L’Istat gela le attese, crescita zero. Debito pubblico, altro massimo storico. Il vice ministro: “Preoccupante”

L’Istat gela le attese, crescita zero. Debito pubblico, altro massimo storico. Il vice ministro: “Preoccupante”
12 agosto 2016

di Maurizio Balistreri

euro crisi monetaSul lungo week-end di Ferragosto arriva una notizia che gela le attese di una robusta ripresa dell’economia tricolore. Il Pil del secondo trimestre è rimasto invariato rispetto al trimestre precedente mentre su base annuale la crescita è stata pari a +0,7%. E’ quanto indica l’Istat nella stima preliminare. Si tratta di una frenata rispetto al I trimestre quando la variazione del Pil era stata pari a +0,3% su base congiunturale e +1,0% su base annuale. La variazione congiunturale, scrive l’Istat, è la sintesi di un aumento del valore aggiunto nei comparti dell’agricoltura e dei servizi e di una diminuzione in quello dell’industria. Dal lato della domanda, vi è un lieve contributo negativo della componente nazionale (al lordo delle scorte), compensato da un apporto positivo della componente estera netta. Il secondo trimestre del 2016 ha avuto una giornata lavorativa in più del trimestre precedente e una giornata lavorativa in più rispetto al secondo trimestre del 2015. Nell’ipotesi di crescita nulla nei due prossimi trimestri, la variazione del Pil acquisita per il 2016, spiega l’Istat, è pari a 0,6%. Nelle altre tre maggiori economie dell’Unione europea, il Pil del secondo trimestre ha registrato una variazione annuale pari a +2,2% in Gran Bretagna (prima di Brexit), +1,4% in Francia e +1,8% in Germania.

Altra mazzata arriva dal debito pubblico che fa registrare un ennesimo nuovo massimo storico. A giugno il debito pubblico si è attestato a 2.248,8 miliardi, in aumento di 7 miliardi rispetto al mese precedente. Numeri implacabili pubblicati nel Supplemento al Bollettino Statistico “Finanza pubblica, fabbisogno e debito” da Bankitalia. L`incremento, spiega Palazzo Koch, del debito è inferiore a quello delle disponibilità liquide del Tesoro (19,8 miliardi, a 92,5 miliardi), riflettendo l`avanzo di cassa (12,0 miliardi) e l`effetto complessivo dell`emissione di titoli sopra la pari, della rivalutazione dei titoli indicizzati all`inflazione e della variazione del tasso di cambio dell`euro (0,8 miliardi). Con riferimento ai sottosettori, il debito delle Amministrazioni centrali è aumentato di 9,3 miliardi, quello delle Amministrazioni locali è diminuito di 2,3 miliardi. Nei primi sei mesi del 2016, il debito delle Amministrazioni pubbliche è aumentato di 77,2 miliardi. L`incremento riflette il fabbisogno (24,8 miliardi) e l`aumento delle disponibilità liquide del Tesoro (56,8 miliardi); complessivamente gli effetti dell`emissione di titoli sopra la pari, della rivalutazione dei titoli indicizzati all`inflazione e della variazione del tasso di cambio dell`euro hanno ridotto il debito per 4,4 miliardi.

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IL VICE-MINISTRO Il governo presentera’ il 27 settembre la nota di aggiornamento del Documento di Economia e Finanza, “a quel punto vedremo in che situazione ci troveremo. Non c’e’ dubbio che sulla base di questi dati appare difficile conseguire l’obiettivo di crescita che era fissato nei documenti di finanza pubblica per il 2016, cioe’ l’1,2%, e quindi, inevitabilmente, sara’ possibile che si determinino maggiori difficolta’ nella definizione delle scelte”. Lo dice il vice-ministro dell’Economia, Enrico Morando (foto home), aggiungendo che “la situazione che viene messa in evidenza dal dato che riguarda l’andamento dell’economia E’ certamente preoccupante”. “Per quello che riguarda l’andamento dell’economia – dice Morando commentando il dato sulla crescita zero del Pil italiano nel secondo trimestre di quest’anno e il nuovo record del debito pubblico – e’ dall’autunno scorso che ripetiamo che il contesto internazionale in cui ci collochiamo e’ diventato piu’ incerto e l’incertezza e’ la nemica fondamentale della crescita. Quindi tutto cio’ determina un ulteriore rallentamento del ritmo di crescita, che era gia’ gracile e molto fragile di suo. Per quello riguarda il volumo globale del debito non mi pare ci siano sorprese. Siamo relativamente tranquilli sul fatto che l’obiettivo che ci siamo dati per il 2016 e per il 2017 possa essere conseguito anche attraverso operazioni di privatizzazioni, cioe’ di cessione di patrimonio pubblico, che abbiamo quantificato puntualmente anche in termini di obiettivo”.

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Secondo il vice-ministro dell’Economia “E’ certamente preoccupante la situazione che viene messa in evidenza dal dato che riguarda l’andamento dell’economia, in un contesto nel quale le nostre previsioni gia’ in autunno erano state ridimensionate per tenere conto dei fattori di instabilita’ che si stavano determinando nell’economia globale, a cui oggi si e’ aggiunta in particolare la Brexit con tutte le conseguenze del caso. Purtroppo si tratta di un dato atteso, anche se si poteva sperare su un decimale in piu’, ma la sostanza e’ che siamo per quanto concerne la dimensione annuale decisamente sotto l’1% e speriamo che nei prossimi mesi, prima di terminare l’anno, le cose vadano meglio. Non c’e’ dubbio pero’ che l’andamento dell’economia e’ fonte di preoccupazione e che la causa di questo andamento peggiore rispetto alle previsioni stia nell’incertezza globale che sta purtroppo aumentando”. Ci saranno conseguenze sulle misure che il governo intende adottare nella prossima Legge di Stabilita’? “Presenteremo per il 27 settembre la nota di aggiornamento del Documento di Economia e Finanza, a quel punto vedremo in che situazione ci troveremo. Non c’e’ dubbio che sulla base di questi dati appare difficile conseguire l’obiettivo di crescita che era fissato nei documenti di finanza pubblica per il 2016, cioe’ l’1,2%, e quindi, inevitabilmente, sara’ possibile che si determinino maggiori difficolta’ nella definizione delle scelte. O meglio, bisognera’ tenere conto di questo andamento nella definizione delle scelte che riguardano il 2017 e gli anni successivi”.

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“La linea di fondo su cui stiamo lavorando, tuttavia – aggiunge il vice-ministro dell’Economia -, non puo’ cambiare a causa di questi fatti. Meno pressione fiscale sul lavoro e sull’impresa e piu’ favore agli investimenti sono le due architravi della politica economica e fiscale del governo. E l’andamento dell’economia maggiormente negativo rispetto a quello che avevamo previsto deve spingerci ad accelerare il processo di riforma e non certo a rallentarlo. Infine e’ difficile non sottolineare come sara’ molto importante per ribadirci in uno stato di incertezza oppure per farci progressivamente uscire a buon ritmo da questo stato il risultato del referendum che ci sara’ a fine anno sulla riforma costituzionale”. Quindi secondo lei una vittoria del no alla riforma avrebbe ripercussioni negative sulla crescita economica… “L’andamento non positivo dell’economia deriva da uno stato di incertezza accentuato alla dimensione europea e globale dalla scelta della Brexit, quindi il successo del no – che a mio giudizio non ci sara’ – al referendum sulla riforma della Costituzione italiana sarebbe per l’economia globale un ulteriore elemento di incertezza. E le conseguenze sono facili da tirare”, conclude Morando.

Articolo aggiornato alle 16:21

 

 

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