Dopoguerra, 1000 nazisti usati da Usa come spie antisovietiche

Nei decenni successivi alla fine della Seconda guerra mondiale, la Cia e altre agenzie d’intelligence statunitensi utilizzarono almeno mille nazisti come spie e informatori durante la Guerra fredda. A rivelarlo sono nuovi documenti e interviste realizzate dal New York Times. Secondo documenti non più segreti, in piena Guerra fredda, leader come Edgar Hoover e Allen Dulles, a capo rispettivamente di Fbi e Cia, reclutarono molti nazisti come spie antisovietiche, perché la loro utilità superava il “decadimento morale” di cui erano stati colpevoli al servizio del Terzo Reich. Così, tra i reclutati ci fu anche un ex ufficiale delle SS probabilmente colpevole di “crimini di guerra minori”. Non solo: nel 1994, la Cia fece pressioni per fermare le indagini su un’ex spia implicata nel massacro nazista di decine di migliaia di ebrei in Lituania, secondo un funzionario governativo.

Le prove del reclutamento di nazisti da parte delle agenzie d’intelligence cominciarono a emergere negli anni ’70, ma solo oggi, grazie a migliaia di documenti declassificati, ad altri resi pubblici grazie al Freedom of Information Act e altre fonti, emerge che questo fenomeno fu molto più vasto di quanto finora creduto e che per decenni le amministrazioni statunitensi hanno cercato di nascondere i loro legami con i nazisti. Nel 1980, l’Fbi si rifiutò di fornire informazioni ai “cacciatori di nazisti” del dipartimento della Giustizia statunitense su 16 presunti nazisti che vivevano negli Stati Uniti. I documenti ora disponibili hanno spiegato il motivo del rifiuto: i 16 uomini erano tutti informatori dell’Fbi.

Alcune spie erano ufficiali nazisti di alto livello, come Otto von Bolschwing, mentore e consigliere di Adolf Eichmann, uno dei maggiori responsabili dello sterminio degli ebrei. Dopo la guerra, la Cia non solo lo assunse, ma lo portò, insieme alla famiglia, a New York nel 1954, come “premio per i suoi servizi e vista la sua innocua attività per il partito nazista”. Suo figlio, Gus von Bolschwing, venuto a conoscenza del passato del padre solo molti anni dopo, considera il rapporto tra l’agenzia di spionaggio e suo padre come una relazione di mutua convenienza forgiata dalla Guerra fredda. “Lo hanno usato, e lui li ha usati” ha detto in un’intervista. “Non sarebbe dovuto succedere. Non avrebbe mai dovuto essere ammesso negli Stati Uniti – ha detto l’uomo, che oggi ha 75 anni – perché non in accordo con i nostri valori come Paese”. Il passato nazista della spia emerse intorno al 1980; l’uomo rinunciò alla cittadinanza statunitense nel 1981, morendo poi pochi mesi dopo. (Askanews)

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