Ecco la “svolta buona” del premier Renzi

13 marzo 2014

Chi non ricorda il “Contratto con gli italiani” di Berlusconi. Ebbene ieri il premier Matteo Renzi ce ne ha fornito una versione aggiornata. Fedele al suo stile, ha rotto gli schemi della comunicazione politica, marcando la distanza dallo stile professorale di Monti e da quello sobrio e pacato di Letta. La conferenza stampa, dopo il Consiglio dei ministri, si è trasformata in una sorta di telemarket con cui il premier, in un diluvio frenetico di parole e numeri, scandito da slide proiettate sullo sfondo, ha “venduto” la sua ricetta per dare la “svolta buona” al Paese. Nelle slide, poche frasi ad effetto stile Twitter, e un’illustrazione evocatrice: un atleta pronto a partire soto al titolo “Pronti? Si parte”, un microscopio per annunciare il credito d’imposta per giovani ricercatori, raddoppiato, un pesce rosso per illustrare “le riforme di cui non parliamo oggi”, un cantiere per lo “sblocco del piano casa” e un carrello della spesa accanto alla scritta di “+1000 euro netti all’anno a chi guadagna meno di 1.500 euro al mese”. Sotto ogni slide, la data di entrata in vigore.

Peccato però che manchino i provvedimenti legislativi. Sì perché il Consiglio dei ministri di ieri ha approvato la relazione del presidente del Consiglio che indica i provvedimenti, le coperture e gli strumenti. Per gli atti veri e propri bisognerà attendere. Al momento c’è la promessa di mettere mille euro netti in più all’anno (circa 85 euro al mese in più) nelle tasche di chi guadagna meno di 1.500 euro al mese. I destinatari del provvedimento che parte dal 1° maggio, sono “una platea di 10 milioni di persone”, cioè coloro che guadagnano fino a 25mila euro lordi. Renzi li ha qualificati come “un po’ di ceto medio, non solo i meno abbienti”. I soldi in più, ha detto, “serviranno all’insegnante per comprare due libri in più o per andare a cena fuori”. Le risorse necessarie per questo provvedimento ammontano a 10 miliardi annui, che scendono a meno di 7 miliardi perché gli effetti partiranno da maggio. Il premier ha detto che verranno reperiti “sulla base dei risparmi di spesa, e senza l’aumento di tassazione”.

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Renzi ha annunciato “cento giorni di lotta molto dura per cambiare”. Le misure fiscali entreranno in vigore dal 1° maggio, perché “non ci sono i tempi tecnici” per anticiparle ad aprile. Il premier usa toni trionfalistici. Sottolinea che si tratta di provvedimenti epocali e rispedisce al mittente le critiche di sindacati e Confindustria. “Bisogna dare un segnale immediato, le discussioni con le parti sociali mi interessano fino a un certo punto, ascolto tutti ma poi bisogna agire”. A chi lo stuzzica sulle dichiarazioni polemiche del presidente di Confindustria Giorgio Squinzi, Renzi sfodera una totale indifferenza: “Non mi sento attaccato da nessuno”, poi passa ad altro.

Per le imprese c’è una dimunizione del 10% dell’Irap, dal 10 maggio. Per la copertura sarà aumentata la tassazione delle rendite finanziarie dal 20 al 26%, ad esclusione dei titoli di Stato; il gettito previsto è di 2,6 miliardi. “La tassazione sulle rendite finanziarie è in linea con i Paesi europei”, ha spiegato il premier precisando che “questa misura è al di fuori del conteggio dei 10 miliardi di cuneo fiscale, ma rientra in un riequilibrio delle imposte”.

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