Coronavirus, Cina: decessi continuano a calare

10 marzo 2020

E dalla Cina arrivano buone notizie: la giornata di oggi 10 marzo ha registrato il numero di decessi più basso dall’inizio dell’epidemia. Ci sono 17 vittime, tutte nella provincia di Hubei. Questo porta il numero totale delle vittime del Coronavirus finora in Cina a 3.136, a fronte di circa 80mila contagiati accertati. La strategia dell’isolamento sembra aver funzionato. Ci sono 19 nuovi casi diagnosticati, 17 decessi, tutti nella provincia di Hubei, ha detto il portavoce della Commissione nazionale di Sanità Mi Feng. Ci sono altri 36 casi presunti e 1.297 guariti che sono usciti dall’ospedale. Ci sono in Cina ancora quasi 18mila ricoverati, di cui 4700 in condizione critica; i guariti e dimessi dall’inizio dell’epidemia sono quasi 60mila.

In sostanza, la vittoria sul coronavirus è “vicina”. Così oggi i media di stato cinesi hanno sintetizzato la situazione che vede il numero di nuovi contagi ai livelli minimi, tanto che il presidente Xi Jinping ha fatto una cosa che finora non si era azzardato a realizzare: una visita e Wuhan, l’epicentro dell’epidemia. L’arrivo di Xi a Wuhan ha un importante valore simbolico ed è stato trattato come un evento fondamentale dai media di stato cinese. Sull’agenzia di stampa ufficiale Xinhua è stato evidenziato come Wuhan sia il luogo “decisivo” nella battaglia contro il coronavirus. “Una vittoria a Wuhan è una vittoria per lo Hubei e una vittoria in Hubei è una vittoria per la Cina”, ha spiegato la Xinhua in un commento, “La battaglia continua – si legge in un altro commento – ma la vittoria è vicina”. In effetti il bollettino odierno sui nuovi contagi è estremamente incoraggiante.

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A parte due contagi “di ritorno” (uno dalla Gran Bretagna e l’altro dalla Spagna via Hong Kong), si sono registrati solo 17 nuovi positivi, tutti esclusivamente a Wuhan. Purtroppo ci sono stati anche 17 decessi, tutti nella provincia di Hubei il cui capoluogo è Wuhan. In tutto il bilancio cinese dell’epidemia è a oggi di 3.136 morti, con un totale di contagiati confermati di 80.754. Wuhan rappresenta, insomma, l’ultima frontiera da conquistare. E la meta è vicina, come dimostra il fatto che oggi sia stato chiuso l’ultimo ospedale provvisorio allestito per trattare i malati con sintomatologia lieve. Pechino aveva convertito nella città-epicentro centri congressi e stadi per concentrare le persone con sintomi e trattarli, separandoli dal resto della popolazione. Il declino dell’epidemia però apre un’altra battaglia: quella del ritorno alla normalità. I danni economici causati dalla lunga reclusione di una città di 10 milioni di abitanti, in una provincia anch’essa trasformata in zona rossa con decine di milioni di persone, sono enormi. Ora c’è la ripartenza da programmare e lanciare.

“Dobbiamo sostenere pienamente le aziende che hanno una catena globale di esportazioni, i progetti ingegneristici e le aziende agricole affinché ritornino al lavoro. Dobbiamo assistere le altre compagnie a riprendere gradualmente i loro business in un momento sicuro e gestibile”; ha segnalato Ying Yong, il capo ad acta per Partito comunista cinese per lo Hubei, che ha rilevato il posto dei precedenti dirigenti, tutti silurati per la prima fase fallimentare della gestione dell’epidemia. Anche perché – bisogna ricordarlo – prima del successo di oggi ci sono state le defaillance, anche gravi, di ieri.

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