Djokovic sfida Alcaraz in semifinale: “Il corpo scricchiola ma non mi arrendo”

Novak Djokovic

Il tennis di Novak Djokovic non è mai stato in discussione. Quello che preoccupa il campione serbo, alla vigilia della semifinale contro Carlos Alcaraz, è tutt’altro: la tenuta fisico-atletica. Una variabile che potrebbe rivelarsi decisiva in un match che si preannuncia epico, potenzialmente lungo cinque set contro uno dei migliori giocatori al mondo.

“La cosa positiva sono i due giorni di riposo che mi attendono. Spero di arrivare al match con Alcaraz in buone condizioni, per poter sostenere anche una battaglia di 5 set” ha dichiarato Djokovic al termine della vittoria in quattro set contro Taylor Fritz nei quarti di finale. Parole che tradiscono sentimenti contrastanti: da un lato la soddisfazione per aver raggiunto un’altra semifinale Slam, dall’altro la preoccupazione per un fisico che inizia a dare segnali di cedimento.

La confessione: “Non mi sento fresco”

“Non mi sento molto fresco in questo momento, ma conto di recuperare”, ha ammesso con franchezza il serbo, come riportato da Supertennis. Una confessione rara per un campione abituato a proiettare sempre sicurezza e determinazione. “Cercherò di rilassarmi e di concedermi tutto il tempo necessario, quello che richiede il mio corpo in questo momento”, ha aggiunto, mostrando una maturità che deriva dall’esperienza di una carriera lunga e gloriosa.

Nonostante le difficoltà fisiche, la passione per le grandi sfide rimane intatta. “Amo giocare queste sfide, contro i migliori e sui campi importanti, dunque non vedo l’ora di affrontare Carlos”, ha dichiarato Djokovic, che conosce bene l’entità dell’ostacolo che lo attende.

“So che dovrò giocare il mio tennis migliore ma soprattutto dovrò farmi trovare pronto per mantenere lo stesso livello a lungo, potenzialmente anche per 5 set. È questo ciò che mi aspetto” ha aggiunto.

La battaglia contro Fritz: sopravvivenza e strategia

L’analisi della vittoria contro Taylor Fritz rivela molto del momento che sta attraversando il campione di Belgrado. Non è stata una prestazione brillante, ma piuttosto un esempio di intelligenza tattica e capacità di adattamento.

“Come ho detto in campo, Taylor è stato il migliore nel secondo e nel terzo set”, ha riconosciuto Djokovic con onestà intellettuale. Il secondo set è stato emblematico delle difficoltà incontrate: “Nel secondo mi sono tirato fuori dai guai, in qualche modo ho trovato come chiudere il secondo set dopo aver servito per il 5-4. Ho perso un servizio, ho fatto un altro break… Per i miei standard, non stavo giocando bene. Non sentivo la palla così bene come nel turno precedente”.

Parole che descrivono un Djokovic in versione “sopravvivenza”, costretto ad adattare il proprio gioco alle circostanze del momento. L’approccio tattico è stato quello del campione esperto: “Lui è il tipo di giocatore che se gli permetti di giocare, cercherà di dettare legge, sarà aggressivo, si metterà vicino alla linea di fondo. Io cercavo solo di sopravvivere, di rimanere nello scambio, di farlo giocare”. Una strategia che ha pagato, dimostrando come l’esperienza possa compensare le difficoltà fisiche e tecniche momentanee.

Il cambio di marcia nel finale

La svolta è arrivata nel momento decisivo, quando Djokovic ha saputo alzare il livello nei momenti che contano. “Penso che sia stato un bene per me che non abbia servito molte prime nei primi due set. Poi ha alzato il livello e la percentuale di prime è aumentata”, ha analizzato il serbo, mostrando la capacità di leggere l’evolversi del match.

Nel quarto set è emerso il vero Djokovic: “Nei momenti importanti del quarto ho servito bene, ho cambiato strategia, sono andato anche spesso a rete”. Un cambio di registro che ha sorpreso l’avversario e ha permesso al serbo di chiudere la pratica.

“Ho solo aspettato pazientemente la mia opportunità, e realisticamente ho avuto solo un game in cui ho avuto la possibilità di strappargli il servizio, che è stato l’ultimo. Quando è così, devi solo giocare con il cuore e combattere. Questo è ciò che mi ha davvero dato la vittoria alla fine” ha detto ancora il campione serbo.

La sfida del futuro: Sinner e Alcaraz dominano

L’elefante nella stanza ha un nome preciso, anzi due: Jannik Sinner e Carlos Alcaraz. I due giovani fenomeni che stanno dominando il circuito e che rappresentano l’ostacolo principale tra Djokovic e il tanto agognato 25esimo titolo Slam.

“Non c’è bisogno di spendere troppe parole su Jannik e Carlos. Sappiamo che sono i migliori giocatori al mondo al momento”, ha riconosciuto il serbo con la consueta onestà. La consapevolezza del valore degli avversari non si trasforma però in resa anticipata:
“Probabilmente tutti aspettano con ansia la finale tra loro ma cercherò di mandare all’aria i piani della maggior parte delle persone”.

Una dichiarazione di intenti che tradisce tutta la competitività di un campione che non ha intenzione di lasciare spazio agli altri senza combattere.

“Non andrò in campo con la bandiera bianca”

L’atteggiamento mentale sarà cruciale nella semifinale contro Alcaraz. Djokovic lo sa bene e si prepara alla battaglia con la giusta mentalità: “Sinner deve ancora vincere un paio di partite per arrivare in finale, ma entrambi stanno giocando sicuramente il miglior tennis in assoluto. Sono stati dominanti fin dall’inizio del torneo”.

La determinazione del serbo emerge chiaramente dalle sue parole: “Per quanto mi riguarda, non andrò certo con la bandiera bianca in campo. Non credo che nessuno lo faccia davvero quando li affronta, ma in particolare io non avrò questo atteggiamento”. Un messaggio chiaro ai suoi avversari e ai tifosi: Djokovic non si arrende mai, nemmeno quando le circostanze sembrano sfavorevoli. 

L’anno 2024 è stato caratterizzato dalla costanza nei risultati Slam: “Quest’anno sono stato molto costante, il più costante possibile negli Slam, ed è quello che ho detto all’inizio dell’anno, che avrei voluto dare il massimo e ottenere i migliori risultati. Adesso ho un’altra possibilità, vedremo se riuscirò a tenere il passo”. Una frase che racchiude la filosofia di un campione che continua a credere nelle proprie possibilità, nonostante l’età e le difficoltà fisiche.