Scienza e Tecnologia

Da denti di un feto preistorico informazioni su mamma e bimbo

I denti di un feto preistorico raccontano gli ultimi mesi di vita di una madre e del suo bambino vissuti 27mila anni fa. E’ questo, in estrema sintesi, il risultato di uno studio pubblicato sulla rivista Scientific Reports da ricercatori dell’Universita’ Sapienza di Roma, in collaborazione con altre universita’ e istituti di ricerca, quali il Museo delle Civilta’ di Roma, il Centro Fermi di Roma, Elettra-Sincrotrone Trieste, il Centro Internazionale di Fisica Teorica Abdus Salam di Trieste, l’Universita’ degli Studi di Bari e la University of Wollongong in Australia. I ricercatori hanno analizzato i reperti provenienti dalla sepoltura “Ostuni 1”, rinvenuta a Santa Maria di Agnano in Puglia nel 1991 e datata a oltre 27 mila anni fa. In particolare, si sono interessati ai denti del feto che una giovane donna di circa vent’anni portava in grembo. Da questi denti ancora in formazione e’ stato possibile ricavare dati sullo stato di salute della mamma e del feto nelle ultime fasi della gravidanza, stabilire l’eta’ gestazionale del feto, identificare alcune peculiarita’ dello sviluppo embrionale.

Per la prima volta in assoluto e’ stato possibile ricostruire alcuni aspetti di vita e di morte di un individuo fetale cosi’ antico e, contemporaneamente, gettare luce sullo stato di salute della madre. Lo smalto dei denti e’ infatti il nostro archivio biologico che registra indelebilmente, durante la sua formazione, i momenti di normalita’ e quelli di sofferenza. Lo smalto prenatale che si sviluppa durante la vita intrauterina, inoltre, non parla solo dell’individuo, ma anche di sua madre. In particolare, tre incisivi da latte ancora in formazione appartenenti al feto sono stati visualizzati e analizzati tramite la tecnica di microtomografia a raggi X. “Nel caso specifico le prime indagini microtomografiche sulla mandibola – ha spiegato Lucia Mancini, ricercatrice di Elettra – sono state condotte presso il laboratorio Tomolab di Elettra e sono state fondamentali per studiare uno degli incisivi da latte presenti all’interno della mandibola stessa.

Poi, grazie alle proprieta’ uniche della radiazione di sincrotrone, e’ stata effettuata un’analisi 3D ad alta risoluzione sui tre denti alla linea di luce SYRMEP. Questo approccio ci ha consentito di eseguire sui reperti fossili uno studio istologico virtuale, che ha rivelato le strutture piu’ fini dello smalto dei denti in modo non distruttivo, preservando l’integrita’ dei rarissimi reperti”. L’istologia virtuale ha permesso di accertare come la morte della madre e del bambino sia avvenuta tra la 31esima e la 33esima settimana di gravidanza. E’ emerso, inoltre, che durante gli ultimi due mesi e mezzo di vita, tre momenti di acuta sofferenza hanno colpito madre e figlio, come evidenziato dalla presenza di marcatori di stress formatisi a livello microscopico nello smalto. Questi marcatori, che appaiono come linee ben definite entro lo smalto, derivano da un’alterazione nella secrezione in momenti di stress.

Oltre allo stato di salute della mamma e del feto nelle ultime fasi della gestazione, l’analisi dei denti del bimbo ha permesso di stabilire con precisione la sua eta’ gestazionale e di identificare alcune differenze nello sviluppo embrionale rispetto a quanto avviene oggi. “I denti sono una specie di scatola nera – ha sottolineato Claudio Tuniz dell’ICTP – in cui vengono registrate varie informazioni: a che tipo di ominide appartengono, la loro dieta, l’eta’ alla morte e i tempi dello sviluppo. Per il futuro sarebbe importante stabilire un collegamento tra chi studia gli umani di oggi, i medici, e i paleoantropologi che studiano gli umani del passato”. Ha aggiunto Alessia Nava dell’Universita’ Sapienza di Roma e prima autrice dello studio: “Gli antichi romani ci avevano fornito l’indizio di uno sviluppo fetale accelerato nel mondo antico, anche se di poco. Questa ricerca sembra confermare questo andamento, in un periodo molto piu’ antico. Ora si tratta di estendere nello spazio e nel tempo il nostro studio: forse altre sorprese ci attendono”.

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