Economia

Draghi vede parti sociali, sul tavolo bomba licenziamenti

Non una lista della spesa, ma un patto per salvaguardare la coesione sociale e affrontare le emergenze del Paese: lavoro, piano vaccini, scuola e recovery plan. È quello che proporranno sindacati e imprese al presidente del consiglio incaricato, Mario Draghi, negli incontri in calendario domani dopo il secondo giro di consultazioni con i partiti. Stretta ancora nella morsa della pandemia, la ripresa economica si annuncia lenta e il tema dell’occupazione rischia di esplodere con la fine del blocco dei licenziamenti a fine marzo. Ma se Confindustria spinge per una proroga selettiva Cgil, Cisl e Uil chiedono invece che il blocco rimanga fino al termine dell’emergenza sanitaria e che venga prorogata la cassa integrazione per Covid, per la quale da marzo a dicembre scorsi sono stati spesi 20 miliardi di euro.

Questo sarà il primo banco di prova per Draghi: tenere insieme le posizioni, fare una sintesi e trovare una soluzione per allontanare l’incubo che oltre un milione di persone restino senza un lavoro. Il leader della Cgil, Maurizio Landini, dice che “sicuramente chiederemo” la proroga del blocco dei licenziamenti. “Non una proroga sine die – sottolinea – ma fino a quando non saremo fuori dall’emergenza e non avremo contestualmente approvato una riforma degli ammortizzatori sociali universali, compreso il rafforzamento dei contratti di solidarietà”. Stessa posizione per i segretari generali di Cisl, Annamaria Furlan, e Uil, Pierpaolo Bombardieri. “La preoccupazione è che con la fine di marzo ci possiamo ritrovare centinaia di migliaia di uomini e donne espulsi dal mondo del lavoro – afferma Furlan – sarebbe un disastro sociale. Il problema dei licenziamenti non riguarda solo alcuni settori particolarmente toccati dalla pandemia. Bisogna proteggere i lavoratori di tutti i settori fino alla fine di questa emergenza”.

Bombardieri aggiunge che “nessuno di noi pensa di prorogare il blocco dei licenziamenti a tempo indefinito, ma finché c’è un’emergenza e, soprattutto, finché non riusciamo a parlare di riforma degli ammortizzatori sociali e di politiche attive del lavoro sarà complicato pensare che milioni di persone che rischiano di perdere il posto trovino occupazione dal giorno dopo”. Diversa la posizione di Confindustria. Recentemente il numero uno degli industriali, Carlo Bonomi, ha assicurato che non è intenzione delle aziende “fare macelleria sociale”. Ma la strada da intraprendere, secondo gli imprenditori, è quella di “graduare” l’uscita dal blocco dei licenziamenti “prolungando la cassa Covid per le aziende in gravi difficoltà, ma togliendo i vincoli alle altre”. L’obiettivo, secondo Bonomi, deve essere quello di avere “nuovi ammortizzatori e nuove politiche entrambi volti all’occupabilità”. Bisogna, in sostanza, pensare ad un sistema di ammortizzatori non più focalizzato sulle politiche passive del lavoro, ma su quelle attive, aiutando i lavoratori a ricollocarsi. E, in questo senso, per Bonomi, “il reddito di cittadinanza come strumento per favorire la ricerca di un lavoro ha fallito”.

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