Editoriale

E nel decreto Rilancio, il Conte 2 si scorda delle carceri

Continuano ad essere ancora le carceri italiane a mandare in tilt il governo Conte 2. Ultimamente, tra boss che escono e poi rientrano in cella nel giro di pochi giorni per revoca di domiciliari in un primo tempo concessi, ed emergenza salute per il virus cinese, Palazzo Chigi nell’approvare dopo tante sedute e incontri notturni il decreto “Rilancio”, sembra proprio essersi scordato dei reparti covid nei penitenziari. E così, all’indomani del varo della max-manovra da 55 miliardi, il premier Giuseppe Conte è stato costretto a partorire un ennesimo decreto ad hoc proprio per curare dietro le sbarre i contagiati.

Una norma, in sostanza, che impegna il Servizio sanitario nazionale ad assicurare al ministero della Giustizia “idoneo supporto per il contenimento della diffusione del contagio del Covid-19, anche mediante adeguati presidi idonei a garantire, secondo i protocolli sanitari elaborati dalla Direzione generale della prevenzione sanitaria del ministero della Salute, i nuovi ingressi negli istituti penitenziari e negli istituti penali per minorenni”, evidenziando che “i casi sintomatici dei nuovi ingressi sono posti in condizione di isolamento dagli altri detenuti”. E dire che proprio i carcerati avevano protestato circa un mese fa, per paura di contrarre il Coronavirus.

Intanto, in queste ore è tornato in carcere uno dei sequestratori del piccolo Giuseppe Di Matteo, Franco Cataldo. Il tribunale di Sorveglianza di Milano ha ordinato un nuovo arresto per l’ergastolano di 85 anni, condannato per concorso nel sequestro Di Matteo rapito e poi sciolto nell’acido, a cui gli erano stati concessi proprio giorni fa i domiciliari in seguito alla circolare del Dap sulle misure da adottare nei penitenziari in piena emergenza Coronavirus. Già, la circolare, la tanto contestata circolare che ha scatenato caos e polemiche.

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