma è risolto, ma ora, grazie al lavoro dei ricercatori italiani, i fisici solari hanno a disposizione la prima misura scientifica di questo processo.

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