Debito Grecia, possibile compromesso con Ue da 32 mld

La fuga dai bond govermativi greci prosegue senza pausa ma L’Ue, che non vuole sentir nemmeno parlare di una nuova nuova ristrutturazione del debito, potrebbe chiudere un accordo per dare ad Atene una sostanziosa boccata d’ossigeno. Gli investitori che l’anno scorso acquistarono 3 miliardi di bond greci a cinque anni si stanno curando le ferite. Il titolo venne emesso con un rendimento del 4,75% nell’aprile del 2014, la prima emissione a lungo termine di Atene dall’inizio della crisi.
Acquistandolo oggi si ottiene un rendimento del 15%. Sul mercato del reddito fisso infatti il quinquennale greco vale appena 70,74 centesimi rispetto ai 100 centesimi dell’emissione, una perdita secca del 30%.

Il titolo a dieci anni emesso all’inizio del 2013 con scadenza 2023 (1,8 miliardi l’ammontare) presenta una quotazione quasi dimezzata a 52 centesimi con un rendimento che oggi supera di nuovo l’11% mentre il triennale tocca il massimo storico oltre il 19%. Senza la rete di protezione dei paesi euro la Grecia rischia di tornare alla preistoria in pochi mesi.

In questo scenario apocalittico, guardando i mercati finanziari, il nuovo governo greco ha iniziato la serie di incontri sul palcoscenico europeo per cercare un accordo che allenti la morsa dell’austrità e al tempo stesso non metta in discussione l’ingente pacchetto di aiuti erogato dai partner europei.

Dopo i commenti di rito sulla volontà di collaborazione tra Europa e Atene dovrà essere Alexis Tsipras ad avanzare concrete proposte alle istituzioni europee e ai principali partner del club dell’euro. L’unico punto fermo è che da Bruxelles alle varie cancellerie europee non vogliono sentir parlare di una nuova ristrutturazione del debito dopo l’haircut da 100 miliardi di euro. Anche perché oggi il principale creditore nei confronti dello Stato greco è il fondo salva stati europeo ESM con 140 miliardi di euro erogati (restano ancora 1,8 miliardi da trasferire ad Atene).

Il maxi-prestito già nel 2012 è stato modificato allentando le condizioni. In particolare Atene non pagherà gli interessi per i prossimi 10 anni su un prestito che ha una durata media di 30 anni e che terminerà solo nel 2054. Il tasso di interesse applicato è appena un punto base sopra il costo della raccolta da parte del fondo europeo ed è meno della metà degli interessi che la Grecia deve riconoscere alla quota di prestiti ottenuti dal Fondo Monetario Internazionale.

Da alcune settimane si ipotizzano varie ipotesi per un nuovo accordo tra il governo Tsipras e la troika (anche se il nuovo governo non intende discutare con la troika ma solo con i partner europei). Esistono margini per un accordo ma sono piuttosto esigui. Non è ipotizzabile che i paesi euro intendano accollarsi perdite per l’esposizione con la Grecia. Alcuni studi calcolano che i partner europei possano concedere un allungamento delle scadenze e un abbassamento dei tassi di interesse per un ammontare massimo di 32 miliardi di euro senza incorrere in perdite.

In dettaglio potrebbe essere ridotto a zero lo spread sull’Euribor che regola i 52,9 miliardi di prestiti bilaterali concessi dai paesi euro alla Grecia nel 2010 nell’ambito del primo programma di aiuto. Con questa misura il costo del prestito per Atene verrebbe ridotto di 6,4 miliardi di euro. Un eventuale allungamento di 10 anni dei prestiti bilaterali (che scadranno nel 2041) farebbe risparmiare altri 8,4 miliardi di spesa per interessi. Poi c’è il programma Efsf da 141,8 miliardi. Un abbassamento del tasso di interesse non è ipotizzabile. La Grecia infatti paga appena un punto base in più sui costi di raccolta del fondo europeo. Un allungamento di dieci anni invece farebbe rispariarmare alla Grecia altri 15 miliardi. In totale dunque le tre misure valgono 31,7 miliardi di euro (17% del pil greco per il 2015) senza provocare perdite per i creditori.

Già oggi le condizioni applicate dai paesi euro per il piano di aiuti alla Grecia è estremamente vantaggioso rispetto a quelle iniziali. Il primo programma da 53 miliardi del 2010 pevedeva infatti un tasso di interesse pari all’Euribor maggiorato di 300 punti base per i primi tre anni e 400 punti per i successivi. Nel 2011 il tasso è stato ridotto in modo retroattivo di 150 punti base per arrivare a 50 punti base nel novembre del 2012. Al tempo stesso la scadenza del prestito è stata allungata di 15 anni al 2041. E’ evidente che i margini di manovra per un nuovo miglioramento delle condizioni sono angusti e qualche membro del club dell’euro potrebbe riprendere il dossier “Grexit”.

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