Cuneo fiscale, Renzi contro Morando e Calenda

Renzi sa che su fisco e lavoro si gioca tutto. Bruxelles dopo aver bocciato la manovra del governo Letta perché giudicata insufficiente per ridurre il debito, ora attende che gli annunci del premier si traducano in fatti normativi. Renzi non può permettersi un flop. Se riuscirà a convincere le cancellerie europee che è in grado di far ripartire l’economia e quindi di scongiurare una manovra restrittiva per far calare il deficit (come in modo implicito ha chiesto la Commissione europea) allora al prossimo Consiglio europeo potrà indurre Bruxelles e la Germania a essere meno pignola verso l’Italia.

In questo fine settimana i tecnici del ministero dell’Economia sono al lavoro per preparare il pacchetto di misure da varare nel Consiglio dei ministri di mercoledì prossimo. Il nodo delle coperture non è ancora stato sciolto completamente. Lo stop della Commissione europea all’utilizzo dei fondi comunitari come copertura per gli sgravi fiscali invece che per investimenti, è piombato come una doccia ghiacciata a pochi giorni dalla riunione del governo. Significa infatti dover trovare altrove le risorse per il taglio del cuneo fiscale che Renzi vorrebbe in modo importante.

Secondo indiscrezioni, quella di concentrare tutte le risorse (dieci miliardi) sul taglio dell’Irpef sarebbe solo una delle ipotesi in campo. Si starebbe ancora valutando la possibilità di intervenire sul carico fiscale che pesa sulle imprese. E in questa direzione spinge anche una parte del governo. Sia il vice ministro dell’Economia, Enrico Morando, che il vice ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, chiedono di puntare sul taglio dell’Irap. L’orientamento sarebbe comunque quello di indirizzare l’intervento su una sola misura: destinare tutti i 10 miliardi agli sgravi ai lavoratori (quasi 80 euro in più in busta paga per chi guadagna fino a 25mila euro) o ridurre di circa il 30% l’imposta regionale sulle attività produttive.

Per la caccia alle coperture la via è stata indicata dal ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan. La metà delle risorse dovrebbe arrivare dalla spending review mentre per il resto si potrà contare sulle entrate una tantum come il rientro dei capitali detenuti all’estero, una somma ancora difficile da valutare. Il decreto all’esame della Commissione Finanze della Camera rischia però una battuta d’arresto e per non farlo decadere il governo potrebbe far confluire i contenuti in un disegno di legge alternativo da depositare la prossima settimana. L’ipotesi di tagliare l’Irpef, con benefici in busta paga di circa 100 euro per i lavoratori, piace ai sindacati. “Se il Governo ha davvero deciso di concentrare i dieci miliardi di euro per ridurre le tasse ai lavoratori e ai pensionati sarebbe un segnale molto positivo e ne saremmo contenti”, commenta il leader della Cisl, Raffaele Bonanni.

Sulla stessa linea il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti: “Se fossero confermate le indiscrezioni sul taglio di 10 miliardi di Irpef, finalmente avremmo un presidente del Consiglio che mantiene la sua parola. Gli consigliano di metterli in busta paga tutti in un’unica soluzione”. Per il segretario confederale della Cgil, Danilo Barbi, “se ci fosse una riduzione significativa concentrata su redditi da lavoro e da pensione, sarebbe sicuramente un fatto positivo e importante. Non deve avvenire però con la riduzione dell’aliquota ma con l’aumento delle detrazioni per essere sicuri di non avvantaggiare involontariamente gli evasori fiscali”. Il taglio del cuneo potrebbe essere quindi il piatto forte del menu di mercoledì ma il pacchetto di provvedimenti in preparazione si preannuncia corposo. L’esecutivo intende infatti accelerare anche sul processo di pagamento dei debiti della pubblica amministrazione nei confronti delle imprese. Il decreto, riferiscono fonti di governo, è a uno “stadio avanzato”.

Come annunciato dallo stesso Renzi, dovrebbe scendere in campo la Cassa Depositi e Prestiti che dovrebbe ricorrere a emissioni di debito e aumentare il sistema di garanzie. Si implementerebbe il meccanismo già delineato nella legge di Stabilità che estende il raggio d’azione della Cassa. In particolare la finanziaria prevede che sui debiti scaduti e certificati sia messa una garanzia dello Stato. Sulla base della garanzia il sistema bancario potrebbe rilevare i crediti dando liquidità alle imprese. Le pubbliche amministrazioni si ritroverebbero come creditore le banche e potrebbero ristrutturale il debito con gli istituti di credito su base pluriennale. Nel caso, invece, di morosità le banche potrebbero cedere il credito alla Cdp che potrebbe ristrutturalo su base più lunghe. Mercoledì saranno anche presentati il piano governativo sul lavoro, il cosiddetto “Jobs act”, e il piano casa e dovrebbero essere sbloccati 2 miliardi per l’edilizia scolastica. (Il Tempo)

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