Doping di stato nell’atletica. Wada: “Squalificate la Russia”

Un uragano abbatutosi sull’atletica russa. Per ora. In attesa di nuovi sviluppi che potranno convolgere tutto il mondo dell’atletica e dello sport. La Commissione della Wada, l’agenzia mondiale antidoping presieduta dal canadese Dick Poound, ha presentato un report dai riscontri agghiaccianti. La Russia avrebbe praticato negli ultimi anni un vero e proprio doping di Stato creando una organizzazione interamente votata alla manipolazione dei risultati. Chiesta anche la radiazione a vita di cinque atleti, tra cui i nomi più noti sono quelli dell`olimpionica degli 800 a Londra, Marya Savinova (foto, sx) e della terza di quella gara, Ekaterina Poistogova (foto). Chiesta la squalifica per due anni di tutti gli atleti russi. Niente olimpiadi, niente europei. Sotto accusa il governo russo con a capo il ministro dello sport Vitaly Mutko che avrebbe creato un laboratorio parallelo alle porte di Mosca nel quale venivano controllati i dati di tutti gli atleti. Le provette pulite sarebbero state controllate dal laboratorio ufficiale della Wada nella capitale russa diretta da Grigory Rodchenko, quelle positive ripulite o distrutte. Il governo russo, secondo il report presentato dalla Wada, avrebbe anche mandato uomini dei servizi segreti alle Olimpiadi di Sochi per controllare il lavoro dell’antidoping e manipolare i risultati dei test.

Le indagini sono iniziate nel dicembre 2014, quando un documentario trasmesso dal canale tedesco ADR dal titolo “Top-secret Doping: How Russia makes its Winners” raccontò attraverso la storia di Vitaliy Stepanov e Yulia Stepanova, un dipendente dell`agenzia antidoping russa e un`ex-atleta squalificata per doping, il vasto e regolare uso di doping fra gli atleti russi.  Ma non solo, il caso ha coninvolto anche l’ex presidente della Iaaf, Lamine Diack, accusato di aver intascato mazzette per copriore casi di positività. La Russia non ci sta e passa al contrattacco: “Qualsiasi sospensione deve essere discussa nella riunione della Iaaf nel mese di novembre – ha detto il presidente ad interim di RusAthletics, Vadim Zelechenok – Dovrebbe essere dimostrato che le violazioni erano colpa della federazione e non dei singoli sportivi. Dovremmo data la possibilita’ di difendere la nostra reputazione”. Vladimir Uiva, capo dell’agenzia federale medico-biologica russa ha aggiunto: “Non c’e’ alcun motivo di privare i nostri atleti delle medaglie, anche olimpiche, o di squalificarli, e nemmeno gli allenatori”. La Iaaf, nelle parole del presidente Sebastian Coe aprirà un’inchiesta. “Le informazioni contenute nel rapporto Wada sono allarmanti. Abbiamo bisogno di tempo per analizzarle correttamente e comprenderne i risultati. Nel frattempo ho invitato il Consiglio ad aprire un procedimento nei confronti della Federatletica russa”. Ha fiducia in Coe il numero uno della federazione italiana Alfio Giomi: “Assolutamente sì. Questa storia è scioccante, un procedimento che merita di essere approfondito. E’ evidente che è una notizia che fa tanta rabbia”

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