E’ polemica per le parole di Emiliano: “Affidai Decaro alla sorella del boss”

E’ polemica per le parole di Emiliano: “Affidai Decaro alla sorella del boss”
Antonio Decaro e Michele Emiliano
24 marzo 2024

Un inquietante aneddoto rivelato dal governatore della Puglia, Michele Emiliano, durante una manifestazione di sostegno al sindaco di Bari, Antonio Decaro. L’episodio, riportato durante un discorso pubblico e ampiamente condiviso sui social media, ha sollevato una serie di critiche e dibattiti riguardo alla gestione della criminalità organizzata e all’etica politica.

Ripercorrendo i giorni in cui era sindaco di Bari, Emiliano ha sorprendentemente raccontato di aver portato il suo ex assessore Decaro, ora sindaco della città, a casa della sorella di un noto boss locale. Il motivo? Decaro, all’epoca incaricato delle decisioni riguardanti la chiusura al traffico di Bari Vecchia, si era trovato minacciato con una pistola alle spalle mentre eseguiva sopralluoghi nella zona. Il governatore ha rivelato di aver portato Decaro dalla sorella di Antonio Capriati, il capo del quartiere, per “affidarlo” a lei. In modo diretto e quasi disinvoltamente, Emiliano ha esposto il suo gesto come una forma di protezione nei confronti dell’assessore minacciato.

“Lo presi, in due andammo a casa della sorella di Antonio Capriati, che era il boss di quel quartiere, e andai a dirle che questo ingegnere è assessore mio e deve lavorare perché c’è il pericolo che qui i bambini possano essere investiti dalle macchine. Quindi, se ha bisogno di bere, se ha bisogno di assistenza, te lo affido”, ha dichiarato Emiliano durante il suo intervento. Le reazioni non si sono fatte attendere. Critiche sono arrivate da diversi fronti politici, con esponenti di Fratelli d’Italia e Forza Italia che hanno manifestato sconcerto riguardo alle parole del governatore. “Le dichiarazioni del governatore Emiliano fanno venire i brividi. E questa sarebbe l’antimafia della sinistra? Attendiamo la risposta del Partito Democratico”, si legge su un comunicato ufficiale di Fratelli d’Italia. Il capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri, ha commentato l’episodio su Twitter definendo le parole di Emiliano “sconcertanti”, e ha ribadito che “se i boss minacciano si va in Procura, non a casa loro”.

Leggi anche:
Giovani Alfieri della Repubblica, 29 storie di solidarietà e altruismo

Anche Rita Dalla Chiesa ha espresso il suo sgomento riguardo alle dichiarazioni di Emiliano, sottolineando il suo passato da magistrato e la gravità delle parole pronunciate. Il racconto di Emiliano ha sollevato una serie di interrogativi riguardo alle relazioni tra politica e criminalità organizzata, così come riguardo all’efficacia delle misure adottate contro la mafia. Mentre alcuni vedono il gesto del governatore come un tentativo di proteggere un suo collaboratore minacciato, altri lo interpretano come un compromesso morale, mettendo in discussione l’autenticità dell’impegno antimafia della sinistra. 

 

La replica di Emiliano

 

Dal canto suo, Emiliano ha tentato di chiare il passaggio controverso del suo discorso a Bari. E così ha spiegato che si trattava di un episodio vero accaduto durante la chiusura al traffico di Bari Vecchia, in cui aveva accompagnato il suo assessore, Antonio Decaro, minacciato dalla mafia locale. Emiliano ha detto di aver parlato con la sorella del boss per farle capire che tali comportamenti non erano più accettabili e che l’assessore doveva lavorare in sicurezza. Ha precisato che l’espressione “te lo affido” era un’iperbole e che in seguito il Comune aveva confiscato le case della famiglia Capriati, trasformate in centri sociali. Emiliano ha difeso la sua condotta, affermando che Decaro aveva completato il suo lavoro senza problemi e che l’azione del Comune aveva risolto i problemi in Piazza San Pietro. Ha concluso sottolineando di aver agito con l’autorevolezza di un sindaco, risolvendo ogni problema senza strepiti.

Leggi anche:
Putin nazionalizza le filiali russe di Ariston e Bosch

 

La commissione d’indagine

 

Intanto, prosegue la procedura per verificare se sia il caso di sciogliere o meno il comune di Bari. Procedura già avviata dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi in seguito a una serie di arresti fatti a fine febbraio: la polizia, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia locale, aveva eseguito due diverse ordinanze di custodia cautelare e sequestri per associazione mafiosa, estorsione, porto e detenzione di armi da sparo, commercio di sostanze stupefacenti e turbativa d’asta nei confronti di 130 persone. Venerdì Piantedosi ha nominato i componenti della commissione d’indagine che entro i prossimi tre mesi dovrà valutare se sciogliere il comune di Bari per mafia.

I commissari sono Claudio Sammartino, prefetto in pensione, catanese del 1954, e già prefetto a Savona; Antonio Giannelli, nato ad Avellino nel 1968, viceprefetto; Pio Giuseppe Stola (1987), maggiore dello SCICO, il Servizio centrale di investigazione sulla criminalità organizzata della Guardia di finanza. Le indagini ipotizzavano un’ingerenza elettorale politico-mafiosa nelle elezioni comunali del 26 maggio del 2019, quelle in cui venne eletto Decaro. Tra gli arrestati c’erano anche l’avvocato Giacomo Olivieri, ex consigliere regionale, e la moglie Maria Carmen Lorusso, consigliera comunale di una lista civica inizialmente eletta all’opposizione e poi passata alla maggioranza.

Segui ilfogliettone.it su facebook
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Se avete correzioni, suggerimenti o commenti scrivete a redazione@ilfogliettone.it


Commenti