Draghi incassa la fiducia su dl Aiuti. Ma con M5s resta alta tensione

Draghi incassa la fiducia su dl Aiuti. Ma con M5s resta alta tensione
Mario Draghi
7 luglio 2022

Mario Draghi incassa la fiducia alla Camera sul decreto aiuti, ma sa che per far rientrare l’allarme per il suo governo c’è ancora molto da lavorare. Il premier oggi ha riunito il Consiglio dei ministri, che ha dato via libera al ddl di ratifica dell’adesione di Svezia e Finlandia alla Nato, ma l’attenzione non può che essere puntata sul ‘braccio di ferro’ con il leader M5s Giuseppe Conte che continua a incalzare il suo successore a Palazzo Chigi. Ieri il presidente pentastellato è stato ricevuto per un’ora da Draghi, a cui ha consegnato un documento con nove condizioni: dalla fine della sospensione del decreto Dignità al superbonus, da un intervento straordinario per famiglie e imprese con uno scostamento di bilancio a un taglio del cuneo fiscale a favore dei lavoratori. Su queste richieste, ha ribadito oggi, serve “un segno di discontinuità” con “risposte concrete” entro luglio, perché “il tempo è scaduto” e il Movimento è “già con un piede fuori dal governo”. Oggi un “segnale” è arrivato a Montecitorio, con 28 defezioni nel gruppo pentastellato sulla fiducia. Il presidente del Consiglio sta valutando il dossier di Conte per capire su cosa sia possibile trovare qualche margine di manovra, consapevole però del fatto che si tratta, in molti casi, di provvedimenti costosi, per i quali non ci sono risorse.

Per questo tra i corridoi della Camera e del Senato si fa strada la convinzione che il percorso verso l’uscita dei 5s dal governo sia segnato, subito o tra qualche settimana. In tal caso, sottolinea il ministro leghista per lo Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti, si vedrà in Parlamento “se ci sono i numeri per andare avanti”. E se il segretario del Pd Enrico Letta auspica che si possa superare rapidamente questa fase, per avere un esecutivo “nel pieno della sua forza”, il numero due di Forza Italia Antonio Tajani invita Draghi a “non cedere” a “diktat” e “ultimatum”. Quello grillino non è però l’unico fronte caldo per il presidente del Consiglio. Su Ius scholae e cannabis, ha ribadito anche oggi Matteo Salvini, “la Lega farà la Lega. Bisogna aumentare stipendi e pensioni, non votare leggi su droga libera o cittadinanza facile” che peraltro “non fanno parte degli accordi di governo”.
Il premier, pochi giorni fa, ha voluto precisare che si tratta di provvedimenti parlamentari che non c’entrano con il governo, ma a Palazzo Chigi comunque l’attenzione è alta.

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In questo clima politico “torrido” come il luglio romano, c’è da preparare l’incontro con i sindacati, in programma martedì prossimo. Nell’ultimo confronto il premier aveva proposto una sorta di “patto sociale”, per affrontare le difficoltà economiche, a partire dall’inflazione e dall’aumento del costo dell’energia, per evitare un autunno di tensioni. Anche in questo caso, però, ci sarà da fare i conti con il bilancio pubblico, che il governo non vuole stressare ulteriormente. In vista, poi, anche il vertice intergovernativo in programma ad Algeri il 18 e 19 luglio. Un appuntamento, dopo la visita dell’aprile scorso, importante per confermare una partnership che per Roma è diventare fondamentale per raggiungere l’obiettivo di ridurre (e tendenzialmente azzerare) la dipendenza di gas dalla Russia.

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