Dalla Cgil alla guida di Fastweb. Il socialista diventato liberale

Dalla Cgil alla guida di Fastweb. Il socialista diventato liberale
Gli ex premier, Giuliano Amato (s) e Bettino Craxi
25 gennaio 2018

Ha vissuto decenni nei palazzi del potere. Più di venticinque anni tra ministeri, Confindustria e gruppi commerciali. In altri termini, per Stefano Parisi, la stretta convivenza con la politica è certificata. Ma non il suo ruolo da leader politico. Certo, non è quel tipo che ama i riflettori, un amore indispensabile per un leader politico. Ma che Silvio Berlusconi ha contribuito a non far spiccare il volo al suo ex delfino, non c’è dubbio. Infatti, il leader di Fi, a volte, ha lasciato più spazio del dovuto ad alcuni suoi principali consiglieri, generando una serie di ostacoli lungo il percorso politico di mister Chili. Ma andiamo con ordine. Socialista di sinistra, fin dagli studi universitari, Parisi è vicino a Bettino Craxi. Negli anni Settanta è vicesegretario del Nucleo universitario socialista a Roma e poi, sempre in area socialista, diviene membro dell’Ufficio studi della Cgil. Il grande salto nel 1984, a soli 28 anni, quando arriva al ministero del Lavoro come capo della segreteria tecnica di Gianni De Michelis, che lo conferma nello stesso ruolo anche quando il leader socialista passa agli Esteri. Il dottore in Economia e commercio, comincia a gettare le fondamenta del suo futuro. E, in questo, s’è dimostrato un buon costruttore, data la sua ricca e prestigiosa carriera. Nel 1992, al tramonto della prima Repubblica, Parisi consolida ancor più i sui pilastri, approdando a Palazzo Chigi con Giuliano Amato, quale responsabile del dipartimento economico della presidenza del Consiglio dei ministri. Resta sulla stessa poltrona, vedendo passare ben cinque premier: nel 1993 Carlo Azeglio Ciampi, poi Berlusconi, Lamberto Dini e infine Romano Prodi. Alla metà degli anni Novanta, dai palazzi romani a quelli meneghini il passo è breve. Parisi, infatti, assume il ruolo di city manager della prima giunta guidata da Gabriele Albertini, famosa per il “patto per Milano” sulla flessibilità che segnò uno storico strappo proprio con la Cgil.

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È una novità assoluta, la figura del city manager e nasce con la riforma della pubblica amministrazione firmata da Franco Bassanini. Con il ventunesimo secolo, arriva l’incarico a direttore generale di Confindustria ai tempi della presidenza di Antonio D’Amato. Tempo quattro anni, però, l’ex Cgil, diventa amministratore delegato e direttore generale di Fastweb. Carriera sempre più consolidata. E rapporti politico-imprenditoriali sempre più ramificati sul territorio. E siamo nel 2012, momento in cui Parisi assume la guida di Chili Tv, società attività nella diffusione di contenuti multimediali. Il “battesimo” in politica arriva nel 2016, quando Berlusconi, lo candida sindaco di Milano per il centrodestra. Una candidatura che non smentisce la tradizione della stessa coalizione, in quanto arriva a poche settimana dalle urne. E, nonostante ciò, al primo turno Parisi si afferma col 40,8 % dei voti. La cronaca poi ci dice della vittoria di Giuseppe Sala. Comincia a gustare la politica, l’ex city manager. E così, finita l’esperienza delle amministrative, a novembre dello stesso anno, Parisi fonda “Energie per l’Italia”, un movimento collocato idealmente nel centrodestra e ideologicamente ispirato al liberalismo ed al popolarismo. E’ l’inizio di un percorso pieno di tornanti e ripide salite. Infatti, da nuovo delfino di Berlusconi, dopo un lungo tour per l’Italia a portare avanti il nuovo progetto e alimentando di fatto la sua leadership del centrodestra, alla fine si è ritrovato con un pugno di mosche in mano. La paura dei colonnelli azzurri, in pratica, è prevalsa. Quindi, Parisi out. E, nonostante tutto ciò, ora torna in pista per la poltrona da governatore del Lazio.

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