La scintilla è scoccata durante l’esame delle disposizioni sul consenso informato in ambito scolastico. Il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha preso la parola accusando le minoranze di diffondere “balle” sul provvedimento. “Sono indignato perché è stato sfruttato un tema così delicato come quello dei femminicidi”, ha scandito, “indignato che voi abbiate detto che questa legge impedisce la lotta contro i femminicidi. Voi lo avete affermato: vergognatevi!”. Il ministro ha rivendicato l’introduzione nei programmi dell’educazione “alle relazioni e al rispetto verso la donna”, definendola “la vera affettività”. L’Aula ha reagito immediatamente con veemenza.
Dai banchi del Partito Democratico (PD), Andrea Casu ha chiesto un richiamo al regolamento: “Possiamo avere idee differenti ma il rispetto è dovuto a tutti e da tutti. Ministro assuma il contegno degno di un ministro”. Gli ha fatto eco Marco Grimaldi (Alleanza Verdi e Sinistra, AVS), che ha definito l’esordio del ministro “arrogante”, chiedendo scuse formali: “Lei ha alzato i toni… È venuto qui a insultarci”. Dure critiche anche da Riccardo Magi (+Europa), che ha definito Valditara “un cattivo maestro” che “usa modi rabbiosi”. La vicepresidente della Camera, Anna Ascani, è intervenuta ripetutamente per richiamare all’ordine i deputati di entrambi gli schieramenti.
Al centro della contesa c’è il disegno di legge (DDL) che introduce il consenso obbligatorio dei genitori per le attività scolastiche extracurricolari sull’educazione affettiva e sessuale. Già prima dello scontro, Alessandro Zan (PD) aveva denunciato l’intento come una “censura dell’educazione sessuo-affettiva”. Tesi contestata da Valditara, che ha citato l’Articolo 1, comma 4, assicurando che restano “ferme le indicazioni nazionali”. Per le opposizioni, però, la norma è un passo indietro. Valeria Valente (PD) e Daniela Morfino (Movimento 5 Stelle, M5S) hanno parlato di “oscurantismo” e “scuola del sospetto”, mentre Nicola Fratoianni (AVS) ha definito il provvedimento “un disastro”.
Dopo i richiami della presidenza, il ministro ha tentato di abbassare i toni, pur senza ritrattare: “Le mie affermazioni erano politiche, non personali. Mi dispiace se qualcuno di voi si è sentito offeso”. Ha poi ribadito che il DDL “non indebolisce in alcun modo la lotta contro la violenza di genere”, ma anzi la rafforza. Valditara ha quindi citato dati secondo cui, da settembre 2024, il 70% degli istituti superiori avrebbe registrato “un netto miglioramento nei comportamenti degli studenti” dopo i corsi di educazione al rispetto. “Tutto quello che avete detto non è nel testo di legge. Il resto sono balle”, ha concluso.
Il clima non si è placato. Quando Valditara ha annunciato di dover lasciare l’Aula per un impegno istituzionale, le opposizioni hanno protestato nuovamente. “Davvero disonorevole… mi vergogno io per il ministro”, ha attaccato Sara Ferrari (PD), lamentando l’assenza del ministro in commissione femminicidio. A difesa della maggioranza sono intervenuti Simonetta Matone (Lega) e Mauro Malaguti (FdI). È intervenuta anche l’ex ministra Mariastella Gelmini (Noi Moderati), sottolineando la necessità di “un’alleanza scuola-famiglia tutta da rafforzare”. Le opposizioni hanno quindi chiesto una sospensione dei lavori. La conferenza dei capigruppo ha stabilito che l’esame del provvedimento riprenderà domattina alle 9.30.