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Trump rilancia la linea dura: stop ai flussi da Paesi extra-occidentali e controlli straordinari sulle pratiche migratorie

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha annunciato alle 23 del 27 novembre a Washington la sospensione permanente della migrazione dai Paesi del cosiddetto Terzo mondo, collegando la decisione all’attacco in cui è morta una militare della Guardia nazionale.

Revisione straordinaria dopo l’attacco a Washington

L’annuncio della Casa Bianca è arrivato nella tarda serata del Giorno del Ringraziamento, quando il presidente ha diffuso su Truth Social un messaggio che lega direttamente la nuova linea alla sparatoria avvenuta mercoledì a pochi isolati dalla Casa Bianca. Nell’episodio sono stati colpiti due membri della Guardia Nazionale: Sarah Beckstrom, poi deceduta in ospedale, e Andrew Wolfe, ancora in condizioni critiche.

Il presunto aggressore, Rahmanullah Lakanwal, cittadino afghano di 29 anni entrato nel 2021 con il programma di reinsediamento successivo al ritiro da Kabul, è in custodia. L’FBI considera l’episodio un potenziale atto di terrorismo. Contestualmente, l’US Citizenship and Immigration Services ha sospeso a tempo indeterminato tutte le pratiche relative a cittadini afghani, mentre il Dipartimento per la Sicurezza interna ha avviato un riesame delle domande di asilo approvate durante la presidenza Biden.

Una strategia che estende il proclamation di giugno

Nel messaggio, Trump indica l’intenzione di interrompere benefici federali ai non cittadini, rivedere green card e denaturalizzazioni e rimuovere chi non sia “una risorsa netta” per il Paese. Il presidente non ha precisato quali Stati rientrino nella categoria di Terzo mondo né quali strumenti giuridici utilizzerà per sostenere un blocco generalizzato dell’immigrazione.

Fonti amministrative rimandano ai 19 Paesi già inclusi nel proclamation del 4 giugno 2025, adottato ai sensi della sezione 212(f) dell’Immigration and Nationality Act, che consente al presidente di sospendere l’ingresso di classi di stranieri considerati rischiosi per gli Stati Uniti. Il quadro normativo, già utilizzato nel 2017 per il travel ban, fornisce la base più stabile per eventuali estensioni. Un riferimento generico al Terzo mondo risulterebbe invece indeterminato e vulnerabile a ricorsi per arbitrarietà e discriminazione.

Vincoli legali e precedenti giurisprudenziali

La promessa di denaturalizzare migranti “che minano la tranquillità interna” si confronta con la giurisprudenza consolidata: la Corte Suprema, con la sentenza Maslenjak del 2017, ha stabilito che la cittadinanza può essere revocata solo se ottenuta tramite falsità materiali e causalmente rilevanti. Allo stesso modo, l’abolizione generalizzata dei sussidi ai non cittadini incontra gli argini del Personal Responsibility and Work Opportunity Reconciliation Act del 1996, che definisce categorie e limiti di accesso ai benefici federali.

Rivisitazioni radicali richiederebbero l’intervento del Congresso. L’amministrazione ha inoltre annunciato un riesame di tutte le green card rilasciate ai cittadini dei 19 Paesi di preoccupazione, con possibili richieste aggiuntive di documentazione e verifiche di sicurezza rafforzate. Per gli afghani, lo stop alle procedure implica blocchi immediati su asilo, ricongiungimenti e visti.

Impatti immediati e incertezza sulle prospettive

Le principali agenzie federali stanno attuando misure amministrative già in vigore prima dell’annuncio presidenziale: sospensione delle pratiche afghane, controlli più rigorosi sui permessi permanenti, ampliamento delle verifiche legate ai Paesi a rischio. Le organizzazioni per i rifugiati sottolineano i rischi umanitari: secondo stime citate da Reuters, oltre 265.000 cittadini afghani si trovano in attesa di decisioni all’estero.

La Casa Bianca insiste sulla necessità di rafforzare il profilo di sicurezza nazionale. Il confine tra dichiarazioni politiche e misure effettivamente applicabili resta, tuttavia, dipendente dai limiti posti dalla legge federale e dalla possibilità che i tribunali esaminino le nuove azioni esecutive. La distanza tra annuncio e governo sarà definita dai prossimi provvedimenti formali e dal confronto con il Congresso sui fondi e la regolazione dei programmi migratori.

Pubblicato da
Eleonora Fabbri