Editoriale

Draghi al Colle non piace più. Avanti tutta fino al 2023

Niente elezioni anticipate, avanti fino al 2023. E, Mario Draghi, più che al Quirinale, “porterebbe più vantaggi per il nostro Paese” a Palazzo Chigi. Silvio Berlusconi e Matteo Salvini sono all’unisono sul futuro dell’attuale capo del governo. Un forte e chiaro messaggio più che al centrosinistra, che proprio dell’ex presidente della Bce al Colle non vuol sentir parlare, alla alleata Giorgia Meloni, sempre pronta a ribadire la sua disponibilità a votare Draghi alla presidenza della Repubblica a patto che si vada alle urne subito. Dunque, carte sempre più scoperte sulla partita del Quirinale. D’altronde, mancano più o meno centro giorni alla scadenza (3 febbraio 2022) del mandato di Sergio Mattarella, e archiviata la tornata elettorale delle amministrative, la grande scommessa dei partiti è proprio l’elezione del capo dello Stato. “Draghi sarebbe certamente un ottimo presidente della Repubblica” afferma da Bruxelles il Cavaliere, in occasione del summit del Ppe, ma “mi domando se il suo ruolo attuale, continuato nel tempo, non porterebbe più vantaggi per il nostro Paese”.

Dopo Roma, Berlusconi si prende anche la scena internazionale, avvertendo pure l’Europa che “abbiamo confermato che i nostri numeri in Parlamento devono farci partecipi delle decisioni che verranno assunte per l’elezione del nuovo presidente della Repubblica”. Come dire, senza di noi non si va da nessuna parte. E per non dimenticare, il leader di FI puntella che “con Draghi ho rapporto solido, l’ho portato a Bankitalia” quindi “non credo proprio che alcuni distinguo da parte degli alleati di centrodestra, per esempio sul Green pass, possano regalare Draghi alla sinistra”. In sostanza, “Draghi ha con me un rapporto antico e solidissimo”. Quanto alla possibilità, invece, che sia proprio Berlusconi a essere candidato come prossimo capo dello Stato, l’ex premier, parlando in terza persona, scandisce: “Lo vedo in forma, un po’ di acciacchi dovuti al Covid”, ma “non ha per il momento idee al riguardo”. Da Roma, indirettamente, Salvini rilancia: “Se Berlusconi decidesse di scendere in campo come leader di un partito del centrodestra avrebbe tutto il nostro sostegno”.

Ma nella Capitale, la priorità del capo della Lega è bacchettare i suoi al Teatro Sala Umberto. Quindi “basta polemiche, basta personalismi, basta andare in tv senza sapere quello che si dice”, è il richiamo ai leghisti. Un monologo di oltre un’ora per chiedere di mettere da parte le polemiche post elettorali e i “personalismi di alcuni parlamentari” del Carroccio e ribadire che la linea del partito la fa il segretario.“Ci aspettano 16 mesi, pancia a terra, dobbiamo mostrare compattezza e competenza – puntella -. Il nostro obiettivo è di arrivare compatti e mostrarci competenti davanti all’appuntamento del 2023”. È la prima riunione di partito dopo le amministrative del leader leghista con tutti i suoi parlamentari a cui parla anche dell’elezione del prossimo presidente della Repubblica. “Il centrodestra con i delegati regionali ha i numeri per contare e, se compatti, possiamo evitare che al Colle vada Franceschini o Prodi”, dice. “Non escludo che ci voglia andare Draghi ma questo non significa che si andrà al voto anticipato”, aggiunge, invitando i suoi a tenere alta l’attenzione, a partire dalle misure che arriveranno in Parlamento.

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