Economia

Auto, crollo della produzione stabilimenti Stellantis: il peggior dato dal 1956

Un autentico terremoto industriale sta scuotendo il settore automobilistico italiano. Il primo trimestre del 2025 si chiude con un dato drammatico: la produzione di auto e veicoli commerciali negli stabilimenti italiani di Stellantis registra un crollo vertiginoso del 35,5%, il peggior risultato dal lontano 1956. A sottolineare la gravità della situazione è stato Ferdinando Uliano, leader della Fim-Cisl, durante la presentazione del report trimestrale della categoria.

I numeri da brivido

Nello stabilimento torinese di Mirafiori, storico baluardo dell’industria automobilistica italiana, i volumi produttivi sono precipitati a 9.860 unità, contro le 12.680 dello stesso periodo del 2023, con una flessione del 22,2%. Quasi tutta la produzione attuale (9.790 unità) è concentrata sul modello 500 BEV, mentre la produzione Maserati si riduce a sole 70 unità, praticamente prossima all’azzeramento rispetto alle 10.000 registrate negli anni di punta.

La situazione non migliora nel sito modenese, dove la produzione Maserati ha subito un crollo del 71,4%, attestandosi a soli 30 veicoli nel primo trimestre. “È una situazione disperata”, ha dichiarato Uliano, che accusa: “Sono stati commessi errori enormi”. La mancata definizione di una strategia chiara per i modelli e i volumi di Maserati pesa come un macigno sul futuro dell’iconico marchio italiano.

La questione Maserati: una caduta inarrestabile

L’uscita di produzione dei modelli Levante, Ghibli e Quattroporte ha aggravato ulteriormente la crisi. Secondo il sindacato, Stellantis deve urgentemente chiarire quale sarà il destino del brand. In ballo c’è anche il progetto di creare un polo di alta gamma coinvolgendo la Motor Valley emiliana. Ma finora, lamenta il sindacalista, “non abbiamo avuto indicazioni concrete. Per noi è fondamentale che questo progetto non riguardi solo Modena, ma coinvolga tutti gli impianti dove vengono prodotte Maserati”.

Altro tema spinoso è quello dello spostamento di produzione da Mirafiori a Modena, ipotesi che alimenta timori e tensioni tra i lavoratori. “Non abbiamo ricevuto comunicazioni ufficiali – ha precisato Uliano – ma stiamo chiedendo di mantenere le due linee produttive a Mirafiori”. Una richiesta che riflette la preoccupazione per il futuro occupazionale di migliaia di dipendenti.

I dazi Usa: un ulteriore colpo al settore

Se i numeri già parlano chiaro, il quadro potrebbe complicarsi ulteriormente con l’introduzione dei dazi statunitensi sui veicoli europei. Secondo Uliano, questa misura rappresenta una minaccia esistenziale per l’industria automobilistica italiana. “I dazi aggraveranno ulteriormente la situazione”, ha ammonito, sottolineando come il mercato americano sia cruciale per le esportazioni italiane.

Una crisi strutturale

Il calo della produzione non è solo frutto di fattori contingenti, ma evidenzia una crisi strutturale del settore. La transizione verso l’elettrificazione, seppur necessaria, sta mettendo sotto pressione gli stabilimenti tradizionali, incapaci di adeguarsi rapidamente ai nuovi standard tecnologici e di mercato.
Stellantis, che nel 2021 aveva promesso investimenti e rilanci, sembra ora navigare in acque sempre più tempestose. La domanda è: quanto tempo resta prima che l’onda d’urto si abbatta definitivamente su lavoratori e territori?

L’appello del sindacato

La Fim-Cisl lancia un appello accorato al governo e alla dirigenza di Stellantis: “Serve un piano industriale chiaro e ambizioso, che guardi al futuro senza abbandonare il patrimonio di competenze e professionalità accumulato negli anni”. Senza interventi urgenti, il rischio è che interi distretti industriali vedano cancellata la loro storia centenaria.

Il primo trimestre del 2025 segna uno spartiacque per l’industria automobilistica italiana. Con un calo del 35,5%, il peggior dato dal 1956, il Paese si trova di fronte a una sfida epocale. Tra dazi internazionali, transizione ecologica e incertezze strategiche, il destino degli stabilimenti Stellantis e dei loro lavoratori pende letteralmente a un filo. Ora più che mai, serve leadership e visione per evitare che un pezzo fondamentale del Made in Italy vada perduto per sempre.

Pubblicato da
Giuseppe Novelli