Elettricità per svegliarsi dal coma?

2 marzo 2014

Stimolazione elettrica transcranialediretta. Ovvero l’applicazione di una lieve corrente sul cranio tramite una serie di elettrodi posti sul cuoio capelluto. Una tecnica che trova sempre più largo impiego in medicina: come vi avevamo raccontato, è stata utilizzata con successo dai ricercatori dellaUniversity of Oxford per migliorare le abilità matematiche di alcuni studenti – anche se in quel caso non erano mancati alcuni detrattori, secondo i quali i guadagni ottenuti avrebbero comportato deficit in altri campi. In ogni caso, gli scienziati della University ofLiège, guidati da Steven Laureys, affermano oggi di aver centrato un obiettivo ancora più ambizioso: usare latDSC per svegliare pazienti in stato minimamente cosciente o vegetativo.

Attenzione. Per svegliare, specificano i ricercatori, s’intende semplicemente recuperare alcune funzioni di base che si credevano perdute per sempre. E, per di più, per un tempo assai limitato: “Non voglio dare false speranze alle famiglie dei malati”, dice Laureys a NewScientist. “Le persone che abbiamo sottoposto a stimolazione elettrica transcranialediretta non si sono alzate né hanno iniziato a camminare. La tecnica però mostra buone potenzialità per un lieve recupero, anche anni dopo il danno”.

L’équipe di Laureys ha lavorato con 55 pazienti che, a causa di gravi danni cerebrali o mancanza di ossigeno al cervello, come dicevamo, erano in stato vegetativo (cioè in cui sono presenti le fasi di sonno e veglia e i riflessi, ma non c’è alcuna consapevolezza) o di minima coscienza (in cui si avverte il dolore e si provano alcune emozioni, ma si è impossibilitati a comunicare). Gli scienziati hanno posto degli elettrodi sulla corteccia prefrontale dorsolaterale sinistra dei pazienti, l’area del cervello coinvolta nella memoria, nei processi decisionali e nella coscienza. Hanno quindi eseguito venti minuti di stimolazione su metà di loro e un trattamento placebo sull’altra metà .

“Durante e subito dopo le stimolazioni”, racconta ancora NewScientist, “13 persone in stato minimamente cosciente e 2 persone in stato vegetativo hanno mostrato segni di consapevolezza mai osservati prima. Nel gruppo trattato con placebo non si sono osservati gli stessi miglioramenti”. Alcuni pazienti erano addirittura in grado di rispondere a semplici domande muovendo la testa o gli occhi e stringendo le mani. I risultati completi dello studio non sono ancora disponibili, ma saranno presto pubblicati sulla rivista Neurology per un vaglio più approfondito. Anche perché, ammettono gli scienziati, non è chiaro come funzioni esattamente il trattamento: l’ipotesi più probabile è che agisca su un’attività cerebrale precedentemente soppressa, innalzandola al di sopra di una certa soglia.

L’effetto, purtroppo, è durato soltanto un paio d’ore, dopo le quali i pazienti sono scivolati di nuovo nello stato di incomunicabilità in cui si trovavano prima. Nessuno può dire con certezza cosa sia successo in quelle due ore: “I pazienti potrebbero aver provato la stessa sensazione che abbiamo quando dormiamo in un hotel e ci svegliamo all’improvviso senza sapere dove siamo”, spiega Laureys. Gli scienziati stanno ora lavorando per allargare il più possibile questa finestra temporale, magari aumentando la durata della stimolazione cerebrale – che, specificano, non ha alcun effetto collaterale.

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