Droni russi nei cieli polacchi, Tusk: 19 violazioni. L’Europa sull’orlo di una nuova escalation

Varsavia si è svegliata in stato d’allarme: durante la notte almeno dieci droni hanno violato lo spazio aereo polacco, segnando un episodio che le autorità definiscono “un atto di aggressione” e che rappresenta un precedente senza pari nella storia della Nato.

Militaripolacchi

Il comando operativo polacco ha confermato l’intercettazione e la neutralizzazione di diversi velivoli senza pilota provenienti dall’area dei combattimenti in Ucraina occidentale. “Si è trattato di una minaccia reale per la sicurezza dei nostri cittadini”, ha dichiarato l’esercito in una nota ufficiale, evocando l’entità — e la gravità — di uno sconfinamento che tocca il cuore dell’Alleanza atlantica.

Una notte di tensione e cieli chiusi

Per ore, caccia polacchi e assetti Nato sono rimasti in volo sull’Est del Paese. L’operazione ha visto l’impiego coordinato di F-16 polacchi, F-35 olandesi, sistemi Patriot tedeschi, velivoli da ricognizione italiani e tanker multinazionali.

Quattro aeroporti civili sono stati chiusi in via precauzionale; le difese aeree hanno ingaggiato gli “oggetti ostili”, secondo il ministro della Difesa Władysław Kosiniak-Kamysz, che ha confermato l’abbattimento di almeno dieci droni. Il premier Donald Tusk ha convocato una riunione d’emergenza e annunciato l’intenzione di invocare l’Articolo 4 del Trattato Nato: consultazioni tra gli alleati per valutare la minaccia contro la sicurezza di uno Stato membro.

La reazione europea e atlantica

La condanna internazionale è stata pressoché immediata. Il segretario generale della Nato ha definito l’accaduto “comportamento pericoloso”, mentre Roma, Berlino, Parigi e Londra hanno espresso piena solidarietà a Varsavia.

Kiev ha interpretato lo sconfinamento come parte di un’azione deliberata di Mosca per “alzare il livello dello scontro” e testare la prontezza occidentale; per il governo ucraino è il momento di accelerare la creazione di un sistema comune di difesa aerea. Le forze alleate – ha spiegato l’Allied Air Command – hanno risposto con rapidità: riconoscimento, ingaggio e neutralizzazione di minacce percepite come dirette verso territorio Nato.

Escalation o incidente?

Il nodo centrale rimane l’intenzionalità. Mentre Varsavia e alcuni alleati parlano di droni russi provenienti dall’Ucraina, Mosca nega responsabilità e il Cremlino invita a non affrettare giudizi. La voce ufficiale del portavoce presidenziale Dmitri Peskov ha rimandato ogni inchiesta al ministero della Difesa.

La Bielorussia, nel frattempo, ha offerto una versione alternativa: Minsk afferma di aver contribuito a localizzare e intercettare i velivoli e sostiene che alcuni apparecchi avrebbero cambiato rotta a causa di contromisure elettroniche, con possibili coinvolgimenti ucraini. Due letture opposte, dunque: incidente tecnico o mossa calcolata? La risposta determinerà il passo successivo dell’Alleanza.

L’ombra di un precedente pericoloso

È la prima volta che droni vengono abbattuti nei cieli di uno Stato Nato in queste circostanze. Il premier Tusk ha parlato di 19 violazioni complessive e di almeno sette resti di droni rinvenuti a terra, oltre a danni materiali limitati e nessuna vittima.

Per il presidente ucraino, l’azione di Mosca mira a “umiliare un Paese chiave” e a creare un precedente che, se non contrastato, potrebbe normalizzare incursioni di questo tipo oltre i confini di guerra. Un precedente che inchioda l’Europa alla necessità di decidere se rafforzare la deterrenza o accettare un nuovo livello di rischio strategico.

La linea sottile tra deterrenza e guerra

Tusk ha escluso per il momento una dichiarazione di stato di guerra, ma ha esortato gli alleati a fornire un sostegno concreto, non solo parole. L’invocazione dell’Articolo 4 — utilizzata raramente nella storia della Nato — è un segnale politico significativo, non ancora un automatismo verso la risposta militare.

Se l’incursione sarà giudicata intenzionale, la reazione degli alleati definirà il confine tra deterrenza credibile e rischio di coinvolgimento diretto in un confronto più ampio con Mosca. In gioco non c’è solo la sicurezza immediata della Polonia: è la credibilità collettiva dell’alleanza a essere messa alla prova.