Liste in Campania tra ritorni, volti nuovi e candidature simboliche
La Lega affida la guida della lista a Daniela Di Maggio, madre di Giovanbattista Cutolo, il giovane ucciso a Napoli, mentre il Partito Democratico punta sugli uscenti, tra cui Massimiliano Manfredi. Il Movimento 5 Stelle presenta un mix tra attivisti storici e figure istituzionali. Per l’Alleanza Verdi e Sinistra corre Souzan Fatayer, al centro di discussioni dopo un post social contestato. Casa Riformista schiera 17 donne e include esponenti di Italia Viva come Armando Cesaro. Il sistema elettorale prevede 50 seggi: Napoli ne elegge 27, Salerno 9, Caserta 8, Avellino 4 e Benevento 2. È possibile esprimere fino a due preferenze rispettando la parità di genere ed è ammesso il voto disgiunto. La soglia di sbarramento per le liste scende dal 3% al 2,5%. Il presidente è eletto in un turno unico e la coalizione vincente ottiene il 60% dei seggi.
Implicazioni politiche del voto campano
Il voto campano arriva dopo i dieci anni di amministrazione De Luca e misurerà la tenuta delle coalizioni nazionali. Per il centrosinistra, la candidatura di Fico rappresenta un test sulla capacità di ricomporre un campo eterogeneo dopo anni di tensioni interne. Per il centrodestra, Cirelli punta a consolidare la maggioranza nazionale in una Regione tradizionalmente complessa. Il secondo candidato più votato entrerà comunque in Consiglio, come previsto dalla legge regionale.
Puglia al voto con Decaro favorito in una competizione a quattro
In Puglia concorrono quattro candidati alla presidenza: Antonio Decaro, Luigi Lobuono, Sabino Mangano e Ada Donno. Decaro, europarlamentare ed ex sindaco di Bari, è sostenuto da una coalizione ampia che include il Partito Democratico, il Movimento 5 Stelle, Alleanza Verdi e Sinistra, oltre a liste civiche e formazioni riformiste. Luigi Lobuono, imprenditore ed ex presidente della Fiera del Levante, guida il centrodestra con l’appoggio di Fratelli d’Italia, Forza Italia, Lega-UDC-Nuovo PSI e Noi Moderati. Mangano propone un’alternativa al bipolarismo con la sua Alleanza civica, mentre Ada Donno raccoglie il sostegno di Partito Comunista Italiano, Potere al Popolo e Risorgimento Socialista.
Un mosaico di 565 aspiranti consiglieri pugliesi
Sono 565 i candidati al Consiglio regionale. Il Movimento 5 Stelle punta su Cristian Casili e Rosa Barone. Nella provincia BAT corre Aldo Patruno, già direttore del Dipartimento Cultura e Turismo regionale. Nel Partito Democratico si segnala la candidatura del parlamentare Ubaldo Pagano e della presidente del Consiglio regionale uscente Loredana Capone. Per Avs scende in campo l’ex governatore Nichi Vendola in tre circoscrizioni. Nel centrodestra la Lega ricandida i sei consiglieri uscenti, mentre Forza Italia alterna nuove leve e figure consolidate. In Fratelli d’Italia spiccano Renato Perrini e Matilde Percolla. Come in Campania, sono previste fino a due preferenze con parità di genere e il voto disgiunto.
Le attese politiche sulla Puglia
Il risultato pugliese misurerà la capacità del centrosinistra di confermare un ciclo amministrativo decennale iniziato con Michele Emiliano e proseguito con un forte radicamento locale. Per il centrodestra, la sfida è riconquistare una Regione politicamente rilevante e tra le più popolose del Mezzogiorno. L’elevato numero di liste e candidati riflette una competizione intensa, destinata a incidere sugli equilibri interni dei partiti nazionali.
Veneto al voto dopo i tre mandati di Zaia
In Veneto si vota dalle 7 alle 23 di domenica e dalle 7 alle 15 di lunedì per eleggere il successore di Luca Zaia, in carica dal 2010 e non più ricandidabile. Cinque sono i candidati alla presidenza: Alberto Stefani per il centrodestra, Giovanni Manildo per il centrosinistra, Fabio Bui per i Popolari, Marco Rizzo per Democrazia Sovrana Popolare e Riccardo Szumski per Resistere. Stefani, deputato della Lega e vicesegretario nazionale, è sostenuto da sei liste. Manildo da sette. Zaia correrà come capolista della Lega per un seggio in Consiglio.
Un sistema proporzionale con premi di maggioranza
Il sistema elettorale prevede 51 seggi: 49 per i consiglieri, più presidente eletto e secondo classificato. È ammesso il voto disgiunto e si possono esprimere uno o due voti di preferenza. Se la coalizione vincente supera il 40% ottiene almeno il 55% dei seggi, che salgono al 60% oltre il 50%. La soglia di sbarramento è fissata al 3% per le liste e al 5% per le coalizioni.
Veneto dopo Zaia e scenari futuri
Il voto regionale segnerà la fine del ciclo politico più lungo nella storia recente della Regione. La scelta del successore di Zaia avrà effetti sugli equilibri della Lega e del centrodestra nazionale, mentre il centrosinistra punta a consolidare il proprio radicamento nelle città e nei territori più dinamici. L’alta frammentazione delle liste minori potrebbe incidere sull’assegnazione dei seggi.