Divieto burkini divide le parlamentari italiane, ma restano compatte su diritti donna. In Francia le prime multe

Divieto burkini divide le parlamentari italiane, ma restano compatte su diritti donna. In Francia le prime multe
17 agosto 2016

burkiniSi allunga la lista di spiagge francesi che non permettono di indossare il burkini e nel fine settimana sono scattate le prime multe, mentre il premier francese Manuel Valls ha dichiarato il suo sostegno ai sindaci che dicono ‘no’ al costume da bagno che copre tutto il corpo, indossato dalle musulmane professanti. “Capisco i sindaci che, in questo momento di tensione, hanno il riflesso di cercare soluzioni, di evitare problemi con l’ordine pubblico”, ha dichiarato Valls in un intervento pubblicato sul quotidiano regionale La Provence. “Quindi sostengo quanti hanno preso misure restrittive, se sono motivati dalla volontà di incoraggiare la coabitazione, senza retropensieri politici”, ha scritto il premier. “Le spiagge, come qualsiasi spazio pubblico, devono essere preservate da rivendicazioni religiose”. Sino ad oggi, sette municipalità hanno messo il divieto al burkini in spiaggia o hanno annunciato che lo faranno: Cannes, de Villeneuve-Loubet e Mandelieu-la-Napoule sulla Costa Azzurra, Leucate nei pressi della frontiera spagnola, Sisco in Corsica, Touquet sulla costa della Normandia e Oye-Plage nel Nord. Tra queste, Mandelieu-la-Napoule è stata la prima cittadina a dire ‘no’ al burkini già nel 2013, le altre località hanno deciso negli ultimi giorni, sulla scia delle forti tensioni che attraversano la Francia per la costante minaccia terroristica. Le prime ammende comminate, secondo l’ufficio del sindaco di Cannes, David Lisnard, sono state di 38 euro ciascuna. Una linea intransigente, quella di Valls, che non convince il ministro dell’Interno Angelino Alfano, secondo cui, “le nostre risposte, seppur dure, non devono mai diventare una provocazione potenzialmente capace di attirare attentati”. Per il capo del Vimilane, “non mi sembra, ahimè, che il modello francese abbia funzionato per il meglio”. Affermazioni, quelle del ministro che scatenano una polemica.

Vietare o meno l’uso del burkini, il costume integrale indossato in spiaggia da diverse donne musulmane, fa discutere le parlamentari italiane. E il tema dei simboli religiosi e della liberta’ della donna divide gli schieramenti. Le parlamentari italiane, a seconda dello schieramento politico, affrontano la questione piu’ dal punto di vista della donna e della sua liberta’ di scelta, che sul piano politico. Se nel centro sinistra si condivide, con sfumature diverse, la posizione di Alfano sul no al divieto del burkini – ma non per timore che possa provocare la reazione dell’islam fondamentalista – nel centrodestra il divieto dell’uso del costume integrale per le donne musulmane e’ un passaggio fondamentale per aiutare le donne ad emanciparsi e a rimettere al centro i valori della cultura e tradizione italiana e occidentale.

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“Si tratta di una vecchia discussione, che per l’Italia tra l’altro non vale, c’e’ gia’ una legge, la legge Reale”, ricorda Loredana De Petris, capogruppo di Sinistra italiana al Senato, che all’articolo 5 vieta ‘l’uso di caschi protettivi o di qualunque altro mezzo atto a rendere difficoltoso il riconoscimento della persona’. L’uso del burkini “purtroppo spesso e’ segno di sottomissione piu’ che simbolo religioso – ragiona De Petris – e quindi il tema, secondo me, non e’ il divieto o meno ma la necessita’ di investire in politiche vere di integrazione ed emancipazione della donna. Questa e’ la vera arma per sconfiggere il terrorismo islamico, che si nutre molto della cultura di sottomissione femminile”. Di tutt’altro avviso Barbara Saltamartini, deputata della Lega: “Sono assolutamente a favore del divieto del burkini e del burka. Del resto ho sottoscritto la proposta di legge della collega Sbai”, precisa.

