A poche ore dall’intervento di Mario Draghi in Senato, previsto domani mattina alle 9.30, il pronostico sulla crisi è di quelli da mettere in crisi i bookmakers. Il presidente del Consiglio oggi è stato al lavoro nel suo ufficio, incontrando di buon mattino il segretario del Pd Enrico Letta, prima di recarsi al Quirinale per un nuovo confronto con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Un faccia a faccia, con il capo dello Stato, di cui non trapelano dettagli, salvo che la formula che fa riferimento alle “consuete interlocuzioni, tanto più in fasi delicate come l’attuale”. Letta, da parte sua ha ribadito “la linea di pieno sostegno al premier” che, ha detto, ha trovato “in ottima forma” e “molto determinato, focalizzato sulle cose da fare”.
Proprio l’incontro tra Draghi e Letta è però stato fonte di ulteriori tensioni nella maggioranza con il centrodestra, riunito a Villa Grande, che ha espresso “sconcerto” per il colloquio, a maggior ragione dopo che “era stata chiesta una verifica politica”. Palazzo Chigi ha però fatto sapere che la richiesta era arrivata dallo stesso Letta e che il premier sarebbe stato disponibile a incontrare gli altri leader. Una disponibilità subito raccolta: dopo una telefonata tra Draghi e Silvio Berlusconi, poco prima delle 20 a Palazzo Chigi sono arrivati il segretario della Lega Matteo Salvini, il vicepresidente di Fi Antonio Tajani, il segretario Udc Lorenzo Cesa e il leader di Nci Maurizio Lupi. Un’ora di colloquio, prima di rientrare a Villa Grande, su cui ancora non emergono dettagli.
La sensazione è che la partita sia ancora aperta, dopo il pessimismo che si respirava a metà giornata quando fonti vicine al premier davano ancora “molto lontano” l’obiettivo di una ricomposizione. Per Draghi, infatti, secondo chi ci aveva parlato nelle ultime ore, nel dibattito tra i partiti stavano emergendo troppi “distinguo”, che allontanano più che avvicinare le posizioni. Tra questi il “no” del centrodestra a continuare il lavoro al governo con quella “formula unitaria”, ovvero con il M5s, che per Draghi appare ancora un paletto imprescindibile. Su questo la Lega in mattinata si proclamava “indisponibile” mentre il centrodestra enunciava le sue priorità, tra cui “la necessità di una profonda revisione del reddito di cittadinanza” e “l`investimento sul nucleare di ultima generazione”.
Da parte sua il Movimento 5 stelle cerca una linea comune, anche per evitare una nuova scissione. Nelle ultime ore è circolata sempre più insistentemente tra i parlamentari pentastellati la voce che Giuseppe Conte (che ieri si era sentito con Enrico Letta) sarebbe tentato di votare la fiducia a Draghi. Rumors di Transatlantico non escludono, nelle prossime ore, un nuovo contatto, almeno telefonico, tra il presidente pentastellato e il premier. Del resto la notte è ancora lunga e il timing di Palazzo Madama consente ancora dei margini. Dopo le comunicazioni di Draghi, infatti, è prevista una breve pausa, per consentire al presidente del Consiglio di depositare il suo discorso alla Camera. Dopo inizierà il dibattito, prima della replica alle 17. “A quel punto, ancor prima del voto di fiducia, si saprà se la crisi sarà formalmente aperta o sarà rientrata”, sottolinea un esponente di governo.