Politica

Crisi di governo, Salvini (ri) corregge la rotta: via Conte e ragioniamo

La frase arriva un po’ a sorpresa, durante un punto stampa davanti all’agenzia delle Entrate. “Noi diremo a Mattarella no a questo teatrino, al mercato delle vacche e a un reincarico a Conte, quando non ci sarà più questo signore a Palazzo Chigi, ragioneremo di tutto il resto”. Dopo aver detto per giorni che l’unica strada per uscire dalla crisi era quella di ridare la parola agli italiani, Matteo Salvini corregge parzialmente la rotta e non esclude scenari alternativi. “Certo, mi risulta complicato lavorare con quelli che vogliono cancellare Quota 100. Ma se qualcuno ci dà una mano a tagliare le tasse e ad aiutare le famiglie, noi ci sediamo al tavolo con tutti”. Lascia volutamente generico il perimetro dell’interlocuzione, anche se poi aggiunge: “un governo col Pd per me è impossibile”.

Ma il punto è il segnale e quello è stato lanciato. Il leader della Lega ha capito che questo era il momento di essere meno tranchant, anche per rassicurare chi nella coalizione considera il parlare solo e unicamente di elezioni come un favore a Conte. E fare fuori il presidente del Consiglio è diventato adesso l’obiettivo principale dell’ex ministro dell’Interno. D’altra parte, nel Carroccio, c’è notoriamente una corrente di pensiero, che fa capo a Giancarlo Giorgetti ma che arruola anche Luca Zaia, che spinge per un governo di unità nazionale. Sul punto, Salvini resta vago. “Il problema – dice – non sono i nomi, per fare cosa? Se si mette al centro la riduzione delle tasse e l’apertura dei cantieri, Ponte Messina, salvataggio Ilva, rilancio Alitalia e Mps, noi ci siamo”.

Di governo di unità nazionale parla, e non da ora, Silvio Berlusconi che finora ha sempre tenuto il piede in due scarpe – quella del voto e quella di un nuovo esecutivo – per cercare di tenere incollati i due tronconi in cui è ormai divisa Forza Italia. Mara Carfagna non ha mai chiuso il canale di comunicazione con Giovanni Toti: il progetto di un soggetto moderato è per ora solo nel freezer ma pronto a essere scongelato se davvero il Cavaliere dovesse imboccare la via del sovranismo senza ritorno. Il Governatore della Liguria, dal canto suo, con i suoi tre senatori continua a suggerire la necessità di un governo allargato, non disdegnando nemmeno l’ipotesi della cosiddetta maggioranza Ursula. Ma per quella sarebbe necessario un cenno di Forza Italia e, per ora, Antonio Tajani nega decisamente che sia nei progetti del Cavaliere.

Insomma, nel centrodestra ci sono cento sfumature di crisi di governo anche se venerdì andranno tutti insieme al Quirinale con una delegazione composta da ben 12 persone (tra i quali non si sa ancora se ci sarà l’ex premier). Un ragionamento che vale per tutti, tranne che per Giorgia Meloni, che non ha mai cambiato idea. “Questi signori – sostiene – continuano a ripetere che sarebbe da irresponsabili andare al voto nella fase in cui ci troviamo, eppure in piena crisi hanno paralizzato per mesi l’intera nazione per i loro litigi, le beghe di palazzo e le ignobili compravendite di poltrone. Ma chi credono di prendere in giro? Elezioni subito”. askanews

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