blezzi“E poi la liberta’ non si tutela favorendo una cultura che segrega la donna”, insiste Saltamartini, secondo cui “stiamo passivamente accettando le provocazioni del mondo islamico in Italia nascondendoci dietro la scusa che lo facciamo per evitare di attirare attentati. Siamo al paradosso: per evitare di provocare gli islamici in Italia cosa dovremmo fare, accettare la poligamia come chiesto da alcuni islamici o la terribile e drammatica pratica dell’infibulazione che viene attuata in molti paesi arabi e purtroppo anche illegalmente in occidente? Al contrario di Alfano, ritengo che, se non si difende la liberta’, che e’ evidentemente limitata per le donne islamiche, non si costruisce un futuro migliore, ne’ si possa in alcun modo garantire la sicurezza”, conclude la vicepresidente dei leghisti a Montecitorio. Nessuna legge per impedire alle donne di compiere una libera scelta. E’ la posizione, personale e “non politica”, tiene a specificare, della senatrice pentastellata Barbara Lezzi (foto). “Ritengo – spiega – che se una donna vuole liberamente indossare il burkini deve poterlo fare, deve poter scegliere liberamente. Se le donne musulmane lo indossano per motivi religiosi e non perche’ viene loro imposto come un obbligo credo che la legge non possa e non debba intervenire per impedirlo. La legge – conclude la senatrice pentastellata – deve intervenire laddove ci sono le organizzazioni che favoriscono il fondamentalismo e il terrorismo, laddove ci sono interessi economici nella gestione degli immigrati, laddove proliferano gli interessi”.

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Per la ‘madrina’ della legge sui diritti civili alle coppie omosessuali, Monica Cirinna’, la “libera scelta e l’autodeterminazione delle donne” deve essere il faro che ci guida: “e’ giusto che la donna possa liberarsi del burkini” o di altri simboli “se vi e’ un’imposizione o un obbligo e la donna non vuole subirlo. Ma se lo indossa per libera scelta”, sottolinea la senatrice del Pd, “deve essere libera di indossarlo. La notizia vera e’ che per una volta sono d’accordo con Alfano, ma non perche’ c’e’ il rischio attentati, ma perche’ nessun obbligo va imposto”. Per Cinzia Bonfrisco, capogruppo dei Conservatori e Riformisti al Senato, al contrario “Alfano sbaglia come sempre analisi e proposte: il fallimento delle politiche francesi sull’immigrazione deriva da anni di errori in nome di una pseudo integrazione vista come un totem. Il tema del burkini e dei simboli islamici piu’ ortodossi che umiliano il fisico delle donne e’ tipico dell’islam integralista ed e’ proprio questo che dobbiamo combattere”.

Per Bonfrisco “non dobbiamo isolare gli islamici non integralisti ma difendere senza negoziazioni i valori occidentali della liberta’ e autodeterminazione delle donne. Quindi, sono favorevole al divieto dell’uso del burkini”, anche perche’ “se difenderemo le donne islamiche dalla sopraffazione e la violenza dei simboli come il burka, saranno le donne islamiche ad annientare il radicalismo che semina terrore. Alfano confonde: e’ stata proprio la politica dell’integrazione assurda, anche a costo della rinuncia alla nostra cultura occidentale, a ridurre l’Europa ad un colabrodo. Chi fa finta di non vedere a cosa sono costrette, anche nelle nostre citta’, le donne immigrate compie il tragico errore di non capire che se noi libereremo le donne immigrate, con leggi severe, dal burka come dall’infibulazione o dalla segregazione, loro saranno il principale motore per l’isolamento del radicalismo islamico di cui sono le prime vittime. La difesa di genere, tanto cara alla sinistra, si e’ sottomessa all’islam. Guai a seguire quel modello. Persino la Francia lo ha capito”.

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pollastriniSi augura si possa aprire in Parlamento un dialogo su questi temi la deputata del Pd Barbara Pollastrini (foto): “Penso sia giusto vietare burqa e niqab in luoghi pubblici. Parlo di copertura totale, che continuo a credere sia un simbolo di oppressione e schiavitu’ delle donne. Invece, altra cosa e’ il velo o un costume, seppur di fattura ampia come il burkini”. Sul tema, ricorda Pollastrini, “si era aperto il confronto nell’altra legislatura. Il tema richiede la ricerca dell’equilibrio tra diversi diritti. Innanzitutto i diritti umani delle donne, la liberta’ di scelta e la sicurezza. Voglio aggiungere che al rientro, in commissione Affari costituzionali alla Camera, continuera’ il suo iter la proposta di legge ‘Misure per la prevenzione della radicalizzazione e dell’estremismo jihadista’. Inizieranno audizioni importanti di studiosi, esperti, amministratori locali e esponenti del governo, anche sui punti sollevati in questi giorni dai ministri Alfano e Orlando. Spero diventi occasione di dibattito pubblico e culturale su dialogo, regole e integrazione e che le donne ne siano protagoniste”.

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