Coronavirus, Cimmino: “Quante cavolate del governo”

Coronavirus, Cimmino: “Quante cavolate del governo”
Luciano Cimmino
17 marzo 2020

Millequattrocento negozi in tutto il mondo “e che man mano stanno chiudendo tutti come già abbiamo fatto in Croazia, in Spagna, Inghilterra…”. E mille punti vendita in Italia con 2500 dipendenti invece già tutti a casa per il coronavirus. Parliamo della Pianoforte Holding, 300 milioni di fatturato, società nel settore abbigliamento a cui fanno capo i marchi Carpisa e Yamamay, presieduta da Luciano Cimmino, imprenditore napoletano, 75enne.

Come sta fronteggiando l’emergenza coronavirus l’Italia?

Rispetto il lavoro del governo, ma di cavolate… Per dirne una. Prima si fa il decreto e poi si mandano le forze dell’ordine a presidiare stazioni e scali? Abbiamo visto dei filmati che sembrano tratti da un film hollywoodiano quando a Milano si sono precipitati alla stazione Garibaldi fiumi di persone a decreto ancora non uscito per prendere il treno e andare a Sud con l’alto rischio di spargere il virus lì. Un contro esodo devastante”.

A proposito di decreto, è stato appena varato il “Cura Italia”.

C’è questa strana visione del governo, ovvero tutto quello che sta facendo si limita soltanto alle piccole e medie imprese, come se non ci fosse altro prima di arrivare ai colossi Eni, Leonardo. In mezzo c’è uno spazio enorme in cui ci sono centinaia di aziende come la nostra e che poi sono il nocciolo duro dell’economia italiana. Attenzione, tutto il rispetto per le Pmi che certamente vanno salvaguardate, ma il provvedimento mi sembra molto limitativo. Per chi fa retail, distribuzione come noi, attraverso negozi diretti nel provvedimento non c’è niente di specifico che riguarda il commercio. Bisogna sostenere tutte le imprese italiane senza distinzioni di fatturato”.

Sono stati stanziati 25 miliardi?

Inutile sparare sulla Croce Rossa, bisogna fare un esercizio di grandissima buona volontà e collaborazione. Ma di certo queste risorse non solo non bastano per arginare la drammatica situazione ma si disperdono in mille rivoli che, attenzione, sono tutti necessari ma ho la sensazione che il governo abbia varato una sorta di ‘Milleproroghe’ di fine anno. Come dire, bisogna accontentare tutti”.

Di che cifre si dovrebbe parlare?

Non so il paragone che possiamo fare con la Germania. Ma lì, il governo tedesco ha messo sul piatto 550 miliardi di euro e dati direttamente alle aziende in bonis, per fare un esempio. Poi, altra importante incognita è quanto tempo dovremmo restare chiusi. Nel nostro caso, se si tratta di un mese, due mesi va bene. Ma oltre avremmo grandissimi problemi. E siccome nessuno ha la sfera di cristallo per capire, la situazione è complessa. Non ho letto il decreto ufficiale. Ma c’è una questione che riguarda le banche e per la quale mi sono confrontato alcune ore fa proprio con un banchiere e che se non risolta in sede europea le Pmi avranno difficoltà a ottenere le risorse”.

Ci spieghi.

Nel decreto è previsto un aiuto delle banche alle imprese. E a tutt’ora, le banche non sanno se questo aiuto dovranno darlo in bonis perché, viceversa, verrebbero ‘penalizzate” esse stesse secondo i parametri della Banca centrale europea, dovendo erogare dei fidi straordinari. E questo porterebbe alle stesse banche a fare una scelta nel dare le risorse a un’impresa rispetto a un’altra. In altre parole, per gli istituti di credito si dovrebbero fare le stesse aperture che Bruxelles ha fatto per lo sforamento del deficit di bilancio”.

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